CAPITOLO 1

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*Innanzitutto Benvenuti,
Vorrei ringraziare giá ogni lettore, sia silenzioso che non. Grazie per dedicare un di tempo alla mia storia e indirettamente anche a me. Spero che possa coinvolgervi e mai deludervi.
Buona lettura.*


-Emily.

<Mi chiamo Emily Jackson e ho diciassette anni.>

<È originaria di New York?> dice un signore infondo, alzandosi.

<Si, sono nata qui il 22 marzo 2002.> dico avvicinandomi il più possibile al microfono per farmi sentire.

È già un'ora che sono costretta a rispondere alle loro domande. È snervante, la gente è proprio invadente, anche se per lavoro. Mi sistemo sulla sedia e rispondo all'ennesima domanda. <Non so cosa mi riserverà il futuro, potrei prendere il posto di mio padre, come no, all'interno dell'azienda. Sono una che vive alla giornata e cerca di sfruttare ogni momento al meglio.>

<Ma le piacerebbe? Si sente all'altezza?> insiste uno. Papà si volta verso di me, mi fa cenno di lasciare stare. Gli butto un'occhiataccia.

<Ma che domande sono? Certo che mi piacerebbe, d'altronde sono figlia di mio padre, non c'è niente che io non possa fare.>

Il signore rimane in silenzio e mi guarda attonito. Mio padre assume un'espressione fiera e tutti mi guardano con stupore. <Signorina, lei che fa attualmente?> chiede un altro, cambiando argomento.

<Studio, sto per iniziare l'ultimo anno.>

<Sa già che college sceglierà?> chiede un signore nelle prime file, ha l'aria familiare questo.

<No, ma di certo quando sceglierò voi sarete i primi a saperlo.> dico sarcastica accennando un sorriso.

Va avanti così per un'altra ora e per le quattro del pomeriggio circa abbiamo già finito. Esco dalla stanza salutando tutti i dipendenti di papà e mi dirigo nella nostra camera. Si aprono le porte dell'ascensore e  mi scosto per far si che i fattorini possano portare via le nostre cose, fra pochi giorni ci trasferiremo e l'attico della Society Web Magazine, non sarà più la nostra casa. Anche se in verità non lo è mai stata. Salgo all'ultimo piano ed entro nella camera ormai quasi vuota. Chiedo cortesemente a un ragazzo di continuare domani mattina con il trasloco e senza esitare, in meno di qualche minuto mi ritrovo sola.

Finalmente un po' di pace!

Mi butto sul letto e accendo la tv, devo continuare una serie lasciata in sospeso. Nel mentre mi faccio una tisana calda per riscaldarmi, qui a New York di questo periodo fa davvero freddo.

Sobbalzo dallo spavento quando ad un tratto sento un forte rumore proveniente dalla finestra, mi affaccio e vedo un gruppo di persone intente a fotografarmi. Chiudo subito l'enorme tenda e mi allontano.

La gente non ha davvero niente da fare! Non mi abituerò mai a questa vita.

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