Mi piace guardarla dormire. Potrei fissarla per ore.
Riposa tranquilla tra le mie braccia, e i primi flebili raggi di luce giocano con i suoi capelli, che sembrano quasi blu.
Finalmente apre gli occhi, sbattendo più volte le palpebre, fino a incontrare i miei.
Sorride, poi posa di nuovo la testa sul mio petto.
"Buongiorno."
"Buongiorno" rispondo. "Dormito bene?"
"Abbiamo dormito?" ribatte lei, sorridendo.
"Ora sai perché sono un Dio" continuo malizioso.
Clary ride, mettendosi a sedere. Si avvolge il lenzuolo attorno al corpo e dopo avermi dato un bacio veloce si alza.
"Vado a preparare la colazione" dice, sparendo oltre la porta.
Dopo un attimo mi alzo a mia volta e mi avvio verso la cucina.
Clary è voltata verso i fornelli, ed ora indossa una vecchia maglietta di un blu scolorito, lunga più o meno fino al ginocchio.E' così spontanea e così innamorata.
Mi siedo a tavola, osservando ogni suo movimento mentre cucina i pancake; guardo le braccia morbide, le gambe lunghe, il modo in cui i capelli scuri le cadono sulle spalle.
Questa notte forse è stato un errore. Continuavo a ripetermelo attimo dopo attimo, bacio dopo bacio.
Ma il sapore delle sue labbra era meglio del succo del frutto più gustoso.
E io la volevo.
Se anche questo è un errore, perché lei è umana e io un Dio, bene, questo è un errore che voglio fare.
E se stanotte era ancora un'idea, quella di rinunciare effettivamente alla mia immortalità per vivere così, guardarla adesso fa diventare quell'idea una certezza.
Finalmente sento che questo è il mio posto. Accanto a lei, su Midgard, nella magica città di Venezia, città che lei fa diventare magica.
Se il mio diritto di nascita era morire, lei è il mio diritto a rinascere.
"Sui quaderni di scolaro, sui banchi e gli alberi, sulla sabbia, sulla neve ... scrivo il tuo nome ..." la sento sussurrare.
"Che cos'è?" chiedo ad un certo punto.
"Cosa?" risponde lei, rivolgendomi un caldo sorriso da sopra la spalla.
"Quei versi che continui a ripetere."
"Oh, quelli. Non lo so a dire il vero. Forse una vecchia poesia che ho letto da bambina; non ricordo quando o dove, non ricordo nemmeno l'autore o il resto della poesia, ma questa parte mi piace. Ripeterla mi rasserena, mi fa stare bene."
Lei ricomincia a cucinare, finendo di mischiare l'impasto dei pancake, mentre io mi alzo, silenzioso, e la prendo per la vita, avvicinandola a me.
"Su ogni carne consentita" continuo "Sulla fronte dei miei amici, su ogni mano che si tende ... scrivo il tuo nome" recito.
Lei mi sorride prima di girarsi verso di me e gettarmi le braccia al collo. I suoi capelli profumano di cocco.
"Loki, io ..." comincia Clary, prima di essere interrotta da un rumore sordo proveniente dal salotto.
"Che succede?" sussurra.
"Resta qui" le ordino, serio.
Mi avvio verso il salotto. Conosco quel rumore. E' il Bifrost.
Infatti lui è lì, lo scettro in mano, che mi scruta dal suo occhio destro.
"Loki"
"Odino" lo saluto gelidamente. "Credevo che Midgard fosse troppo mortale per i tuoi gusti"
"Sono venuto per riportarti ad Asgard, dove sconterai la tua pena" dice "Così il mondo sarà al sicuro dai tuoi inganni" conclude.
"Loki ...?" mormora una voce dalla cucina.
"Resta lì, Clary" ordino rudemente.
"Ma che cosa succede?"
"Ho detto resta lì, ascoltami e basta!" ringhio.Lei compare nel vano della porta.
E' chiedere troppo di essere ascoltato?
"Dunque lei è la mortale di cui Heimdall mi ha parlato" dice Odino, guardandola con disprezzo, lo sguardo tipico che riserva ... beh, tutti tranne se stesso. "Non ho nulla contro di te, mortale, solo contro quest'asgardiano che deve pagare per i suoi crimini contro i Nove Regni. E questa volta pagherà con la vita" conclude.
"Cosa?" grida lei, cercando di avvicinarsi a me, ma prima di poter fare qualsiasi cosa, prima di potermene rendere conto, sono immerso nella scia del Bifrost che mi sta riportando ad Asgard.
Nelle orecchie, riesco ancora a sentire l'eco dell'urlo disperato che ha lanciato Clary mentre venivo portato via.
Quanto è bello essere a casa, penso, mentre due guardie mi ammanettano.
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Let me In
Fantasía"Di cosa devi parlarmi?" "Del tuo regalo di compleanno" "Zio, avevo detto niente regali!" esclama con aria di rimprovero la ragazza, ma sorridendogli calorosamente. Sebastian le tende un pacchetto nero, una scatolina lunga e stretta. Al suo interno...