Cap. 9: Momento di quiete

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Neanche quella notte fu molto piacevole per Orlaith, che continuò a sognare Homunculi, stregoni e bui tunnel sotterranei. Si svegliò almeno due volte, e in entrambe le occasioni ci mise molto tempo prima di riaddormentarsi. Alla fine, comunque, riuscì a trovare il giusto feeling con il materasso e, verso le quattro, smise di fare brutti sogni, dormendo come un ghiro per il resto della notte.

Quando riaprì gli occhi il mattino dopo scoprì dall'orologio appeso alla parete che erano già le nove passate, e nonostante gli incubi si sentiva meglio: per la prima volta non doveva correre da nessuna parte, seguendo chissà quale tabella di marcia forzatamente imposta da un produttore pazzo e da un (potenziale) stregone miliardario in corsa per il senato.

Al piano di sotto sentiva delle voci, ma esitò a uscire dalla stanza: piuttosto, si sedette sul letto e prese la custodia dal pavimento dove l'aveva lasciata, per poi aprirla e controllare il violino.

Il giorno prima le era caduto di mano quando l'Homunculus la aveva colpita alla gola. L'impatto non era stato tremendo, certo (dopotutto non era molto in alto quando aveva mollato la presa), ma voleva assicurarsi che non ci fossero danni di sorta.

Si rigirò attentamente tra le mani lo strumento, controllandone ogni centimetro; pizzicò le corde, saggiò con delicatezza la solidità della cordiera, del ponticello e del fondo; il bottone, il manico e le cuspidi parevano intatte, e non c'erano crepe o graffi da nessun'altra parte. Prese l'archetto, assicurandosi che anche quello fosse integro, e provò a suonare una piccola parte di un movimento che ricordava da uno degli spartiti di Mozart, precisamente dal Concerto per Violino e Orchestra Numero Tre.

Eseguì l'Allegro iniziale, riscoprendo dopo tanto tempo il piacere di suonare solo perché le andava: negli ultimi quattro anni aveva preso in mano il violino per incisioni, prove, concerti ed esibizioni di vario tipo, ma mai, mai una volta per divertirsi e basta. Aveva smesso di considerarlo il suo migliore amico, vedendolo solo come un oggetto costoso da conservare con cura nella sua custodia e sfoggiare di tanto in tanto.

Aveva perso molte cose in quegli anni, e da tanto non suonava della musica classica. Non si era resa neanche conto di quanto ne avesse realmente bisogno, tutta concentrata com'era sulla musica elettronica e dubstep che sì, le piacevano, e molto anche, ma non aveva mai disprezzato i pezzi di Mozart, Beethoven, Vivaldi, Bach... grazie a loro si era innamorata del violino, e sempre con i loro spartiti aveva fatto i primi esercizi.

- Mi sembrava che fossi sveglia.-

La voce di Allwood la colse talmente di sorpresa che l'archetto le sgusciò via dalle corde, producendo un suono stridente e sgradevole sulle corde. Lui sorrise, appoggiato allo stipite della porta, e sollevò una tazza di coccio verde.

- Caffè?-

***

- Oggi McGrath ti riporterà a casa tua.- disse Allwood, mentre si infilava un frusto cappotto color antracite - Io ho alcune cose da fare. Ci rivedremo presto.-

Seduta su uno dei gradini più bassi della scala, Orlaith annuì.

- Va bene.- disse - Quindi non c'è pericolo?-

- Non credo, no.- rispose lui - Secondo le mie informazioni non ha collegato la scomparsa degli Homunculi a me. Forse li aveva addirittura "programmati" per autodistruggersi una volta finito con te. Ti crederà rannicchiata in un angolo a piangere.-

Beh... non è una cosa così lontana dal vero...

- E a Dave che gli dico?- chiese, soppesando il telefono ancora spento - Non ho più riacceso il cellulare... avrà chiamato la polizia, a quest'ora.-

Epic Violin - Il Violino di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora