CAPITOLO 16

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-Alexander.

Sono alla festa organizzata dalla scuola per le vacanze di primavera. Sono passate già un paio di settimane dal quasi bacio con Emily. Dopo quella sera non c'è stato più un dialogo tra di noi, solo qualche sguardo.

È strano dirlo, ma mi manca. Anche il discutere con lei mi manca, farla innervosire al punto tale da farle mordere il labbro inferiore e sgattaiolare in camera sua o lontano da me.

Vado alla ricerca di Josh, ma vengo bloccato da un Austin ubriaco. <Amico, devo farti vedere una cosa strepitosa.> mi trascina verso la folla di gente.

Sono tutti occupati a guardare in un punto, così mi faccio strada e vedo Emily insieme ad una ragazza, ballare sopra un tavolino di vetro. Si muovono in modo molto provocante e per quello che vedo a nessuno dispiace. Il cocktail che Emily tiene in mano le si rovescia sulla maglia bianca, facendo intravedere il reggiseno ma lei sembra non accorgersene visto che continua a ballare come nulla fosse. Vado verso di lei e la tiro da un braccio, in modo da farla piegare alla mia altezza. <Sei forse impazzita?> urlo infastidito. È impossibile farmi sentire con questa musica assordante.

<Calmati Alex, mi sto solo divertendo.> continua a ballare e tutti gli sguardi sono puntati su di lei.
Non riesco a sopportare tutta questa situazione, devo portare via Emily.
L'afferro dalla vita e la carico sulle spalle, la folla di gente emette un verso di disappunto per il mio gesto, ma subito dopo ritornano a ballare come se nulla fosse. Non fa altro che scalciare e prendermi a parole, ma alla fine riesco a portarla fuori dove ho posteggiato la macchina. Apro lo sportello e la faccio sedere davanti accanto a me, mi assicuro di averle allacciato bene la cintura di sicurezza e richiudo lo sportello. Dopo essermi seduto anch'io, metto in moto e mi avvio verso casa.

<Ma io mi stavo divertendo alla festa.> mi ripete per l'ennesima volta.

<Non ti avrei lasciata un minuto di più su quel tavolo a ballare in quel modo per giunta, Emily.> se ci ripenso mi sento male, qualcuno si sarebbe potuto approfittare di lei, non è affatto cosciente.

<Ma perché non mi lasci in pace?> urla <Fai finta che non esisto, idiota! Vuoi rovinarmi la vita tu.>

<Smettila di fare la bambina viziata, Emily.> rispondo calmo.

<No, devi lasciarmi in pace!> continua ad urlare.

<Non posso, okay? Ho bisogno di te!> urlo anch'io.

Non parla più. Tra di noi c'è solo un ammasso di silenzio. Il tragitto sembra infinito, lei nel mentre si addormenta. <Emily, svegliati, siamo arrivati.> le accarezzo la guancia sinistra e lei incomincia a dare qualche segno di vita.

<Dove siamo?> mi chiede.
<A casa.>

L'aiuto a scendere e ci incamminiamo verso il portico. Appena entriamo, sembra tutto tranquillo, penso stiano già dormendo tutti. L'aiuto a levarsi la giacca che le avevo prestato e ci incamminiamo al piano di sopra. Saliamo le scale, ma Emily cade per tre volte provocando un gran baccano. Sento dei passi, così la prendo in braccio e la faccio entrare dentro la prima camera che mi capita. Quando sto per chiudere la porta sento chiamare il mio nome.

<Si?> chiedo sporgendo la testa dalla porta.

<Che succede?> chiede mia madre.

<Niente, ho solo sbattuto il piede in uno scalino.> spiego. <Ammazza che dolore.> dico in modo teatrale.

Lei sembra convincersi e se ne ritorna in camera sua.
Chiudo la porta alle mie spalle e vedo Emily, distesa per terra, muovere braccia e gambe come quando si è sulla neve, per formare un angelo, è proprio buffa.

<Emily, dai andiamo a letto.> l'aiuto ad alzarsi ma lei oppone resistenza, così la prendo dai fianchi e la costringo ad alzarsi. Lei allaccia le sue braccia al mio collo e avvicina il suo viso al mio. <Alex, non smettere.> dice sussurrando.

<Cosa?> la guardo confuso ma lei non risponde, così insisto. <Cosa non devo smettere di fare, Emily?>

Si stacca dal mio collo, ma continua a barcollare. Cerca di tenersi alla scrivania e fa cadere il porta penne. Non si regge in piedi ed è troppo ubriaca per rendersi conto di quello che dice. Forse stava solo farneticando. <Non sai cosa dici, Emily. Ora vieni con me che ti porto in camera tua e ti metto a letto, vedrai che domani ti sentirai meglio.>

Cerco di aprire la porta, senza fare tanto rumore, e caricandomela sulle spalle, attraverso il tratto di corridoio che porta alla sua camera. Una volta dentro, le levo le scarpe e la metto sul letto, coprendola con le coperte. Mi guarda in modo malinconico ma faccio finta di nulla, sarà l'effetto dell'alcol.

Ha già gli occhi chiusi, così le do un'ultima occhiata e ritorno nella mia stanza. Cerco di sistemare il casino che ha combinato ma proprio in quel momento sento il suo respiro dietro di me.

<Torna a dormire.> dico mentre mi giro dalla sua parte e all'improvviso lei mi bacia.

È un bacio calmo, vorrei però che se lo ricordasse. Vorrei che si ricordasse di noi e di tutto quello che ci sta legando in questi giorni.

Sistacca dolcemente dalle mie labbra e mi guarda dritto negli occhi. <Non smettere, Alex. Non smettere mai di farmi stare bene.> dice.

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