La porta della camera si apre e compare il mio fratellino, Davide.
Viene correndo verso di me e si butta tra le mie braccia, coccolandosi al mio petto. Un parte brutta di questo mio trasferimento è lui, il mio piccolino, mi mancherà più di chiunque.
Ha solo quattro anni e non vederlo crescere con me è una brutta sensazione." poli, ma tu mi vuoi bene!" Mi chiese dolcemente quella vocina.
" ma certo piccolo mio! Anche se non ci vedremo devi sapere che ti voglio un mondo di bene." Gli risposi accarezzandogli le sue guanciotte paffute e rosse, dopo la mia frase gli spuntò un sorrisone.
" allora mi aiuti e facciamo la valigia insieme?"
" sii."
Prendemmo da sotto il letto la valigia e mettemmo i vestiti che avevo preparato , per poi aggiungere gli altri che si trovavano nell'armadio, chiudemmo la valigia e ci mettemmo sul letto, l'ultima volta su quel letto insieme.
" non voglio che vai via."
" ma amore! Devo, ti prometto che ci vedremo presto, magari il prima possibile. Vedrai che i giorni passeranno velocemente." Gli assicurai.
" posso dormire con te questa sera?"
" adesso facciamo una cosa: mettiamo il pigiama e ci guardiamo i cartoni."
" però i cartoni gli scelgo io."
" va bene."
Scese dal letto e corse da mia madre per farsi mettere il pigiama, la stessa cosa feci io. Entrò in camera con il suo pigiama blu, un puffo reale.
" cartoni, cartoni." Iniziò ad urlare come un pazzo, gli diedi il telecomando della televisione e mise al suo cartone preferito. Ci stendemmo sotto le coperte e guardammo la televisione Fino ad addormentarci.
Alle 7 suonò quell'oggetto fastidioso, mi alzai di malavoglia e strisciai i piedi fino al bagno, dove mi feci una doccia fresca e indossai un pantaloncino con una maglia larga, lisciai i capelli e misi un filo di matita sulla palpebra mobile.
Uscì dal bagno, entrai nella mia camera, salutai con un bacio sulla guancia Davide e presi la valigia." pronta?"
" si papà."
Uscì chiudendo la porta alle mie spalle. Arrivammo in stazione giusto in tempo, salutai velocemente mio padre, sentendomi dire tutte le sue raccomandazioni.
Sali sul treno, che non tardò a partire e con un gesto della mano salutai mio padre.
Incomincia una nuova vita. Per tutto il viaggio non feci altro che guardare ogni fermata, a vedere l'orario e ad avere sempre più ansia.
Quando mi girai verso il finestrino notai che ero arrivata, quel cartello. Milano Centrale.
Scesi velocemente dal treno, mi girai intorno e c'era gente che correva, chi abbracciava il propri famigliari o amici, chi saliva sul treno e poi c'ero io, una ragazza che cercava la sua migliore amica. Ed eccola lì. Corse verso di me e mi abbracciò più forte che poteva." polii! Non ci credo." Disse quelle parole con un sorrisone e le lacrime agli occhi.
" Fraa mi sei mancata tantissimo." L'abbracciai di nuovo.
" vieni andiamo, mio padre ci sta aspettando in macchina."
Seguì lei e salimmo in macchina, dove c'era il padre di Francesca.
" buongiorno." Salutai cortesemente Giuseppe, che mi guardò sorridente e ricambiò il saluto.
" papà, dobbiamo portare Paola nel suo appartamento."
" certo. Mi dispiace davvero che tu non possa abitare insieme a noi." Si scusò con un tono della voce più basso.
" tranquillo, me la cavo. Poi per come mi hanno detto:!avrò un inquilino, e oltre alla scuola troverò un lavoro per pagare le spese in due." Gli assicurai.
" spero che ti troverai benissimo, qui. Bene siamo arrivati."
Scesi dall'auto salutai Giuseppe e poi Francesca con un bacio sulla guancia.
" ci vediamo domani mattina."
Pronunciò questa frase e la vidi scomparire in mezzo alle altre macchine.
Sali le scale dell'alto edificio posto di fronte a me, arrivata alla mia porta, feci un sospiro per rilassarmi e piano apri la porta, e intravidi una figura.// spazio autrice //
Secondo voi chi sarà?
Vi lascio così! Spero vi piaccia.
Tanti commentini qui sotto.
👋🏻💖
STAI LEGGENDO
"siamo due destinati a mancarci. - Alessio bernabei."
Fanfiction"E non me ne frega se tra un po' si tornerà a scuola, se inizierà a fare freddo, se pioverà e io non avrò l'ombrello. Perchè quando ti manca una persona il resto non conta un cazzo."