Capitolo 32.

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Queste giornate No. sono un fastidio assurdo.
Iniziare la giornata con una caduta è il miglior modo.
Beh, le figure di merda ed io siamo migliori amiche, soprattutto vicino ai ragazzi boni.
Oh certo, ora direte più bono di Alessio chi c'è, si avete ragione ma capite, ho solo 17 anni eh.

Mi alzai velocemente da terra, dandomi delle pacche sui jeans per pulirmi, misi il cappuccio della felpa in testa e scoppiai a ridere per la figura di merda.
Camminai velocemente con lo sguardo rivolto Alla strada, un paio di vans stracciate si presentarono di fronte ai miei occhi, alzai velocemente lo sguardo ritrovandomi a pochi centimetri di distanza il viso di Benjamin.
I suoi occhi contro i miei, una scossa improvvisa, portò la sua mano calda sulla mia guancia fredda, le sue labbra sulle mie, non riuscivo a gestire la situazione, i piedi si erano bloccati, ogni parte del corpo sembrava non seguire gli ordini che formulava la mia mente.
Lo allontanai da me, fissandolo silenziosamente riprendendomi dallo shock improvviso.

" perché?" Fu l'unica parola che dissi, spiazzata.

Abbassò lo sguardo, sedendosi sul marciapiede e toccandosi ripetutamente il ciuffo, sbuffando.

" vuoi parlare?" Chiesi sedendomi vicino a lui.

" l'ho lasciata." Rispose,guardando un punto fisso.

" cosa? Perché?" Mi alzai di scatto, non credendo alle parole pronunciate poco fa.

" mi piaci, cazzo se mi piaci. Io stavo con lei solo per non pensare a te." Sputò quelle parole con molta disperazione.

" Benjamin ti prego." Indietreggiai appena si alzò con uno sguardo da belva, e avvicinandosi pericolosamente, fino a bloccarmi dalle braccia e baciandomi di nuovo.

" che cazzo fai?" La sua voce mi fece prendere uno spavento, allontanai il ragazzo che fino a poco fa reputavo migliore amico, e fissai gli occhi di colui che aveva pronunciato quelle parole.

Non riuscì ad aprire bocca che andò via, lungo il viale posto di fronte a noi, restai li ferma, immobile a osservarmi intorno.
Benjamin mi strattonò da un braccio verso la sua direzione, mi incitò con lo sguardo ad andare da lui e così feci.

" Alessio, fermati." Urlai, ormai con il fiatone.

Si fermò di colpo, dandomi le spalle.
Credo che spettasse una mia parola, ma le parole non uscivano, avevo un nodo in gola e le mani sudate, sospirai in modo da tranquillizzarmi ma inutile.

" non era ciò che pensi, te lo giuro." Dissi, con voce tremante, chiudendo gli occhi e riaprendoli poco dopo.

" non sono incazzato, ma ho bisogno di chiarimenti." Risposi, girandosi e puntando i suoi occhi nei miei.

" quali chiarimenti?" Domandai, cercando di guardare altrove.

" io non lo so, non riesco a capire tutto questo." Si strofinò la faccia con la mano, mostrandomi una smorfia di confusione.

" mi dispiace, lo so non sono ciò che t'aspettavi!
Tu non sei confuso, come fa vedere il tuo viso, tu hai le idee chiare.
Ma diciamo che non vuoi dirmelo direttamente per paura di farmi soffrire, ma ci sono abituata.
Me ne rendo conto da sola, io sono un disastro su tutto." Risposi alla sua affermazione, sedendomi sul marciapiede, e guardando il cielo.

" le nostre vite sono così diverse che non potrebbero mai combaciare, io non posso soddisfare te, è questo che non vuoi dirmi.
Insomma ho diciassette anni e tu ventitré, avevi ragione quando parlavi con Francesca, posso essere tutto ciò che vuoi, ma non possiamo stare insieme.
E giuro che mi fa rabbia, perché io a te ci tengo più della mia stessa vita, ma ripeto conosco come sono fatta, e so che non posso soddisfare te." Abbassai il capo, strofinandomi le mani vicino al busto.

" non sei solo tu il problema di questa relazione, lo sono anche io.
Non tutti siamo perfetti, ma credo che dovremmo prendere un pausa." Si fermò, appena girai il capo cercando di non far uscire quelle dannate lacrime.

" non fare così ti prego, sto male anche io, ma credo che sia giusto così.
Magari saranno poche ore, pochi giorni o settimane, ma ne ho bisogno, perché voglio stare con te ma avendo una mente e un cuore migliore, te lo giuro." Mi prese il viso tra le mani, costringendomi a guardarlo.
Si alzò porgendomi una mano, l'afferrai e mi strinse a lui.
Mi staccai da lui, e si avvicinò lentamente a me facendo unire i nostri respiri in uno solo, e unendo le nostre labbra, si staccò lentamente come se volesse assaporare ogni attimo.

 Mi staccai da lui, e si avvicinò lentamente a me facendo unire i nostri respiri in uno solo, e unendo le nostre labbra, si staccò lentamente come se volesse assaporare ogni attimo

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" Ei, non farmi quella faccia. Comunque sei una bella ragazza, ciao mi chiamo Alessio Bernabei." Mi porse la mano, sorridendo come un ebete, il quale mi fece scoppiare a ridere, lacrime di tristezza e allegria solcavano il mio viso, ma dopo un altro abbraccio di Alessio diventarono di tristezza.

" sono abituato a vedere mille ragazze piangere vicino a me." Mi accarezzò delicatamente la guancia, cercando di sdrammatizzare la situazione.

" scemo." Sbottai, ancora al suo petto.

" andiamo a casa, ragazza che ancora non mi ha detto il suo nome." Disse, scompigliandomi i capelli.

Dieci minuti dopo, ritornammo a casa mi catapultai sul divano, seguendo ogni movimento che faceva Alessio, nel cercare qualcosa d'interessante per lui.
Passammo la serata a parlare tranquillamente, mentre il mio stomaco si contorce al solo pensiero che non siamo più niente, ma soltanto amici.
La mia mente va a puttane solo guardandolo.
Si erano fatte le 23.30 Alessio si alzò dal divano, prese il cellulare e mi stampò un bacio in fronte prima di chiudersi in camera.
Decisi di andare a dormire anche io, visto che l'indomani avrei avuto scuola.

"siamo due destinati a mancarci. - Alessio bernabei."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora