-Emily.
*Apatica, egoista, scontrosa...tutte qualità che non mi appartenevano, ma per qualche strana ragione mi comportavo da tale. Adrenalina e pericolo, due cose che invece amavo tantissimo. Provavo delle sensazioni indescrivibili e tutto questo mi serviva a ricordare che qualcosa di vivo in me era pur rimasto*
La sveglia suona ed io sono costretta ad alzarmi. Esco dalla camera per andare a lavarmi, ma la porta del bagno è chiusa. <C'è qualcuno?> chiedo bussando.<Non rompere Emily.> Alex.
<Muovi il culo, ho fretta.> rispondo agitata.
Dopo qualche minuto esce dal bagno e mi sorpassa dandomi una spallata. <Buongiorno anche a te animale!> gli urlo e in tutta risposta ottengo il rumore della porta sbattere rumorosamente.
<Come inizio non c'è male.> sussurro. Entro nel bagno, mi do una sistemata veloce, dato che è già tardi, e scendo giù.
<Buongiorno.> dico entrando in cucina, sono già tutti qui.
<Buongiorno tesoro.> mi saluta mio padre, dandomi un bacio in fronte.
<Ciao Emily, vuoi qualcosa da mangiare?> chiede Kathrin.
<No, non ho fame> prendo il mio zaino e lo metto in spalla. <Preferisco andare a scuola.>
<Vuoi andare con Alex?> ma è forse impazzita questa donna?
<No, vado con un amico.> rispondo calma.
<Ti vedi ancora con quel Mattia?> chiede mio padre scocciato.
Mattia è un ragazzo italiano che si è trasferito a New York quando era piccolo. A papà non è mai piaciuto il fatto che Mattia avesse la passione per le moto e le corse, e istintivamente cerca di proteggermi. Conosco quel ragazzo da quando ho sei anni e da quel momento non ci siamo più separati.
Ci siamo conosciuti un giorno al parco, ero con mia madre e stavamo giocando a nascondino. Ad un tratto non riuscì più a ritrovarla e mi ero fatta sovrastare dalla paura, così ero scoppiata a piangere ma a un tratto vidi un bambino avvicinarsi a me e dopo avermi asciugato le lacrime, mi riportò da mia madre. Non so come fece ma in quel momento mi aveva aiutato a ritrovarla e dopo la sua morte mi ha aiutato a ritrovare me stessa. Mi è stato accanto per interi anni, accettando tutto di me e se oggi cerco di vivere la mia vita ancora con un po' di felicità è tutto merito suo e di Cherie, ma tutto questo mio padre non potrà mai capirlo. Non capirà mai che quel ragazzo ha fatto sì che lui non perdesse anche l'unica figlia che ha.
<Sì, sta venendo a prendermi.> gli rispondo.
<Non mi piace quel ragazzo, Emily.> puntualizza per l'ennesima volta.
<Non deve andar bene a te ma a me.>
Mio padre si sta innervosendo e vedo Kathrin mettergli una mano sulla spalla per cercare di calmarlo. <Emily, tuo padre si preoccupa per te.> si affretta a dire prima che lui scoppi letteralmente dalla rabbia.
<Non deve preoccuparsi, so cavarmela da sola.> sono già abbastanza grande, non vedo nulla di cui preoccuparsi. <E poi tu stanne fuori, sono discorsi nostri questi.>
<Emily!> grida mio padre.
<Cosa vuoi?>
<Non è questo il modo di parlarle!>
<Perché lei chi è per dire cosa pensi o no? Lei non è la mamma.> urlo esausta.
Mi volto verso di lei e la fulmino con lo sguardo. <Puoi giocare a fare la madre perfetta con tuo figlio ma non azzardarti a farlo con me. Chi cazzo ti credi di essere eh? Devi stare fuori dalla mia vita.>
<Emily, io non voglio prendere il posto di tua madre.> le trema la voce e sembra abbastanza scossa.
<Meglio così perché non ne saresti mai all'altezza.> puntualizzo acida.
