CAPITOLO 15

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-Emily.

Sono fuori a pranzo con papà, oggi abbiamo voluto dedicare una giornata solo per noi. Era da tanto che non stavo così bene con papà. È già passato un po' di tempo da quando ci siamo trasferiti a casa di Kathrin e devo dire di averla presa meglio del previsto. Papà aveva proprio ragione, lei è così dolce e premurosa con noi, non ci fa mancare nulla. E poi, io e lei, abbiamo una promessa.

Siamo seduti al tavolo di un famosissimo fast food che fa panini eccezionali e aspettiamo le nostre ordinazioni. Papà mi chiede come sono andati questi giorni a scuola e se mi sto ambientando alla presenza di Alex nella mia vita, visto come abbiamo iniziato questa convivenza.

<Piano piano stiamo trovando il nostro equilibrio.> rispondo tranquilla. Se sapesse come stanno davvero le cose. Dall'imbarazzo dell'ultima volta, ho cercato di non avere più nessun contatto con Alex. Mancava davvero poco e ci saremmo baciati, se non fosse stato per Kathrin non so davvero fino a dove si sarebbe spinta la situazione. Sono giorni che mi faccio mille domande. Perché la sua presenza non mi infastidisce più? Anzi, perché mi fa piacere? Perché lo sto iniziando a vedere con occhi diversi? Mi affascina il suo mondo, le sue abitudini.

Proprio in quel momento, i miei pensieri vengono interrotti dal cameriere che ci serve le nostre pietanze. Cosa c'è di meglio se non liberare la mente con un buon piatto di pasta, guanciale, panna e pesto di pistacchio? Mamma mia quanto amo la cucina italiana.

<Amore, ti vedo pensierosa.>

<Tranquillo papà, la scuola mi tiene occupata per ora.> spiego.

<Va bene, allora buon appetito?> mi sorride.

<Buon appetito a te.>

Addento il primo boccone e mi sento totalmente appagata dal quel meraviglioso sapore. Che bontà!

<Mangia bene Emily, che buffa che sei.> scoppia a ridere mio padre.

Mi asciugo la bocca con un tovagliolino e sorrido. <Non ci può niente, quando si tratta di cibo, con te.>

<Sai bene come sono fatta.> dico con la bocca mezza piena. Ne mangerei volentieri un secondo piatto, ma vallo a sentire mio padre poi.

Io ho già finito la mia pasta, mio padre è a metà. <Insomma, che sei lento.> sbuffo.

<Il pesce riempie, fammi mangiare in santa pace!> ride.

Dopo dieci minuti finalmente finisce di mangiare, fra una risata e un'altra, qualche foto buffa di lui con la bocca strapiena o che cerca di addentare una cozza. Papà si alza per pagare Indosso il mio solito cappello e occhiali da sole, per non farmi riconoscere, e l'aspetto. Una volta fuori decidiamo di fare una passeggiata per le vie di New York, più la guardo, più mi innamoro di questa città.

Ci scattiamo un sacco di foto, amo fotografare e immortalare ogni momento. Amo la magia che ti suscita un ricordo. Amo rendere eterno un attimo di felicità.

Adesso siamo davanti alla gelateria preferita di mamma. Da quando lei non c'è più, questo è diventato un po' il ritrovo mio e di mio padre. Il proprietario è un nostro grande amico, mi conosce da quando ancora ero nel grembo di mia madre. Gli ha anche dedicato un gusto di gelato. Entriamo e ci sediamo in fondo, in un tavolino vicino la finestra. Che bella vista che c'è da qui. Si avvicina Antonio, il proprietario.

<Tesoro mio, quanto tempo.> dice abbracciandomi. Ricambio l'abbraccio e lui mi stringe forte a sé. <Amico mio.> si rivolge a mio padre.

Ci chiede u po' come sta andando, parliamo del più e del meno. <Allora cosa vi porto?> chiede.

<Per me un Elizabeth.> gli sorrido.

Mio padre mi guarda e assume un'espressione malinconica. <Facciamo due.>

<Arrivano subito.> ci informa Antonio.

Vedo papà guardarsi intorno, sembra un po' imbarazzato. <Che ti prende?>

<Niente, è solo che ho tanti ricordi qui con tua madre.> quanto lo capisco.

<Tu forse non ci crederai ma la penso spesso. Prima di fare qualsiasi cosa penso a cosa mi avrebbe detto lei, cosa avrebbe fatto al mio posto, sento che è sempre con me in qualsiasi cosa, in qualsiasi momento.>

<Perché non dovrei crederci?> non capisco cosa voglia dire.

<Forse penserai che avendo una nuova compagna, una nuova vita, io l'abbia un po' dimenticata alla mamma, ma non è così. Una parte di me la ama ancora e lo farà per sempre.> gli accarezzo una guancia e gli sorrido.

<Lo so papà, lo so.>

INSEGNAMI A VIVEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora