CAPITOLO 20

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-Emily.

Stamattina non volevo proprio saperne di alzarmi. Ho la testa che mi scoppia. Vedo l'orario e noto, con mio dispiacere, che sono già le nove di mattina. È tardi anche per la scuola. Sgattaiolo fuori dalla porta ed entro in camera di mio padre. È vuota. Scendo giù e non c'è nessuno. Forse anche Alex sarà già andato via. 

Salgo nuovamente sopra e mi infilo in bagno per lavarmi. Mi faccio una doccia calda per rilassarmi, ma il mal di testa non ne vuole sapere di andar via. Corro in camera e mi vesto con una tuta e un paio di scarpe da tennis. Prendo il borsone, infilandoci un po' dei miei vestiti e scendo nuovamente giù. Chiamo Mattia, che oggi fortunatamente non ha lezioni e gli chiedo di avvicinare da me il prima possibile.

Entro in cucina e apro tutti gli stipetti per trovare qualcosa da mangiare. Non trovo nulla, però, che mi piace.

Decido di cucinami un toast al volo e in quel momento sento suonare il campanello.

<Matty, ciao.> mi scosto dalla porta per farlo entrare. Non dice nulla. Lo guardo bene, sembra triste. <Che succede?> domando.

<Siediti.> mi dice freddo.

Passo dei secondi che sembrano interminabili. Mi vengono in mente mille pensieri, tutti brutti, penso mi stia esplodendo la testa da un momento all'altro. Il cuore mi batte a mille, ma riesco comunque a sedermi sulla poltrona e lui di fronte a me.

<Oggi ho sentito mamma.> dice guardando il vuoto.

<E...> cerco di farlo continuare.

<Sta male emy, le hanno diagnosticato un cancro.> conclude schietto.

Mi sento cadere la terra sotto i piedi.

Di nuovo.

Mi sento ancora più confusa, non sto capendo niente.

<Ma come? Quando? Perché?> mi alzo di scatto.

<Ha fatto un semplice controllo e le hanno detto che c'è qualcosa che non va. Al più presto sarà operata.> spiega.

<E tu che fai? La raggiungi?>

<Si, dopodomani. Ho prenotato il primo volo disponibile.>

<Ti accompagno io preparo subito una borsa. In questi giorni vengo a stare da te, ti do una mano, prendo un volo anch'io, vedrai che mio padre ci darà una mano con le spese.> mi affretto a dire. Faccio avanti e indietro, cerco il mio telefono.

Mi afferra un braccio. <Fermati.> dice serio. Stringe la presa e mi guarda dritto negli occhi. <Calmati. Respira.> come fa a dire a me di calmarmi? <Non volevo dirtelo per questo.> continua.

<Ma fai sul serio Mattia?> alzo il tono di voce. 

<Si, cioè scusa. Non so che dirti, stai calma però. Grazie Emily.> ha la voce rotta ed è palesemente confuso.

Lo abbraccio forte. <Vedrai che riusciremo a superarla insieme. Siamo forti, lei è forte.> appoggia la sua testa sulla mia spalla ed io gli do un bacio. 

So che ce la faremo!

Corro sopra e prendo dei vestiti in più, delle felpe. Se dobbiamo andare in Italia ci sarà freddo. Sistemo le ultime cose, Mattia nel mentre è rimasto sul divano in silenzio. Lascio un bigliettino sul mobile d'ingresso per avvisare che starò fuori un paio di giorni. Appena sono pronta, Mattia distoglie finalmente lo sguardo dalla finestra.

<Andiamo?> dice con un filo di voce.

<Andiamo> rispondo decisa. 

Voglio esserci per lui. Voglio essere la forza che gli manca per superare tutto.

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