La Verità

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"Zio, io non riesco a capire" dico di nuovo, scuotendo la testa.

Sebastian si sistema nervosamente il tovagliolo sulle gambe e si liscia la corta barba di nuovo.
Mi fa un sorriso tirato. "Ma non c'è nulla che non va, Clary, devo solo dirti una cosa".
"Allora dimmela!" esclamo.
"Perché non ceniamo prima? In fondo sei mia nipote, no? Voglio passare un po' di tempo con te" risponde. Nonostante cerchi di rassicurarmi percepisco la sua agitazione.
Io mi alzo da tavola, infilando in fretta il cappotto.
"Dove vai?"
"Via. Me ne torno a casa."
"No, non puoi tornare da lui" risponde frettolosamente.
"Perché? Qual è il tuo problema, zio?" grido. "Insomma, arrivi, mi trascini fuori casa fulminando Erik come se fosse un criminale ricercato, dici che devi parlarmi e poi ti metti qui a ordinare una cena costosissima come se tutto fosse normale. Senza parlare poi del fatto che l'ultima volta che ti vedo mi regali una chiave che mi chiedi di nascondere e di proteggere a costo della vita, ma che non puoi dirmi cosa apre. Sono stanca di questo, di tutti questi misteri. Se non hai intenzione di parlarmi, scusami, ma sono molto stanca e voglio tornare a casa mia" concludo.
"Ti ha detto di chiamarsi Erik?" chiede.
"Erik Snorri" preciso.
"Ti ha mentito" continua quietamente.

Sì, è possibile.

"Cosa ne sai?" domando, tornando a sedere.

"So che non è chi dice di essere."
"Davvero? E come mai tu sai chi è lui e io che ci ho convissuto per un mese no?"
"Un mese? E non ti ha fatto del male?"
"Ma perché avrebbe dovuto farmene?" esclamo, sempre più confusa e irritata.
"Clary, non è facile quello che sto per dirti ..."
"Provaci. O me ne vado" taglio corto.
"Ti ricordi delle storie di tuo padre? Delle leggende norrene, di Yggdrasil e gli dei?"
"Certo. Ma cosa centra questo?" sbotto.
"Non sono leggende. Tuo padre ti ha iniziata ad un mondo di cui tu sei parte, di cui tu possiedi la Chiave. Sperava che un giorno avresti capito da sola e saresti tornata a Alfheimr."
"Il Regno degli Elfi di Luce?"
"Dove tua madre ti sta aspettando. Lei è una llosafàr" continua.
Resto un momento in silenzio sempre più sbalordita. "Scusa la domanda, zio, ma devo fartela: sei ubriaco?"
"Non fare la stupida, Clary, tu sai che è così. Pensaci: molte delle cose che sai sui Nove Regni non hai dovuto leggerle per conoscerle. Pensa alla tua naturale inclinazione al mondo norreno, alle visioni che ti ha suscitato la Chiave."
"Quello che dici non ha senso. Mia madre è morta di parto e mio padre in un incidente d'auto."
"Tua madre non ha potuto tenerti con sé perché, come ben sai, agli Elfi non è permesso aver figli con gli umani. E tuo padre, è vero, è stato un grande studioso ed è morto in un incidente d'auto, ma era anche il custode della Chiave."
"Non intendo ascoltare altro" sibilo, alzandomi.
"Pensa alle visioni ..." insiste.
"Come sai delle visioni?" chiedo dopo un attimo di pausa.
"Io sono un maestro di magia, Clary, conosco il tuo potere, è tipico degli Elfi della luce. Tu vedi il futuro e anche il passato a volte. Non mentire a te stessa, tu sai che è così."
"E tu sai che cosa apre la Chiave. Dimmelo."
"Non posso. Solo tuo padre sapeva cosa custodiva. Era un guardiano incaricato da Odino. E comunque, anche se lo sapessi, non potrei dirtelo. E' il tuo compito Clary, è una cosa solo tua."
Ma anche se lo sapessi, non potrei dirtelo. E' il tuo compito Clary, è una cosa solo tua."
Sospiro, sprofondando nella sedia con le braccia incrociate. Sento la testa pulsare. Provo un senso di vuoto alla bocca dello stomaco che mi provoca una vertigine, come quando da bambina andavo sulle montagne russe e ad un tratto mi mancava il fiato.