Nessuno parla, nessuno mi guarda. Non riesco a decifrare l'espressione di mio padre ma penso che l'abbia deluso ancora una volta. Alex ha i pugni serrati poggiati sul tavolo e credo che sta pensando ti tirarmene uno proprio in faccia, mentre Kathrin sembra per stare sul procinto di scoppiare a piangere. Subito dopo sento il rombo di una moto. Getto un ultimo sguardo a tutti loro ed esco da casa il più in fretta possibile, senza neanche salutare.
Una volta aperta la porta d'ingresso, Mattia è già lì ad aspettarmi con la sua moto rossa. Mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia e dopo aver ricambiato il saluto mi porge il casco aiutandomi ad indossarlo. Salgo sulla moto ma proprio in quel momento la voce di Alex attira la mia attenzione.
<Emily, sta ferma!> sembra arrabbiato. <Non pensi di aver esagerato a rispondere così a mia madre? Va bene che lo fai con me ma non ti permetto di farlo con lei. Insomma, ci è rimasta di merda!>
<Deve imparare a stare al suo posto, proprio come devi farlo anche tu. Non sei nessuno per darmi lezioni di vita.> lo liquido. <Mattia, parti.> gli sussurro all'orecchio.
In pochi secondi tutto ciò che odio profondamente è lontano da me. Stringo forte i fianchi di Mattia, adagiandomi sulla sua schiena e lo vedo sorridere dallo specchietto.
<Come stai, piccola?> la sua voce è così dolce.
<Portami via Mattia. Non voglio più stare qui.>
<Tieni duro, andrà bene. Pensa a tuo padre e a quanto è felice di questa nuova vita.> mi rassicura lui.
Ha proprio ragione. Fin da quando la mamma è morta il mio unico desiderio è stato poter portare io tutto il dolore che la sua morte avesse causato. Ho sempre avuto questo senso di protezione nei confronti di mio padre, volevo che almeno lui non si distruggesse dentro, proprio come stava succedendo a me. Ho sempre pensato che io fossi abbastanza forte, che ce la potessi fare, ma tutte le convinzioni che avevo fino a quel momento, si stavano disintegrando piano piano.
Mi sento mancare la terra sotto i piedi.
<Stasera mi porti alla pista?> svio il discorso.
Ho voglia di passare del tempo con lui, mi è mancato tanto in questi giorni che non ci siamo potuti vedere.
<Emily, sai che non voglio metterti nei casini con tuo padre.> ribadisce per la milionesima volta ormai.
<Voglio solo stare con te e divertirmi alla pista, per favore.> ho sempre amato andare in quel posto. Mi diverto tantissimo a correre, tutta quella adrenalina, tutta quella velocità mi fa sentire viva, invincibile, come se avessi la mia vita in pugno e sapessi cosa farne.
<E va bene, stasera passo a prenderti.>
Una volta arrivati davanti il cancello della mia scuola, scendo dalla moto e lo saluto, ricordandogli ancora una volta di passarmi a prendere stasera. Mi saluta e si dirige verso il college; Mattia è più grande di me di un anno e frequenta il primo anno d'ingegneria.
Appena supero il cancello d'ingresso vedo Cherie seduta sotto un albero, così la raggiungo. Inizialmente non si accorge di me ma appena alza lo sguardo emette un gridolino di terrore.
<Faccio così paura?> dico sedendomi accanto a lei.
<No stupida.> mi dà un leggero colpo sul braccio. <Ero solo sovrappensiero e mi hai spaventata.>
<A cosa pensavi?> le chiedo mentre cerco di capire cosa sta fissando. Cerco di guardare nella sua stessa direzione e lo capisco subito. L'immagine di Alex che si fuma una sigaretta mi si posiziona davanti e sbuffo infastidita.
<Perché stai fissando Alexander?><Aspetto che Josh lo raggiunga.> sembra ancora ipnotizzata ma appena si accorge di quello che ha detto, si porta una mano sulla bocca e arrossisce voracemente. Io scoppio a ridere e alzandomi la trascino con me verso la nostra classe.
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INSEGNAMI A VIVERE
Lãng mạnEmily Jackson, agli occhi della gente, è una normalissima adolescente americana tanto bella quanto fortunata nella vita, ma nessuno sa cosa nasconde. Ricca e potente, dato che suo padre, Dominic, è il proprietario della famosissima Sociaty Web Magaz...