Orlaith si rigirò sul divano, allungando il braccio sul tavolino di vetro per recuperare il flacone di aspirine. Il jet lag era un nemico terribile, e se avesse potuto prevenirlo, almeno in parte, lo avrebbe fatto più che volentieri. Purtroppo la partenza era stata quasi immediata, e appena ne erano stati in grado erano saliti sul primo aereo diretto a New York.
Ora si trovava di nuovo nel suo appartamento, e dopo quasi una settimana di riposo si era rimessa del tutto, anche se il mal di testa faticava a scomparire.
La prossima vacanza in Europa la faccio da sola... Si ripromise.
Ma, in fondo, lei passava tutto il suo tempo da sola. Grazie a Vaněk, tra parentesi.
Ripensò a Jayden, che in quel momento era con ogni probabilità in casa sua, a riprendersi come lei dagli effetti del cambio di fuso: durante il viaggio di ritorno (durato circa undici ore) non si erano mai rivolti la parola e, appena aveva recuperato i bagagli, era saltata su un taxi e si era fatta riportare a casa propria. Non aveva minimamente pensato a Vaněk e alle conseguenze del suo ritorno nell'appartamento nella Beekman Tower. Voleva solo stare da sola e telefonare a suo padre.
La prima cosa era riuscita a ottenerla, e infatti aveva staccato il telefono appena entrata e spento quello regalatole da Allwood. Subito dopo aveva cercato di chiamare suo padre dal cellulare, ma in quel momento suonava occupato e, pur essendosi ripromessa di provare ancora più tardi, la stanchezza l'aveva sopraffatta ed era crollata sul letto prima ancora di riuscire a svestirsi.
Dopo una settimana di riposo si era quasi totalmente ristabilita, ma ancora non aveva potuto contattare suo padre: riusciva a chiamarlo solo in orario di lavoro, quando era più sveglia ma lui fuori casa, e nel pomeriggio finiva quasi sempre col crollare sul divano, combattendo per non dormire. In compenso, la nuova canzone era quasi pronta, anche se non era più del tutto certa del motivo per cui la stesse scrivendo.
In fondo non doveva più niente alla Lightning Tune Records, non dopo tutto quello che le aveva fatto Vaněk, e se non fosse tornata da Allwood (e in quel preciso momento non ne aveva molta voglia) non le sarebbe servito avere un nuovo brano con cui combattere.
L'unica per cui potesse mai scrivere, quindi, era se stessa. Stava componendo della musica e dei versi che nessuno avrebbe mai ascoltato all'infuori della loro stessa autrice, per occupare un po' la mente e al tempo stesso sfogare sentimenti che altrimenti avrebbero ristagnato dentro di lei fino a esplodere.
Meglio sprecare tempo che diventare una repressa.
Buttando giù l'ennesima dose di aspirina, Orlaith guardò i fogli sparsi sul divano e sul suo grembo: nonostante fosse privo di un suo fine pratico, Orlaith si sentiva piuttosto soddisfatta del proprio lavoro.
Sentì suonare alla porta. Pregò che non fosse McGrath o, peggio ancora, Allwood.
Già tre volte il maggiordomo si era fatto vivo: quando avevano capito che non avrebbe mai risposto al telefono, McGrath si era presentato alla sua porta, e in seguito era stato Jayden a venire. Lei non aveva aperto a nessuno dei due, e aveva lasciato detto al portiere di non farli più salire. D'altro canto dubitava che un banale portiere potesse tenere alla larga uno stregone di trecento anni e il suo servitore Homunculus.
Il fatto era che non si sentiva ancora pronta a vedere nessuno dei due. Scoprire che Vaněk era stato direttamente responsabile della morte di sua madre l'aveva ridotta in pezzi, e sapere che Jayden aveva deliberatamente deciso di tenerle nascosta l'informazione era ancora peggio. Stava arrivando a fidarsi di lui, a farselo piacere... a stare bene in sua compagnia. Non voleva essere tenuta all'oscuro di cose del genere.
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Epic Violin - Il Violino di Dio
FantasyLa musica è un arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più complessi di tutto il mondo della cultura sonora. Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'au...