"Mia madre è un elfo, mio padre è morto proteggendo una Chiave che custodisce qualcosa di potente quanto pericoloso che devo scoprire cos'è. E tu sei un maestro di magia che viene da ..."
"Asgard."
"Asgard" ripeto, mordicchiandomi il labbro nervosa. Non so se ridere o piangere.
Tutta questa storia è folle. Ma è vera.
L'ho sempre saputo. In fondo l'ho sempre saputo.
"Dimmi di Erik. Chi è? Cosa vuole?" chiedo.
"Sono stato il suo precettore, il suo maestro nelle di arti magiche ad Asgard. Per questo lo conosco bene."
"Dimmi chi è" insisto.
"E' Loki."
Il mio cuore perde un battito.
Loki? Il Dio di cui ho letto da bambina, che mi ha affascinata, incuriosita, turbata leggenda dopo leggenda, questo Dio così inarrivabile e temibile ... ha davvero dormito nel mio salotto? Mi ha baciata?
"Ma come ... insomma, lui è un Dio ... perché dovrebbe ...?"

La testa continua a pulsare ferocemente. Ancora quel senso di vertigine.

"Vuole la Chiave, il Potere che custodisci per poter governare l'Yggdrasil. E vuole manipolarti per asservire i tuoi doni."
"Ma secondo le leggende lui ..."
"Dovrebbe essere incatenato ad una roccia con un serpente che gli sputa veleno negli occhi e la povera Sigyn che cerca di raccoglierlo, vero?" conclude la frase per me "Gran parte delle leggende sono vere, Clary, alcune cose di ciò che è stato narrato è accaduto davvero, altre cose accadranno così come sono state narrate o quasi, ma la verità è un'altra e agli Asgardiani non piace che si sappia tutto delle loro vite. Hanno dato agli umani quello che vogliono: delle storie.
Hanno paura della morte? Creano la rinascita. Hanno paura del male? Creano un Dio che lo combatte. Hanno bisogno di un capro espiatorio? Loki era perfetto.
Sono le storie che tengono in vita gli Æsir, come le mele di Idun. Senza qualcuno che narri le loro storie, che porti la loro memoria, loro sono persi nel nulla.
Per questo creano delle storie ancora più straordinarie, ancora più incredibili, per fare in modo che nessuno si stanchi di raccontarle. Ma la verità è una sola ed è questa. Loki è qui su Midgard e vuole la chiave." conclude Sebastian.
Sento l'aria mancarmi. Sento la pesante verità nascosta di una vita crollarmi addosso, schiacciandomi.
E' tutto vero, irrimediabilmente vero.
Quella freddezza negli occhi di Erik, quell'evasività nel rispondere alle mia domande: sentivo che mi stava nascondendo qualcosa.
Non Erik. Loki.
Mi accorgo di essere uscita dal ristorante solo quando sento le gocce di pioggia penetrarmi nei vestiti e bagnarmi la pelle. Ho i capelli fradici.
Quella bellezza, quella dolcezza, era tutta una finzione, un modo per arrivare alla Chiave.
Il Dio degli Inganni, il Burlone.
Complimenti, ci sono cascata. Mi hai illusa così bene.
Era strano, effettivamente, il nostro incontro. Ma non ci avevo dato peso.
Lui era magnetico, elegante, gentile e intelligente. Mi sono fidata. Mi fidavo della sua illusione.Il Dio degli Inganni, il Burlone.
Ma non prova nemmeno un briciolo di compassione? Fino a che punto si spingerebbe per il Potere?
Quando arrivo alla porta del mio appartamento, quasi non riesco ad aprire il pomello da quanto mi trema la mano.
Lui è di spalle, rivolto verso la libreria. Davanti al libro che contiene la Chiave.
L'ha trovata? 

Ho paura di lui, ora, del suo potere e di come potrebbe usarlo contro di me, eppure vorrei urlargli addosso tutta la mia rabbia e la mia delusione, e sto per farlo, quando ...

"Clary" mormora, voltandosi verso di me.
Dice il mio nome. E forse la sua è un'altra illusione, una magia, ma tutto cambia.
Sento l'aria mancarmi, il terreno sotto ai miei piedi franare.
Ma mi sento svuotata. Tutta la rabbia se n'è andata.
Vorrei solo dormire. O morire.
"Dobbiamo parlare" riesco a sussurrare infine.

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