Capitolo 33.

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La sveglia suonò, mi alzai di malavoglia dal letto e mi avviai al bagno strisciando i piedi.
Entrai in bagno e mi appoggiai al lavandino, guardandomi allo specchio.
Cosa vedo? Vedo una faccia, una persona di merda, che ora ha solo bisogno di una cosa, anzi di un ragazzo.
Colui che si trova in un'altra stanza, in un altro letto, e non nel mio. 
Colui che da oggi non mi sveglia con la sua voce, ma mi sveglio con una stupidissima sveglia.
Portai le mani in faccia, accorgendomi solo ora di aver pianto, mi sciacquai velocemente la faccia, e indossai un jeans e una felpa, pettinai i capelli e misi solo del mascara.
Uscì dal bagno,indossai le scarpe ed entrai in salotto, sistemai lo zaino, presi il cappotto e uscì di casa.

Camminai lungo il marciapiede, avendo la mente altrove, avvolta da mille pensieri e domande senza risposta.
Arrivai di fronte al cancello, e vidi da lontano Benjamin alzare lo sguardo e venire verso la mia direzione, ma cercai di evitarlo e attraversai il viale della scuola, e mi fermai ad un angolo.
Mi voltai appena sentì una mano sulla mia spalla, mi girai e sospirai appena vidi Valeria.

" tesoro." L'abbracciai fortemente, accarezzandogli la schiena.

" mi faccio schifo." Sospirò tra le mie braccia.

" vale, no. Giuro che ci parlo, te lo prometto." Dissi alzandole il viso, e facendole un sorriso.

" no, lascia stare! Ho già parlato io." Abbassò lo sguardo, cambiando il tono della voce.

" me ne fotto." Ribattei prendendola da un braccio, e portandola verso Benjamin.

Appena ci vide venne verso di noi, ma lo bloccai prima che potesse parlare.

" sei il mio migliore amico, ma ora sono incazzata nera con te." Sbottai, fissandolo negli occhi.

Lui fissava me e Valeria, me e ancora Valeria, deglutì rumorosamente prima di aprire bocca ma la richiuse subito, appena Valeria andò via per l'inizio delle lezioni.

" parliamo dopo, è suonata la campanella." Cercò di liquidarmi, facendo un passo avanti.

" entro a seconda ora, ora dobbiamo parlare." Lo bloccai, prendendolo dalla maglia.

" lo so, sono un coglione." Annunciò, toccandosi un braccio.

" ascolta, mi devi spiegare perché cazzo l'hai lasciata.
E smettila di dire 'era un modo per dimenticarti' - dissi mimando le virgolette con le dita.- io ti voglio un bene immenso, ma stai facendo soffrire una ragazza, la mia amica, ragiona hai fatto tanto per conquistarla, le chiamate che duravano ore, i consigli che volevi da me, le urla che mi provocavi per comprarle qualcosa.
Ti prego, ben.
Per favore, ci tiene a te.
E so cosa vuol  dire perdere una persona a cui ci tieni davvero! " gli spiegai, tenendogli le braccia.

" mi devi scusare davvero per ieri, non volevo.
Non ero in me, non ero quel Benjamin che tu conosci. Non so cosa sia successo  quando sei andata a parlare con Alessio." Si fermò appena abbassai lo sguardo, trovando interessanti le mie converse.

" per Valeria invece, avevo bisogno di capire che cosa stavo facendo, se provavo qualcosa per lei o era una presa in giro sia per me sia per lei. Ma ho deciso! Non posso perdere una persona, a cui ci tengo." Sorrise, e un senso di sollievo mi penetrò nel corpo.

" ecco, grazie." Mi voltai andando verso la porta d'ingresso, ma mi bloccò.

" cosa è successo tra voi due?" Domandò inclinando la testa di lato.

" abbiamo preso una pausa." Mi strinsi tra le spalle e sospirai.
Mi voltai e cominciai a camminare, fin quando mi chiamò, e mi ritrovai tra le sue braccia.

" scusa." Bisbigliò, accarezzandomi i capelli.

" in fin dei conti è stata una decisione di entrambi, perciò." Cercai di fare un sorriso vero.

" dai entriamo."disse prima di stamparmi un bacio sulla guancia.

Entrammo a scuola, e bussai alla porta aspettando un " avanti" del professore che non tardò ad arrivare, entrammo e prima di andarmi a sedere presentai il foglio di entrata e mi sedetti al banco.
Portai il libro di musica sul banco e mi voltai verso Valeria che mi fece un sorriso forzato.
Benjamin passava tra i banchi mentre noi completavamo una specie di verifica, si mise dietro di noi e portò un bigliettino nella tasca della giacca di Valeria.
Il professore ricevette una chiamata e uscì dalla classe, in quel momento Benji ne approfittò per sussurrarle qualcosa all'orecchio, e come risposta  sorrise.
L'ora di musica passò insieme alle altre due di italiano, durante la ricreazione decidemmo di uscire in giardino.

" cosa ti ha detto?"  Domandai inspirando del fumo.

" vuole parlarmi dopo." Scrollò le spalle.

" non fare quell'espressione, tanto sarà qualcosa di positivo." Buttai la sigaretta, schiacciandola sotto i piedi.

" del tipo?" Domandò ansiosa.

" non posso dirti niente." Strizzai l'occhio e entrai in classe.

Le ultime due ore passarono lentamente e quando suonò la campanella, non tardammo ad uscire da quell'inferno.
Corsi verso l'autobus e mi catapultai dentro, prima che possa partire e lasciarmi li.

//spazio autrice.//
Ei,
Scusate il ritardo, comunque eccomi qui!
Spero che vi piaccia.
Fatemi sapere un pochino🙈

"siamo due destinati a mancarci. - Alessio bernabei."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora