CAPITOLO 10

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-Emily.

Sono a casa di Cherie da oggi a pranzo e si è letteralmente portata il cervello. Mi ha pregata di venire con lei alla partita di basket di oggi pomeriggio, dicono che è una partita essenziale per la scuola.

In più dopo la partita, una certa Jessica Price ha invitato tutta la scuola ad una festa a casa sua. Per quanto mi ha raccontato la mia amica, è la classica ragazzina con la puzza sotto il naso, viziata e che si può permettere di tutto dato che i genitori stanno bene economicamente.

Non ho mai frequentato la scuola al di fuori delle attività curriculari e non ho mai avuto amicizie al di fuori di Cherie. È come se fossi un'estranea lì dentro, se non fosse che sono la figlia di Dominic Jackson. Tutti conoscono me, io non conosco nessuno invece.

<Perciò hai capito? Mi ha fermata e mi ha invitata alla partita.> esclama tutta contenta, mentre cerca qualcosa da mettere nell'armadio. Josh finalmente ha avuto il coraggio di parlarle e spero soltanto che stavolta abbia intensioni serie con lei. Si è provata una miriade di vestisti e alla fine ha optato per un vestitino non troppo elegante, ho continuato a ripeterle che si trattava solo di una partita di basket ma non mi ha voluto ascoltare.

Usciamo di casa e troviamo sua madre in macchina, pronta ad accompagnarci.

<Tesoro, non sei troppo elegante vestita così?> chiede Stephany.

<Mamma, non ti ci mettere pure tu!> butta un gridolino di disperazione.

<È per una giusta causa, Steph.> ridacchio prendendo in giro Cherie.

<Va bene, non mi intrometto.> dice lei con un sorrisino malizioso guardando la figlia.

Una volta arrivati a scuola, Cherie non saluta neanche la madre da quanto è sovrappensiero ed entra direttamente in palestra. Io la seguo, ma prima io e Stephany ci rivolgiamo uno sguardo rassegnato, questa ragazza è un caso perso. Una volta dentro, gli spalti sono stracolmi di gente, chi con striscioni, chi con trombette e chi con le facce dipinte dello stesso colore degli slogan delle due squadre, sono davvero buffi. Cerchiamo di prendere posto e alla fine ci ritroviamo in prima fila, proprio dove mi auguravo di non sedermi. Sbuffo infastidita ma cerco di non fare storie. Passiamo un quarto d'ora a parlare del più e del meno fino a quando il coach annuncia l'ingresso delle due squadre. Alex corre spavaldo nel campo seguito dai compagni di squadra. Devo ammettere che le loro uniformi sono davvero carine. Appena Cherie incontra lo sguardo di Josh, che la saluta con un cenno di testa, mi dà un pizzicotto dall'euforia. Le do una gomitata. <Contieniti o crederà che sei pazza.>

<Ma l'hai visto? Oggi è più bello degli altri giorni.> lo fissa.

Dopo lo show iniziale delle cheerleader, finalmente, inizia la partita e devo ammettere che non è poi così male. I ragazzi della nostra scuola sono davvero bravi ma neanche quelli della squadra avversaria scherzano, hanno già segnato un punto. I New York Knicks sono indietro di due punti quando l'arbitro suona la fine del terzo quarto, non ne capisco molto, ma a quanto pare ci rimane l'ultimo quarto per vincere.

I giocatori si riposano un po', c'è chi beve e chi si asciuga il sudore, scoppio a ridere appena vedo uno che si getta per terra come se fosse svenuto. <Cos'è che ti fa tanto ridere?> dice una voce dietro di me.

Mi giro e noto Alex con i capelli tutti spettinati e delle goccioline di sudore che gli rigano il viso. <Niente, siete solo buffi.>

<Come mai qui?> chiede.

<Sono venuta per accompagnare Cherie.> mi guardo attorno per vedere dove sia finita. La vedo che parla con Josh e lascio perdere.

<Ti stai divertendo?>

<Beh, non è così male, spero solo che adesso giocherai meglio di come guidi la moto, hai solo segnato 5 punti.>

<Come se tu ce ne capissi qualcosa di basket, Emily. In ogni caso, possiamo ancora vincere.> si fa serio.

<Lo spero per voi.> dico altezzosa.

Mi rivolge soltanto uno sguardo e se ne va. Lo seguo con lo sguardo e vedo che ritorna in campo. Pochi secondi dopo il coach annuncia l'inizio dell'ultimo quarto e tutti i giocatori prendono posto. Subito dopo Josh segna un punto e grazie a lui adesso stiamo 8 a 7 per i Brooklyn Nets, ci mancano solo due punti per vincere. La partita continua, è il quarto d'ora più movimentato di tutti, non smettono di correre, chi cerca di tenere occupati alcuni giocatori, chi invece come unico obbiettivo ha di prendere quel pallone. Mancano gli ultimi secondi e la palla l'ha di nuovo Josh, corre verso il canestro ma uno dei Brooklyn Nets lo fa cadere e la palla va in aria, Alex l'afferra e continua a correre. Arriva al canestro, salta e aggrappandosi al bordo fa entrare la palla nello stesso momento in cui il fischietto suona e segna la fine del tempo. Tutti gli studenti esultano e la partita è ufficialmente vinta dai New York Knicks. I compagni di squadra accerchiano Alex, prendendolo dai piedi e lo lanciano in aria ripetutamente, lui non fa altro che ridere ed esultare. Una volta sceso però, si bacia la mano e la punta verso il cielo, sorrido a quel gesto capendone il significato e applaudo insieme a tutti gli altri. La partita finisce con l'esibizione finale delle ragazze e l'intervento del coach a favore della squadra. Scendo dagli spalti e dico a Cherie che l'aspetto fuori, mentre lei va a congratularsi con Josh.

Alla fine mi sono divertita per essere stata la mia prima partita.

Dopo dieci minuti circa arriva Cherie, che chiama sua madre e dopo poco più di mezzora siamo già a casa sua. Saliamo in camera per prepararci per la festa e iniziano le altre discussioni, lei non fa altro che parlare a raffica e per un momento non la seguo più, poi si gira verso di me e mi scruta dalla testa ai piedi. <Adesso, per cambiare discorso...> cerca qualcosa nel suo armadio, ma non capisco cosa visto che già è vestita e truccata per la festa. Poco dopo si presenta davanti a me con un sacco nero. <Questo è un vestito per la festa, provalo ti starà bene.> scoppio a ridere e lei sbuffa nervosamente prima di strillare come una bambina capricciosa.

<Ma sei una ragazza, Emily.> ha afferrato in pieno il messaggio.

Non indosserò quel coso. Non ho mai amato i vestiti, troppo stretti o troppo ampi e decisamente poco coprenti. L'unica volta che indossai un vestito fu per il funerale di mia madre.

<Posa quella specie di mostro, indosserò un jeans e una camicetta.>
<Ma almeno ti metti dei tacchi?> non amo neanche quelli ma per stasera non mi dispiacerà essere un po' più alta, è una festa in fin dei conti.

<Va bene.> acconsento la sua proposta ed emette un gridolino di felicità.

Mi porge un paio di decolté nero lucido, sono carine ma scommetto tutto l'oro del mondo che passerò tutta la sera a cadere da quei trampoli da circo.

Ci sarà davvero da divertirsi stasera!

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