Interrogatorio

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Nico Pov

Mi trovavo in un'umida cella, nei sotterranei del Palazzo di Giustizia di Venezia.

Subito dopo aver scoperto che Will era il figlio di Apollo Solace, caporal maggiore della Marina Militare e uccisore e della mia famiglia, mi ero scagliato contro di lui colpendolo ripetutamente e urlandogli contro il mio dolore. Will non fece alcun tentativo di sottrarsi ai miei pugni ma i marines, richiamati da Apollo, mi bloccarono le braccia e mi allontanarono da colui che credevo di amare. Il caporal maggiore diede ordine di portarmi nelle segrete e che la mia cella fosse costantemente controllata. Poco dopo mi ritrovai nei sotterranei del palazzo dove mi privarono dei vestiti, lasciandomi solo i pantaloni neri, e mi scortarono in una cella, lontana dalle altre. Al mio passaggio gli altri prigionieri sussurravano, avendomi riconosciuto, altri invece mi fissavano con una faccia sbigottita. Sinceramente non diedi molta importanza a queste cose, la mia mente era completamente offuscata dalla rabbia e da dolore che mi aveva causato Will. Mi accorsi a malapena che i marines avevano aperto la porta della cella e mi ci avevano scortato dentro, legandomi i polsi e le caviglie a delle robuste catene di ferro attaccate al muro. Strattonai con forza le catene cercando di liberarmi, ma l'unica cosa che ottenni furono delle abrasioni sui polsi e sulle catene.

"Rilassati principino, non riuscirai a liberarti facilmente e domani ti attende una lunga giornata" sghignazzò un marines, notando i miei sforzi di liberarmi, mentre chiudeva a chiave la cella. Passai l'intera giornata a cercare di liberarmi, strattonando talmente forte le catene che dai polsi mi uscì del sangue. Purtroppo fu tutto inutile e piombai a terra stremato, con un dolore sordo ai polsi. Calde lacrime amare mi rigarono involontariamente le guance. Piansi in silenzio, protetto dall'oscurità, per quelle che parvero ore, dando libero sfogo al dolore che mi dilaniava il cuore.

Come avevo potuto essere così stupido da innamorami di Will? La profezia parlava chiaro, ma pensavo che fossero solo parole vuote e prive di significato...dei, quanto ero stato stupido!

Will mi ha ingannato per tutto questo tempo...tutte le cose che ha fatto le ha fatte solo per potermi conoscere meglio e avere le informazioni necessarie da passare a suo padre. Involontariamente la mia mente ripercorse tutti i bei momenti che avevo passato con Will: la chiacchierata al chiaro di luna sul ponte della nave, il mio salvataggio di Will quando il mare era in tempesta, quando Will mi aveva consolato quando ero crollato parlando della mia famiglia... tutte menzogne!

E poi il bacio...dei il bacio!

Il ricordo ritornò nitido nella mia mente: la leggera brezza marina che ci scompigliava i capelli, la mia mano che accarezzava delicatamente la guancia di Will mentre mi avvicinavo lentamente alle sue labbra, unendole alle mie in un bacio dolce e passionale...

Ero stato veramente uno stupido!

Dalla frustrazione tirai un pugno alla parete, sbucciandomi le nocchie. Imprecai a bassa voce mente le lacrime cadevano copiose sulle mie guance. Non le asciugai, non mi importava. Piansi per ore fino a quando, esausto, caddi in un sonno senza sogni.



"Ehi, principino, sveglia!" una fastidiosa voce mi destò dal mio sonno. Aprii lentamente gli occhi e misi a fuoco una guardia che batteva sulle sbarre della cella con un bastone "La colazione. Buon appetito!"

All'interno della cella c'era un piccolo vassoio con del pane raffermo, una brocca d'acqua e una scodella di una rancida zuppa. Storsi il naso all'odore della "colazione" e repressi un conato di vomito. Spinsi lontano da me il vassoio.

"Che c'è? Non ti va? Guarda che l'hanno preparata appositamente per te, la degna colazione di un reale!" mi schernì la guardia prima di andarsene. Lo ignorai e mi misi lentamente seduto, la testa che pulsava. Mi portai le mani alla testa, sperando che il dolore passasse, inutilmente. Sospirai e alzai lo sguardo alla piccola finestrella con le sbarre di ferro, osservando un piccolo scorcio di cielo azzurro. Quanto avrei voluto uscire da quell'inferno...

La Perla Nera (Solangelo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora