Cap. 4: Depressione

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Orlaith non dormì molto bene quella notte: si rigirò nel letto più e più volte, finendo col disfare completamente le lenzuola. Alle sei del mattino, quando ancora il sole non era sorto, finalmente si arrese e andò in cucina a farsi un po' di caffè.

Mentre aspettava che l'acqua bollisse osservò il proprio appartamento, stropicciandosi un occhio e ripensando ai suoi primi giorni a New York.

Quando Dave le aveva detto che, per facilitare i loro rapporti e avere più opportunità, avrebbe fatto meglio a trasferirsi nella Grande Mela, era stata presa da un attimo di spaesamento: non era mai uscita da Tresckow se non per qualche vacanza fuori città per vedere il Gran Canyon o qualche altro luogo turistico. Era una ragazzina di provincia, non aveva nemmeno compiuto i vent'anni e non era mai andata al college. Cosa ne sapeva lei della grande città?

Ma i suoi genitori l'avevano incoraggiata, e lo stesso i suoi amici, in particolare Annie: un'opportunità come quella non le sarebbe mai più ricapitata, e se ci avesse rinunciato senza fare neanche un tentativo se ne sarebbe pentita amaramente per il resto della vita.

Così era andata, più per evitare un rimpianto che per l'autentica speranza di combinare qualcosa o di sopravvivere in mezzo a tutto quel marasma, e adesso eccola lì a ripensare a quei momenti con tanta nostalgia.

Dave si era occupato di tutti i dettagli per la sua sistemazione, trovandole quel posto al sessantesimo piano della Beekman Tower, che all'epoca non conosceva minimamente. Quando lei e Dave erano arrivati fino lì ricordava di aver fissato l'enorme costruzione di acciaio da ben settantasei piani dal sotto in su a bocca aperta per un minuto intero.

La Beekman Tower non solo era alta, ma aveva anche un aspetto incredibilmente moderno, dalle linee ondulate e morbide che salivano verso l'alto come volute di fumo o i drappi di una tenda leggera. L'intera facciata sembrava increspata, scossa da un refolo di vento che la deformava appena, dandole un'aria estremamente elegante.

Inutile dire cosa aveva provato una volta entrata...

La torre comprendeva il New York Downtown Hospital, situato al livello del suolo; salendo invece c'erano delle scuole, ma la parte migliore erano le due piazze pubbliche, situate sui lati est e ovest della torre, anch'esse al pian terreno. Il resto era occupato da quasi novecento appartamenti.

Mentre salivano Dave le aveva spiegato che ogni unità abitativa, a causa del particolare design della torre, era unica nella forma, e che quindi non ce n'erano due uguali in tutto l'edificio.

Quando era entrata nel suo si era trovata davanti delle ampie finestre che gettavano luce su un pavimento di legno chiaro, mostrando la skyline di New York in tutto il suo splendore. A destra c'era il cucinino, e a sinistra la porta per la camera da letto. L'arredamento era in stile moderno, totalmente bianco o in legno chiaro laccato: un divano a penisola era stato sistemato davanti a un mobile su cui si imponeva un televisore piatto a quaranta pollici, e poco distante c'era un tavolo completo di sei sedie, subito prima della credenza per le stoviglie.

Nel cucinino, oltre ai normali scaffali e al ripiano di preparazione, c'erano gli elettrodomestici più importanti (frigorifero con freezer e macchina per il ghiaccio, forno, fornelli a piastra e lavatrice) a cui lei aveva aggiunto in seguito, con i primi guadagni, un microonde e un frullatore ultimo modello.

Col tempo aveva personalizzato l'ambiente, appendendo alle pareti una sciarpa della nazionale irlandese, mentre in camera, sopra il letto, aveva messo la bandiera. C'erano anche quadri e disegni che rappresentavano il Piccolo Popolo, e i libri sugli scaffali erano tenuti fermi da statuine a forma di Leprecauni.

Aveva inoltre ricavato uno spazio nella (gigantesca!) cabina armadio che ospitava il suo (immenso!) guardaroba per conservare una piccola vetrina nella quale riponeva tutti i suoi violini.

Epic Violin - Il Violino di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora