Cap. 23: Un'uscita a San Pietroburgo

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- Chi chiamavi?- chiese Allwood, mentre lei sistemava il violino nella cappelliera - Prima, in sala d'attesa.-

Orlaith mosse appena una spalla, lottando per convincere la custodia a entrare insieme al bagaglio a mano di Allwood.

- David.- ammise.

- Lo sai che è alle dipendenze di Vaněk. Non è saggio parlare con lui.- disse l'uomo, accigliandosi - Capisco che è difficile, che lo conosci da tanto eccetera, ma non è tuo amico.-

- Dovevo almeno dirgli che fine ho fatto.- rispose lei in tono neutro, lottando per non mostrare segni di paura o insicurezza - Sono due settimane che non mi faccio viva, a parte la lettera. Stava per chiamare la polizia, iniziava a credere che mi fosse capitato qualcosa di peggiore di una crisi di panico o di un esaurimento nervoso.-

Allwood sospirò.

- Beh, questo è vero. Non è il caso di allarmare le forze dell'ordine.-

La violinista si sedette accanto al finestrino, e Jayden prese il posto subito a fianco. McGrath, come al solito, si era sistemato nel corridoio e leggeva un giornale francese: a quanto aveva detto, tra quelle pagine c'era la notizia di una fuga di gas che aveva distrutto l'appartamento di Fakhri, e che non erano in corso ulteriori indagini. Il che era perfetto, in fondo.

- Jayden, posso chiederti una cosa?-

- Sul tuo amico?-

- Più o meno. Mi ha detto che aveva mandato qualcuno a cercarmi.-

Allwood si accigliò.

- Qualcuno?-

- Sì... un tizio, tipo investigatore privato.-

Le sue sopracciglia si avvicinarono ancora di più.

- C'è un investigatore privato che ti cerca?-

- Gli ho detto di richiamarlo, che sto bene.- lo tranquillizzò - Mi chiedevo solo se l'hai visto in giro. Mi ha detto che gli aveva parlato di quando sono venuta a Staten Island... non so se ci è stato, so solo che non lo sente da giorni. E io temo il peggio.-

Allwood non cambiò espressione in modo significativo, anche se i muscoli della sua fronte parvero rilassarsi in modo impercettibile.

- Non ne so niente.- rispose - Se è stato dalle parti di casa mia, l'ha fatto dopo che siamo partiti.- la guardò per un altro istante, dubbioso - Mi stai chiedendo se sono stato io a farlo scomparire?-

Orlaith scosse la testa, anche se ci mise un istante di troppo.

- Scusa.- disse subito dopo - È che... è difficile.- borbottò - Vorrei essere a Tresckow, in questo momento. A casa mia.-

L'uomo annuì lentamente, ora pensieroso, poi scosse la testa.

- Se fossi in te, proverei a chiamare. Tuo padre, intendo.- rispose - Magari ti tira un po' su. Ma stai attenta... al posto di Vaněk lo farei sorvegliare, e da vicino... se capisci cosa intendo.-

Orlaith sentì un brivido lungo la schiena: non ci aveva minimamente pensato.

Homunculus...

Suo padre poteva essere tenuto d'occhio: lei era scomparsa, nessuno sapeva dove fosse finita e, a prescindere da ciò che voleva realmente Allwood, Vaněk avrebbe potuto farla cercare ovunque avesse dei legami. Se David aveva iniziato da Tresckow...

- Devo telefonare!- esclamò, cominciando a frugarsi nelle tasche.

- Calmati, ragazzina!- disse Allwood, tentando di tenere bassa la voce e al tempo stesso di farla smettere di agitarsi - Siamo su un aereo, la gente che si sbraccia... non è ben vista, come si dice. Tra l'altro siamo in fase di decollo, non puoi usare il cellulare. Rilassati, aspetta il segnale e chiama, ma non gridare.-

Epic Violin - Il Violino di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora