Cap. 7: Rivelazioni

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Il viaggio a ritroso nella metro fu per lei come una sorta di sogno, e non si accorse quasi di quello che stava facendo. All'improvviso si ritrovò semplicemente sul sedile posteriore di una macchina d'epoca, mentre McGrath guidava lungo le vie di Manhattan.

Jayden Allwood invece era seduto accanto a lei, ma non le prestava troppa attenzione: continuava a guardare fuori dal finestrino e, ogni tanto, dal lunotto posteriore; nel mentre consultava a ripetizione una app sul traffico che aveva nel telefono.

- Prendi la prossima, lì scorre meglio.- disse dopo l'ennesima occhiata allo schermo - E non farti scrupolo se vedi un semaforo giallo.-

- Certamente, signore.-

- Dove stiamo andando?- chiese Orlaith, il tono ancora roco a causa del colpo ricevuto poco prima.

Allwood aggrottò la fronte.

- Ehi, che voce...- commentò - Acqua?-

Orlaith annuì e lui tirò fuori una bottiglietta da sotto il sedile. Lei la aprì e ne fece fuori quasi metà, sentendo un intenso sollievo, mentre il sapore di sangue che sentiva da quando era stata colpita scivolava via.

- Grazie.- disse, tossicchiando leggermente. Non era passato tutto, ma stava migliorando - Dove andiamo?-

- La stiamo portando a casa mia.- rispose Allwood - Dovremmo essere al sicuro. Non credo che ce ne fossero altri.-

- Cos'erano?-

- Homunculi. Esseri umani artificiali.-

- U... umani?- ripeté incredula Orlaith.

- Beh, di solito non si distinguono da una persona comune.- spiegò lui, stringendosi nelle spalle - Ma se fatti a tirar via possono venire in quel modo. Immagino che fosse una cosa voluta, per renderli spaventosi.-

- Io non... non capisco...-

- Lo so, ma le spiegheremo tutto quando arriveremo.- disse Allwood - Per ora pensi a riprendere fiato e cerchi di rilassarsi. Non capirà niente di quello che le dirò se prima non si riprende un momento.-

Dopo quelle poche parole tornò a rivolgere la propria attenzione al percorso, parlando solo con McGrath. Quando raggiunsero l'area di Fort Hill era ormai tardi, e in quella zona non c'era praticamente nessuno in giro. Incrociarono solo rare macchine mentre si avvicinavano alla casa di Allwood, e la maggior parte dei segni di vita del quartiere proveniva dalle finestre illuminate delle varie abitazioni.

McGrath parcheggiò nel vialetto e aprì loro la portiera mentre scendevano, aiutando Orlaith a camminare, anche se ormai sentiva di non averne davvero bisogno: ora si sentiva più ferma sulle gambe, anche se era sempre scossa da qualche brivido. Il problema più grande, tuttavia erano le innumerevoli domande che si rincorrevano furiosamente nella sua testa, oltre agli strascichi di terrore che aveva provato.

Ancora non aveva mollato il violino: lo teneva stretto al petto da quando lo aveva riavuto, e per tutto il viaggio era rimasto tra le sue braccia, come se fosse un talismano protettivo con cui difendersi da nuove aggressioni.

Si lasciò condurre nel salotto, dove McGrath le tolse il parka ormai macchiato e ancora vagamente umido e la fece accomodare su una morbida poltrona dallo schienale alto nei pressi del camino spento.

- Posso portarle qualcosa?- chiese McGrath, ripiegando la sua giacca - Del the? Caffè, magari? O preferisce qualcosa di più forte?-

Orlaith ci mise qualche secondo a registrare le sue parole e, quando lo ebbe fatto, si passò una mano sulla faccia, confusa.

Epic Violin - Il Violino di DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora