Vecchi libri e Nuovi incontri

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"Non hai una valigia?" mi chiede, poggiando un barattolo di Nutella sul tavolo.

"Oh, no, me la ... hanno rubata alla stazione" improvviso.
"E me lo dici solo adesso?" esclama.
"Non mi sembrava molto importante; e in ogni caso tu stai già facendo troppo" taglio corto.

Le sorrido per tutta risposta, finendo il mio tè. 

"Ho finito il mio articolo con due giorni di anticipo" le dico. "Oggi non verrò in biblioteca."

E la tua casa sarà tutta mia e con essa la Chiave, piccola guardiana inesperta.

Intanto lei si alza e poggia i piatti sporchi nel lavello della cucina, mormorando la solita cantilena: ' ... sui quaderni di scolaro, sui banchi e gli alberi ... scrivo il tuo nome ... ' ; il ripiano è così piccolo e così pieno di piatti sporchi e libri, che nel poggiare la tazza della colazione, un paio di libri cadono a terra con un tonfo. Li raccolgo e li poggio sulla tavola; poteva perfettamente raccoglierli da sola, ma ho voluto fare un gesto gentile. Devo recitare la parte del bravo coinquilino assolutamente innocuo. Sbircio il titolo del libro.

"Il Signore degli Anelli?"
"Sì, adoro quella saga. Piace anche a te?"
"Non l'ho mai letta" rispondo.
"Stai scherzando? Ma in che mondo vivi?"
"Sei tu che vivi in troppi mondi" ribatto.
"Sì, ma il Signore degli Anelli lo conoscono tutti!" insiste. "Voglio dire, mai sentito parlare di Gandalf o Frodo o Aragorn?"
Scuoto la testa.
Clary mi lancia un'occhiata strana, poi afferra quello che ho scoperto essere un telefono.
"Che fai?"
"Chiamo la Biblioteca, oggi non si va al lavoro."
"Perché?"
"Non ho mai preso un giorno di malattia o ferie in cinque anni. Ma oggi è giunto il momento."
"Che momento?"
"Quello di riscattare l'onore della saga della Terra di Mezzo" risponde risoluta, prima di fingere di avere una qualche strana malattia terrena, che pare otturi le vie nasali a giudicare da come parla.
"Prondo Giovaddi? Sodo Clary ... scusa, ma oggi non poddo proprio venire al lavoro ...".
Trattengo a stento una risata e incrocio le braccia al petto, divertito dalla scena.

Perché non mi irrita il fatto che lei stia mandando a monte il mio progetto?

