Cap. 39: L'ultimo Homunculus

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La battaglia era terminata.

Una coltre candida, di neve fuori stagione e frammenti di ghiaccio, copriva quasi metà di Tresckow. Dal manto freddo e altrimenti ininterrotto affioravano le macerie degli edifici danneggiati o distrutti durante gli scontri; pali della luce e lampioni spezzati giacevano contro le pareti dei palazzi ancora in piedi, e le carcasse scheletriche delle auto finivano di bruciare in silenzio sotto alcuni centimetri di neve, squagliandola e tramutandola in acqua.

Orlaith riaprì gli occhi lentamente, rendendosi conto solo in quel momento di essere svenuta. Era stesa su un fianco, a terra, in mezzo alla strada, senza alcuna idea di come ci fosse arrivata o di come avesse fatto a sopravvivere alla caduta. Il suo violino era lì accanto, le corde rotte, il manico e l'archetto spezzati, la cassa armonica un insieme di fragile legno scheggiato e rifiniture rovinate. Aveva le mani escoriate, e perdeva sangue da un taglio superficiale all'addome e da uno più piccolo sullo zigomo. Sentiva anche qualcosa colarle tra i capelli e scivolare di fianco all'orecchio. Tutto intorno a lei c'erano innumerevoli Cerchi Magici, apparsi sulle macerie della chiesa e delle case distrutte nel combattimento, o sul manto stradale martoriato da cui interi lastroni di asfalto si erano conficcati in verticale, e tutti erano attivi, brillanti come luci al neon, anche se nessun incantesimo entrava in azione; le nuvole, che fino a un momento prima avevano oscurato il cielo con una coperta quasi uniforme sopra di lei, si stavano lentamente diradando per rivelare l'azzurro appena oltre, perfetto e intatto.

Sentiva di essere stremata e stordita.

Il combattimento l'aveva prosciugata, e se anche avesse avuto ancora il violino non credeva di riuscire a suonare di nuovo. A malapena riusciva a muoversi.

Si mise lentamente a sedere, mentre nelle orecchie le risuonava il suo stesso nome, ma lontano e attutito. Solo dopo alcuni secondi divenne un suono più definito, più chiaro.

- ORLAITH!-

Alzò gli occhi, guardando confusamente le persone che le correvano incontro.

Annie le si gettò addosso, strizzandola nuovamente tra le braccia e facendola quasi cadere, sollevando uno sbuffo di neve non appena le sue ginocchia slittarono sul suolo candido.

- Orlaith!- esclamò, dondolandosi con lei - Oddio! Oddio, tu stai bene! Sei viva! Ma come hai fatto? Cos'è successo? Cos'era tutta quella roba?-

Orlaith rispose all'abbraccio, esalando un tremante respiro di sollievo misto a dolore.

- Annie...- gemette.

Non riuscì a dire altro. Non pianse, questo no. Non ne aveva più la forza, e nemmeno le lacrime. Si sentiva totalmente svuotata, esausta... in una parola, distrutta.

Troppe emozioni, troppi cambiamenti, troppi eventi sconvolgenti in una sola giornata. E troppa, troppa magia.

- Tesoro...-

Suo padre si unì all'abbraccio, la voce tremante quasi quanto la sua. Le sue braccia forti le cinsero entrambe, e un piacevole senso di calore e affetto si espanse nel petto di Orlaith.

Finalmente, dopo tanto tempo, si sentiva a casa.

- Cazzo, bimba!- esclamò David, da qualche parte sopra di lei - Tesoro, sei stata... sei stata fantastica! È stato... WOW! Mai visto niente del genere! Altro che effetti speciali! Tu sei una bomba! Dovevo riprenderti, accidenti! Sai che pubblicità?-

Orlaith sorrise nella spalla di Annie, senza dire nulla. Sollevò il viso, incrociando lo sguardo del produttore, che le sorrideva stolidamente come se avesse appena preso una botta in testa.

Epic Violin - Il Violino di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora