CAPITOLO 2

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-Emily.

*Mio Dio che botta! Proprio una bella botta*

La scuola.
Che stress!
È il primo giorno e sono alla seconda ora di matematica, il mio cervello implora pietà. Ripasso dell'equazioni di terzo grado, il professore le avrà spiegate si e no per tre volte consecutive ed io non ce la faccio più. Decido di alzarmi e mi dirigo verso la cattedra.

<Emily, tutto bene? Sei pallida.> afferma il professore Wilson.

<Si, ho un forte mal di testa.> rilasso i muscoli della faccia e assumo un'espressione sofferente. <Posso uscire?>

<Vai pure, non preoccuparti di perdere tempo, piuttosto pensa a riprenderti.> risponde con tono preoccupato.

Dopo avergli rivolto un tenero sorriso, mi avvio fuori dalla classe e faccio un giro nel corridoio in modo da schiarirmi le idee.

Controllo nella tasca dei jeans di avere degli spiccioli e mi dirigo verso le macchinette, al piano di sotto, per comprarmi qualcosa da bere. Appena finisco di percorrere l'ultima rampa di scale, qualcuno mi viene addosso facendomi cadere. Un attimo dopo, sono distesa sul pavimento con il fondoschiena dolorante e la sagoma di un ragazzo mi si piazza davanti. Non riesco a riconoscerlo in viso, è in penombra.

<Fa attenzione, idiota!> urlo nervosa.

<Perdonami, non ti ho vista. Ti sei fatta male?> chiede dispiaciuto, lui, porgendomi una mano.

<Tu che dici? Mi sei finito letteralmente di sopra e fidati che non sei tanto morbido.> rifiuto il suo aiuto e mi alzo da terra tenendo premuta una parte del braccio che mi fa male. Si accorge del mio gesto e sporgendosi verso di me, mi afferra la mano e delicatamente la sposta in modo da vedere meglio.

<Ti esce sangue.> afferma. In effetti ho un taglio sul braccio e mi brucia maledettamente, non so neanche come me lo sia procurata, visto che la caduta non è stata tanto brutta.

<Vieni con me.> mi prende per il polso e mi trascina nel bagno di fronte a noi. Non ne capisco niente, mi sento confusa.

Entriamo e mi aiuta a sciacquare la ferita in modo da alleviare, anche di poco, il dolore. <Scusami, io non volevo.> dice tenendo basso lo sguardo.

<Tranquillo, è solo un taglio.> lo rassicuro. Mi guardo intorno <Comunque, io non dovrei essere qui.> gli faccio notare che siamo nel bagno dei maschi.

<Oh giusto, andiamo.> mi porge della carta per asciugarmi il braccio e ci dirigiamo all'uscita.

Ad un tratto la porta si spalanca e compare un ragazzo che non ho mai visto prima. Il ragazzo, con il quale mi sono scontrata, mi spinge dentro un bagno insieme a lui e si affretta a chiudere la porta.

<Sei impazzito o cosa?> urlo. Mi sta irritando essere scaraventa da una parte all'altra come una bambola di pezza.

Mi poggia una mano sulla bocca, tenendola premuta per un po'. <Sta zitta.> sussurra.

<Alex, sei tu?> chiede qualcuno.

<Si, Austin.> si affretta a rispondere.

Mi sta facendo mancare l'aria! Gli mordo la mano. Si mette ad urlare ed io scoppiare a ridere per la sua faccia buffa, ma devo contenermi se non voglio passare dei guai per essere entrata nel bagno dei maschi.

<Alex, tutto bene?> gli chiede quel tipo, Austin, se ricordo bene.

<Si, ho solo sbattuto la mano.> mi fulmina con lo sguardo e si fa serio.

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