CAPITOLO 22

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"E perché no"
"Perché io ti amo e non posso più aspettare" mi dice tra un misto di rabbia e rassegnazione
"Lo so ma..."
"No niente ma, ti prego. Sto già soffrendo abbastanza, tu che stai con Gianluca... Ci sto male ogni volta ma dopotutto, lui ti ama e tu lo ami"
"Già"
"Io devo solo farmi da parte"
"Non devi farti da parte del tutto, io mi fido di te. Ti considero un grande amico, il migliore"
"Mi stai friendzonando?"
"Mi dispiace"
"L'importante è che io non ti perda"
"Non lascerò che tu te ne vada"
"E io non me ne andrò"
"Io vado, tu aspetta 5 minuti"
"Ok"
Esco dalla stanzetta e mi vedo davanti la persona meno indicata...Gianluca!
"Ciao amore cosa ci fai qui?"
"Ero venuto a vedere che stavi facendo e anche a cercare Ignazio"
"Ignazio, l'ho incrociato prima; mi ha detto che aveva ancora fame, era andato a cercare qualcosa da mangiare"
"Capito, andiamo a sederci?"
"Si si"
Torniamo al nostro posto e ormai stavamo iniziando ad atterrare. Dopo altri 5 minuti arriva Ignazio.
"Allora Igná ti sei abbuffato?"
"Io ehm, sì" e mi guarda male io rispondo con uno sguardo complice di scusa
"Benvenuti a Los Angeles" erano le scritte dei cartelloni e l'unica cosa che sapevano dire le hostess,
"Finalmente, da quanto"sospiro
"Cosa significa da quanto?" Mi interrompe Gianluca
"Sei già venuta?"
"Io sono originaria di Los Angeles, sono arrivata in Italia con mia zia"
"Ah"
"Se volete andiamo dai miei genitori, a trovarli, questo pomeriggio, sapete è da anni che non vado a trovarli"
"Noi...cioè...oggi...?" Chiede Gianluca
"Tranquillo non giudicano nessuno anche perché non potrebbero"
"Cosa intnedi?" Domanda Piero curioso
"Vedrai"
Ci sistemiamo in hotel e poi ci diamo appuntamento alla hall, aspettiamo tutti e poi ci incamminiamo.
"Aspettate che sta arrivando un taxi" ci ferma Ignazio
"No, andiamo a piedi, sono solo pochi minuti"
"Ok"
"Allora piccola come sono, sono presentabile"
"Sei stupendo"
"Anche tu"
Facciamo qualche minuto a piedi fino a che siamo più fuori città.
"Ma qui non vedo molte case..." Vaga un po' Piero ma io non gli do corda fino a che non arriviamo davanti ad un cancello, lugubremente decorato.
"Sono infondo, dobbiamo camminare ancora un po' "
Arriviamo davanti alla loro lapide, io rimango davanti, in piedi, con le lacrime agli occhi, insicura di quanto io possa resistere ancora.
"Ci dispiace" sono quello che riescono a dirmi
"Anche a me" rispondo poi senza pensarci mi butto tra le braccia di Gianluca e lui mi stringe forte a se
"Tranquilla ci sono qui io" mi sussurra lui
"Ho bisogno di te" rispondo io e allora ci stringiamo ancora più forte di prima.
Poi usciamo e andiamo in un bar dove ordiniamo qualcosa
"Com'è successo...? Dico..." Mormora Piero
"Un vandalo, eravamo in macchina tutti e tre, i miei non sono resistiti al colpo, io solo qualche frattura"
"Mi dispiace, davvero molto"
"Ragazzi non potete farci niente. Dopo che i miei sono morti l'unico mio parente era mia zia, sono così arrivata in Italia a 14 anni fino a 19 sono stai gli anni più brutti della mia vita, mia zia beveva e fumava molto, mi trattava come una sua serva, ero io che mandavo avanti la casa e se qualcosa non andava bene mi picchiava con la prima cosa che aveva in mano" mi sbottono di poco la manica della camicia e tiro su "vedete questo, avevo 16 anni, qualcosa andò storto e ci spense la sua sigaretta"
Mi guardarono stupiti
"Iniziai a lavorare a 16 anni, incominciai a mettere via dei soldi e così 3 anni fa mi sono presa la casa dove ora abito, solo che ho perso lavoro e quindi non so per quanto riuscirò a mantenerla"
"Non ti preoccupare per le spese della casa" mi tranquillizza Gianluca
"Non voglio approfittarmi di voi e poi mi so arrangiare, quando ritorno a Milano vedrò cosa posso fare"
"Tranquilla, puoi contare su di me"
"Su di noi" afferma Ignazio ed io sorrido ad entrambi
"Grazie ragazzi" e nel mentre gli abbracciavo guardò l'ora
"Ragazzi, siamo in ritardo, sono già le 19.30, tra mezz'ora dovete iniziare l'intervista"
Saliamo sul primo taxi che ci porta il prima possibile a destinazione e per fortuna hanno ancora 5 minuti per prepararsi.

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