CAPITOLO 27

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-Emily.

<Alla fine mi hai lasciata.> sussurro accarezzando la lapide di Mattia.

Sono sola, nessun rumore, solo un silenzio assordante.
Mi siedo per terra accanto a lui, prendo la sua lettera dalla borsa e inizio a leggerla.

"Mia piccola Emily, magari, mentre tu starai leggendo questa lettera, io starò combattendo contro la morte.
Ma stavolta non sarà lei a decidere di portarmi via, ma saró stato io stesso a costringerla a prendermi con se.
Non so dove sarò in questo preciso momento.
Forse avró già lasciato questa terra per raggiungerne un'altra o forse ancora no, ma tu non essere triste per me, sorridi.
Sorridi alla vita e a quello che ti proporrà.
So che purtroppo la vita ti ha privato di tua madre ed io ti sto procurando questo altro dolore, ma sappi che nessuno muore per davvero finché vivrá nel cuore di chi li ha amati e li amerà per sempre.
Una persona che conoscevo un giorno mi disse che quando la vita decide di portarti via qualcosa, forse è perché te ne vuole donare un'altra.
Soffermati su queste mie parole.
Qualche volta sorridi anche al cielo, noi saremo lì a guardarti e ci regalerai un attimo di felicità.
Sorridi ai nostri ricordi, al nostro primo incontro, alle passeggiate al parco, ai giri sull'altalena, alle tue urla quando ti rincorrevo e poi finivamo a terra facendoci il solletico, ai giri sulla moto, alle serate passate in camera a piangere e tu fra le mie braccia, alle serie TV che mi costringevi a guardare ed io finivo sempre con l'addormentarmi, a tutte quelle volte che mi hai dato mille motivi per non mollare e a tutte quelle volte che ci siamo stati, io per te e tu per me.
Come due fratelli.
So quanto ti costa continuare ad andare avanti, ma tu devi.
Devi sopravvivere.
Devi lottare.
Devi sorridere.
Giocare.
Guardare.
Conoscere.
Devi amare e devi vivere.
Soprattutto vivere.
Perché tu devi e lo meriti.
Perché ti sei privata di tante, troppe, cose e adesso basta. 

Basta Emily! 

Sorridi e vai avanti, anche se ci saranno mille motivi per mollare tutto e andar via. 

Io non ho combattuto perché non avevo la forza e non sentirti in colpa, non è colpa tua e non avresti potuto fare nulla per me.
Hai giá fatto tanto, anche fin troppo ed ora è il momento di fare qualcosa per te.
Tu sei forte, ed io non ho mai visto nessuno con la tua stessa forza d'animo.
Emily, ti prego, vivi.
Vivi per me e per tua madre.
Vivi, fai quello che noi non siamo riusciti a fare.
E sappi che non sarai mai sola, noi saremo con te in qualunque momento.
Finché tu lo vorrai noi ci saremo.
Vegliamo su di te.
Sei la nostra combattente.
Ti voglio bene, mia piccola principessa.
Io vivo in te."

<Tu vivi in me.> sussurro guardando la sua foto.

Sono passati tre mesi dalla sua morte.

Quella sera, l'ambulanza era arrivata pochi minuti dopo la nostra conversazione. Lui era ancora vivo ma aveva iniziato a delirare.
Una volta arrivati in ospedale, i dottori avevano fatto tutto il possibile per rianimarlo e lui non aveva mollato. Dopo qualche ora, era ritornato lucido e mi parlava del giorno in cui ci siamo conosciuti. 

Io ero scoppiata a piangere, così lui aveva smesso di parlarne stringendomi forte la mano.

Fuori dalla stanza c'erano tutti, papà, Kathrin, Alex, Cherie, Josh. Amici dell'Università e i ragazzi della pista.
Non avevano avuto notizie per più di tre ore ma erano rimasti comunque lì.

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