CAPITOLO 19

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-Emily.

Il tempo passa ed io mi ritrovo sempre di più nei casini. È già un mese che abito in questa casa, mi sto anche abituando alla presenza di Kathrin ma sento che c'è un problema. I suoi occhi, il suo sorriso, la sua voce, la sensazione della sua pelle a contatto con la mia. Non faccio altro che pensare a lui. Non faccio altro che pensare ad Alex. Sono successe tante cose in questa settimana.

Cherie e Josh sembrano in ottima sintonia e sono davvero felice per loro, mio padre fra due giorni partirà per un piccolo viaggio con Kathrin e a quanto pare io dovrò rimanere da sola a casa con Alex. Non so proprio cosa potrà succedere. Oggi è domenica. È tardi e sono appena tornata a casa, da una giornata passata alla pista con Mattia e gli altri. Appena entro, vedo mio padre seduto sul divano.

<Emily.> è strano trovarlo sveglio a quest'ora.

<Ciao papà.> dico appoggiando il borsone vicino le scale.

<Tutto bene?> mi chiede quasi sussurrando.

<Si, ora vado a letto, è tardi e domani devo andare a scuola.>

<Si, certo.> sembra abbastanza calmo. Onestamente mi aspettavo che mi rimproverasse, meglio così, ci siamo risparmiati urla e insulti.

<Buonanotte allora.> riprendo il bosone e mi avvio al piano di sopra, ma dopo alcuni secondi la sua voce mi ferma.

<L'ho sognata.>

Il borsone cade per terra.
Il mio corpo è come pietrificato.
Il cuore va a mille.
mi tremano le gambe e iniziano a mancarmi le forze.

Mamma.

<Era bellissima. Eravamo di nuovo riuniti. La famiglia era di nuovo al completo.>

Nella stanza buia si possono udire solo il rumore dei singhiozzi rotti di mio padre. Non ho il coraggio di girarmi a guardarlo. <Eravamo seduti nella sua panchina. Nel suo posto, il nostro posto. Era così bella e tu eri così simile a lei.>

Sento una fitta al petto.

<Mi ha parlato, sai?>

Io non proferisco parola.

<Mi ha detto che è fiera di me, di te e della vita che stiamo avendo. Del fatto che stiamo andando avanti, che stiamo lottando e stiamo vivendo.>

Scoppia a ridere, ma la sua è una risata malinconica quasi isterica. Io mi sento morire. Ogni giorno è una continua lotta con il mondo, ma principalmente con me stessa. È come se il mondo avesse deciso di vedere fino a che punto resisto. Beh, io sto quasi per mollare. Sto quasi per arrendermi. Ha vinto lui. Ha vinto il dolore.

<Emily, parla!> urla.

Scusa papà, ma non ci riesco. Sono anni che non sogno mia madre, che non le riesco a parlare neanche in sogno. Sono anni che parlo ad una lapide, a un cielo, a delle stesse, a uno specchio e non ricevo mai risposta, un segno. Ero convinta che non era felice di quello che stavo facendo e del modo in cui lo stavo facendo soprattutto. Ero convinta di averla delusa e mi colpevolizzavo ogni volta di questa cosa. Ogni santo giorno.

<Sai? Mi ha parlato di te. Mi ha detto che ti vede cambiata, ha paura che tu non stia vivendo come dovresti.>

Corro giù per le scale e sprofondo fra le braccia di mio padre. Lui mi stringe così forte come se avesse paura che scappassi. <Mi manca, non sopporto la sua assenza, papà.> la mia voce è flebile, il mio corpo trema e secondo per secondo sento come se mi stessero portando via pezzi di me. Sempre di più. Sempre più a fondo.

Il suo è un vuoto perenne.
Non potrò mai trovare qualcosa che sostituisca la sua assenza.
Mai.

<Vuole che vivi, vogliamo che vivi ma che lo fai bene, Emily.> mi sussurra all'orecchio.

<Io non so più farlo.>

Mi stacco dal suo abbraccio e mi lascio cadere sul pavimento.

Adesso sono in lacrime anch'io.

<Piangeva anche lei. Stringeva la mia mano mentre ti guardavamo giocare con il tuo peluche. Ti ricordi? Strong.> il peluche era un cucciolo di lupo, me lo aveva regalato lei e l'avevamo chiamato così per il significato che lei le aveva dato. <Non faceva altro che piangere mentre diceva che le tue paure non sono state sconfitte e che il tuo dolore non è stato azzerato da Strong.>

Era questo il significato.

''Emily, questo è Strong. È un cucciolo di lupo.

Mi ha accompagnato per una parte della mia vita, ma adesso voglio che lo prenda tu. Ti aiuterà. Distruggerà le tue barriere e azzererà il tuo dolore. Stringilo a te e ti sentirai forte. Sarai forte come lui bambina mia. Forte come un lupo.''

Ricordo ancora le parole di mia madre quando mi regalò Strong.

Forte.
Lui mi doveva aiutare ad essere forte.

<Ha detto qualcos'altro?> gli chiedo.

<È felice del fatto che hai Mattia e Cherie. Dice che loro saranno fondamentali per te...> la voce gli si spezza. Non finisce qui. C'è altro. Lo so, lo sento.

<Che ha detto, papà? Cos'altro ha detto la mamma?>

<Ha detto che ci ama e che ci protegge. Che è qui con noi, anche se non la vediamo, ma possiamo sentirla. Ed io la sento. È qui Emily.>

Il mio corpo è invaso da brividi.

La sento anch'io ma non posso toccarla.
Vorrei solo riabbracciarla.
Solo un'ultima volta.

Il silenzio viene spezzato da un mio urlo.
Urlo.
Urlo con tutta la forza che ho nel corpo.
Butto fuori tutto il dolore che ho accumulato fino ad oggi.

Spero che sente la mia mancanza come io sento la sua.

E un'altra volta mi ritrovo fra le braccia di mio padre. Mi sta stringendo ancora più forte. <Questo è anche da parte sua, Emily.>

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