Cap. 13: L'inizio del concerto

36 5 0
                                    

- Ottimo, ottimo...- disse con aria soddisfatta David, fregandosi le mani. Aveva un'espressione degna di Gatto Silvestro (prima di essere bastonato dal canarino, ovviamente) - C'è un sacco di gente. La notizia del nuovo singolo e la presenza dei Bitter Cake ha attirato un'orda di fan! Sarà un successone!-

Dietro le quinte, tutti si stavano preparando: Ed e i suoi stavano ripetendo la scaletta, in particolare quella dei brani che avrebbero suonato da soli, senza di lei; Orlaith, invece, era stata sequestrata da David, che da quando avevano aperto le porte non l'aveva più mollata un secondo. Con gran sollievo di tutti i tecnici, naturalmente.

- Piccola, oggi sono molto fiero di te.- stava dicendo - Il nuovo brano è quasi perfetto. Ti senti pronta a eseguirlo per la prima volta, vero?-

- Sì, certo... aspetta!- esclamò, accigliandosi - Perché dici "quasi"? Cos'ha che non va?-

- Beh, si coglie una nota vagamente amara, leggendo tra le righe del testo.- rispose lui, non cogliendo la sua espressione - Però la musica è forte, e le parole sono di incoraggiamento, quindi è passabile. E poi, lo ammetto, è da un po' che quel vecchio catorcio di Vaněk mi rompe i coglioni... comunque siamo tutti soddisfatti, giusto?-

Finalmente si voltò e, notando quanto poco soddisfatta fosse la sua faccia, smise di sorridere.

- Cioè... non fa schifo, non l'ho mai detto!- si affrettò a spiegare - Solo che non voglio farti cantare roba deprime... no, no, mi sono espresso male...-

- David...- grugnì Orlaith - ... fatti un favore: sta' zitto.-

Il produttore tacque, indietreggiando mentre i Bitter Cake salivano sul palco, tra gli applausi adoranti della folla. Orlaith si sporse leggermente per guardare: a occhio c'erano almeno un centinaio di persone su quel tetto, e quasi tutti erano ricchi rampolli di famiglie in vista di Manhattan. David aveva voluto fare in modo che l'evento fosse il più esclusivo possibile: secondo lui, meno gente avesse assistito più assatanato sarebbe stato il pubblico, al momento di comprare il biglietto. Gli introiti avrebbero coperto abbondantemente tutte le spese.

Con suo sommo stupore, riuscì a individuare Allwood e McGrath (anche se solo grazie a quest'ultimo, così alto da sovrastare quasi chiunque altro): erano vicini al bar, e Allwood era seduto su uno sgabello, mentre il maggiordomo se ne stava in piedi al suo fianco. Erano lontani, ma le sembrava che stessero parlando di qualcosa.

- Chi è il tipo?-

Orlaith si voltò verso il produttore, e vide che si era sporto insieme a lei, incuriosito.

- Cosa?-

- Quello che stai guardando adesso. Quello col pinguino gigante. Hai un fidanzato adesso? È per questo che mi eviti? Piccina, credevo di essere io l'uomo della tua vita...-

- Non è il mio fidanzato!- sbottò - Quello è un... cliente. Forse.-

David aggrottò la fronte, guardandola stupito.

- Cosa?-

- Sì, vuole... lezioni di violino.- buttò lì - Ho incontrato lui a Staten Island un mese fa. Voleva chiedermi se potevo insegnare a suonare a suo nipote.-

David sgranò gli occhi, esterrefatto.

- Lezioni di violino a un marmocchio?- esclamò - Madre de diòs, che ti dice il cervello? Credi che Gene Simmons vada a dare lezioni di basso alla gente?-

- Beh, io non sono Gene Simmons. La mia lingua è normale.- replicò stizzita Orlaith, cominciando a urlare per sovrastare la musica dei Bitter.

Epic Violin - Il Violino di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora