La Prigione

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La mia cella è identica a come l'ho lasciata.

Sembra che sia rimasta immobile in attesa del mio ritorno.
Bhé, io non ero così ansioso di tornare.
Appena ho rimesso piede ad Asgard, Odino mi ha accompagnato personalmente nella mia vecchia cella; Heimdall è rimasto tutto il tempo al suo fianco, l'aria compiaciuta. 
"Deve essere stata dura per te, Guardiano" dico, prima che se ne vadano. "Con tutti i tuoi doni non riuscire a vedermi. Cercare tra milioni e milioni di persone e vedere tutti meno quello che cerchi. E deve essere stato molto irritante, venire a sapere da un umano dove ero. Uno sciocco umano, vedeva dove tu eri cieco." dico. Almeno voglio avere l'ultima parola.
"Ora sei qui. Il resto non conta" risponde.
"Se avessi saputo che vi mancavo, sarei venuto a farvi visita prima" ribatto sarcasticamente.
"Non sei qui per una visita di piacere."
"La situazione può sempre volgere al meglio, anche se ammetto che l'accoglienza non è stata delle migliori ..."
"Basta!" interviene Odino "Torna pure al tuo posto, Heimdall."
Sorrido sarcastico al Guardiano che, seppur controvoglia, torna al suo posto sul Bifrost senza avere l'ultima parola sull'argomento.
"Qualcosa ti preoccupa, Odino?" chiedo una volta rimasti soli.
"Non più. Ero preoccupato quando tu eri lontano da Asgard"
"Saperti preoccupato per me mi lusinga."
"Non per te" ribatte secco "Per la gente che potevi mettere in pericolo. E' passato il tempo in cui mi preoccupavo per colui che credevo essere mio figlio." 
"Non sono tuo figlio" dico, stringendo le mani a pugno. "Solo un tuo trofeo di guerra, sotto la tua protezione fino a quando non ti sarei stato utile"; non è la prima volta che urlo questa verità e, per un attimo, il mio pensiero torna dolorosamente indietro all'ultima conversazione avuta con lui.
"Questo è quello che pensi tu, Loki. Non ho intenzione di sprecare del tempo per farti cambiare idea, non credo sia possibile ragionare con la tua mente malata."
"Malata? Cercavo solo di rendere vera la menzogna all'ombra della quale sono stato cresciuto."
"E quale verità sarebbe?"
"Io sono nato per essere re."
"Forse saresti stato re di Jotunheim, se non fossi stato deforme e tuo padre non avesse deciso di abbandonarti. Tu dovevi morire quel giorno. Sei qui grazie alla mia benevolenza. Perché non puoi essermi riconoscente?" 
"Riconoscente? Tu parli di riconoscenza a me?" sibilo, avvicinandomi pericolosamente alla barriera magica; sento già la sua energia irradiare verso di me "Ti sono stato riconoscente per anni, ti ho adorato. Ho cercato in tutti i modi di renderti fiero. Ed ero così orgoglioso di esserti figlio."
"Anch'io lo ero di esserti padre."
"Qui sono io il Burlone, non scambiamoci i ruoli. Non mentire a te stesso. Tutto quello che mi hai dato sono state parole di sufficienza e nessuna dichiarazione di affetto. Sin da subito le tue azioni hanno messo in chiaro che erano Thor, Balder e Hodr i tuoi figli."
"Ti ho amato come un figlio."
"Forse credevi di farlo" rispondo.
"E colmi la tua mancanza d'affetto, un'ipotetica inferiorità, uccidendo persone innocenti?"
"Faccio solo quello che devo per ottenere quello che voglio."
"Non otterrai più niente chiuso in questa cella in attesa di essere giustiziato" conclude, voltandomi le spalle. "Non sei giustificabile, Loki, per le tue azioni. Forse volevi di più da me, forse io non sono stato un buon padre, ma Laufey ti ha amato sempre, fino alla morte." conclude uscendo.
Laufey.
In questa cella ci siamo parlati per l'ultima volta. L'ho vista per l'ultima volta.
Io ero qui mentre la uccidevano, mentre sacrificava la sua vita per la mia, mentre giustiziavano lei per punire i miei crimini. Una vita per un'altra.
Odino ha ragione, in parte. Non sono stato giusto nel dire che nessuno mi aveva amato.

Laufey era, mia madre. Lei mi ha amato sinceramente fino a sacrificare la propria vita per me.

Ma non mi bastava. E sono stato egoista, sì. Dovevo avere l'amore anche di Odino. Dovevo avere da lui l'amore che Farabauti, il mio vero padre, non mi aveva mai dato.
Dovevo vedergli negli occhi quell'approvazione, quell'amore che vedevo solo quando guardava i suoi veri figli, soprattutto Thor.
Volevo essere io il figlio degno.
Sono sempre stato superbo, saccente, consapevole di essere in un certo senso superiore agli Aesir. E sono andato oltre i limiti.

Nel silenzio di questa cella, perso nei ricordi, un altro volto si sovrappone a quello di mia madre. Clary. Se l'avessi conosciuta prima, adesso tutto sarebbe diverso,  ne sono certo. Perché ora anche tutti i Nove Regni possono dimenticarsi il mio nome e non mi importerebbe, se solo lei lo ricordasse. 

Sento un rumore di passi avvicinarsi a me: è una guardia. 

"Ora d'aria?" chiedo.

"Odino richiede la tua presenza alla sale del trono. Ho l'ordine di scortarti da lui."

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