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"Steve! Sei tu, mi hai spaventato" ripresi a respirare, accorgendomi solo in quel momento di aver trattenuto il fiato. "E tu hai spaventato me. Dove stai andando?" chiese preoccupato. Preoccupato? Perchè?

"Sto uscendo per fare un giro, che problema c'è?" domandai un po' disorientata dal suo atteggiamento. "Nessun problema Lia, solo stai attenta okay?" rispose lasciandomi la mano e tornandosene da dove era venuto.
Che strani i ragazzi!
Uscii dal portone e mi diressi verso il bar del campus. Nel tragitto per arrivare notai che l'intero campus era pieno di ragazzi, ne era davvero sommerso.

Mi avvicinai ad una ragazza con dei bellissimi capelli rossi, aveva una corporatura esile ed era alta quanto me. "Ciao" la salutai per attirare la sua attenzione. "Ciao straniera, ci conosciamo?" ricambiò, con un sorriso a trentadue denti che illuminò il suo bellissimo viso facendomi notare gli occhi color nocciola. Scossi la testa, "No non ci conosciamo, ma volevo chiederti come mai a quest'ora è pieno di ragazzi" le chiesi indicando con la mano tutte le persone intorno a noi.
Sorrise compiaciuta e mi guardò come se le facessi un po' tenerezza. "Non sai delle gare che vengono fatte la notte vicino al campus? Sono tutti ragazzi che stanno tornando dalla fine".

"Che genere di gare?" indagai. "Gare clandestine, di cross. Conosci la cross?" mi domandò divertita. Annuii. Amavo le moto, era sempre stata la mia passione.
"Si, la conosco abbastanza" risposi vaga. La sua espressione cambiò, da divertità diventò seria e iniziò a fissarmi. "Che sbadata! Non mi sono neanche presentata" esclamò battendosi una mano sulla fronte e scoppiando a ridere, contagiando anche me. "Io sono Melinda, piacere" disse porgendomi la mano, "Io mi chiamo Lia" ricambiai stringendogliela.
"Adesso devo andare Lia, ma se vuoi possiamo vederci alla prossima gara. Tieni, ti lascio il mio numero" prese la mia mano e lo scrisse sul palmo con la penna che teneva in tasca. "È stato un piacere" la salutai e se ne andò.

Superati gli ultimi ragazzi che erano rimasti raggiunsi il bar e feci colazione con una bella tazza di caffè e panna. Seduta al tavolo vicino alla finestra, mi immersi nel guardare il poco via vai di gente che passava per la strada e non mi accorsi della presenza che si trovava al mio stesso tavolo, di fronte a me.
Un colpo di tosse mi distrasse dalla vetrina e attirò la mia attenzione. "Buongiorno panna" disse sorridendomi e facendo un cenno con la mano chiamo un cameriere ordinando del caffè.
Lo salutai con un cenno della testa ma subito dopo lo guardai interrogativa, "Panna?" domandai. Nella mia tazza non c'era più traccia della panna, era rimasto solo un po' di caffè. Lui sorrise di nuovo e si sporse verso di me, col pollice passò sul labbro superiore premendo leggermente, dopodichè ritrasse la mano e mi mostrò il dito pieno di panna.
"Panna" disse e si infilò il pollice in bocca sorridendo alla mia espressione imbarazzata.

Arrivò il cameriere con il caffè e glielo poggiò davanti, mi fece un cenno e se ne andò.
"Ci sta provando" sussurrò lui quasi ringhiando mentre puntava il ragazzo che lo aveva servito.
"E se anche fosse? È carino" esclamai beffandomi di lui. "Non può provarci" disse e iniziò a bere il suo caffè.
"Geloso, Thomas?" domandai allusiva al comportamento. "Io?" esclamò indicandosi, annuii e continuò "di te? Mai".
Si alzò dalla sedia e se ne andò lasciandomi come mi aveva trovata. Da sola.

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