"Adesso noi ci vediamo tutti i film e poi ti presto i libri" ordina giocosamente, facendomi cenno di sedermi sul divano su cui dormo da due settimane a questa parte.
"Patatine, fazzoletti, cuscino ..." elenca, assicurandosi di avere tutto. Poi si siede accanto a me e avvia il film.
Dopo nove ore, dieci con le scene estese di film e diversi spuntini, ci alziamo dal divano.
Clary si sta ancora asciugando qualche lacrima sgorgata durante il commovente finale, come l'ha definito. E' così tenera mentre piange per i suoi eroi, che seppur inventati, hanno condiviso con lei le loro avventure, le loro storie.
"Beh, odio doverlo ammettere, ma avevi ragione: è proprio una bella saga"
"Lo so!" esclama, battendo le mani "Non te lo avrei mai fatto vedere se non ne fosse valsa la pena!"
Ci siamo, ormai. Mi tratta come un vecchio amico, si fida. Ma se una parte di me è contenta di questa sua ingenuità, l'altra dice no, Clary, non farlo. Ti tradirò. Lo sto già facendo.
Ma che dico? E' la Chiave che voglio e se riuscissi anche ad irretire lei risveglierei il suo potere e lo farei mio. 
Ci sono, ormai, manca poco. Un paio di frasi dolci, un po' di sincera partecipazione per la perdita del padre e il gioco è fatto.
Ma allora perché non voglio che tutto questo finisca?
"Accidenti, non c'è più latte!"  Clary si è spostata verso la cucina. Non me n'ero nemmeno accorto preso com'ero dai miei pensieri. "Dobbiamo andare a comprarlo" conclude, sbuffando.
Prende a tormentarsi una piccola ciocca di capelli, arricciandola con la punta delle dita, mentre continua a fissare delusa il frigorifero senza latte.
"Scusa, dobbiamo? Fuori diluvia, io non mi muovo di qui" ribatto.
"Oh, andiamo. Serve il latte per fare i pancake, ma io ho paura a muovermi di notte da sola. Fuori, tra tutta quella brava gente che affolla la città, ci sono criminali, ladri, assassini ..." spiega, guardandomi con aria implorante.
Sì, potrei rassicurarti dicendo che hai un Dio malvagio e in cerca di vendetta proprio in casa, ma non credo che ti aiuterebbe ... Invece, faccio la cosa che mai mi sarei aspettato di fare: prendo l'ombrello e apro la porta, guardandola complice mentre un tuono brontola in lontananza.
"Dai, non sta poi piovendo così forte" cerca di sdrammatizzare lei, guardando il cielo nero illuminato da una saetta.
"Dici? Pensa se invece pioveva forte!" ribatto. Lei mi colpisce con un lieve pugno alla spalla e si rifugia con me sotto l'ombrello malandato. Proprio in quel momento un tuono squarcia la coperta notturna. Mio fratello è sempre stato un tipo permaloso. Qualcuno deve averlo infastidito in questo momento ad Asgard. Calma, Dio del Tuono.
Il primo tratto della strada va bene, arriviamo al negozio abbastanza asciutti. Il tragico è viene dopo, quando una forte folata di vento, distrugge ciò che resta del fragile scheletro di acciaio dell'ombrello.
Con la mia giacca sopra la testa, corriamo verso casa, riparandoci come meglio riusciamo.
Arrivati vicino al portone del condominio, sentiamo un miagolio. Nascosto dietro un bidone della spazzatura c'è un cucciolo di gatto bagnato fradicio, come noi.
"Oh, guarda Erik!" esclama, mentre io m'infilo nel portone, al riparo dall'acqua.
"Non lo terremo" ribatto. Ma lei si precipita nuovamente fuori e io la seguo.
"Ma tra poco ci sarà l'acqua alta se non smette di piovere. Annegherà, è troppo piccolo"
"Non è un nostro problema" taglio corto.
"Ma è così piccolo, dolce e indifeso. Non vorrai lasciarlo annegare!"
"Ho già una cosa piccola, dolce e indifesa che annegherà se ora non la porto dentro ...tu!" concludo.
Non anche il gatto. Sarebbe solo un'altra seccatura, un'altra cosa che, strano a dirsi, sento che mi terrebbe legato a lei.
Clary incrocia le braccia al petto. "Lasciaci morire qui, allora".
Sospiro. Mi servi viva, ragazzina.
Clary prende il mio silenzio come un cenno di assenso e, mettendo la palla di pelo sotto la giacca fradicia, entra nel portone seguita subito da me.
Una volta rientrati,  asciuga il gatto con un asciugamano; dopo qualche coccola, gli dà una ciotola di latte caldo.
"Sono felice che il latte ti sia servito a qualcosa" dico, sarcastico.
"Dobbiamo pensare ad un nome."
"E' solo un gatto, chiamiamolo così" sbuffo.
"Come in colazione da Tiffany!" esclama lei, gli occhi che si illuminano. Già dal titolo, del libro o film che sia, deduco che sia una cosa decisamente frivola e noiosa, non adatta a me. Quindi annuisco vago, facendo finta di sapere di cosa stiamo parlando.
"Vado a farmi una doccia" annuncia, dopo aver coccolato un altro po' Gatto. Mi augura la buonanotte e sparisce nel bagno.

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