Capitolo 25

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L'acuto di Hey Angel rimbomba nella camera, e nonostante lo ascolterei per ore, in questo momento proprio non ce la faccio.

Dopo aver rimandato la sveglia già un paio di volte, decido di alzarmi.

Mi lavo e indosso una magliettina rossa all'interno di una gonna a vita alta nera, al di sotto, delle parigine nere e un paio di stivaletti neri con un minimo di tacco, metto una linea di eyeliner e un po' di mascara per completare il tutto, sciolgo i folti capelli ricci dallo chignon fatto la sera precedente e scendo a fare colazione. Oggi Luke deve partire e sono di una tristezza immensa.

Al piano di sotto trovo Luke intento a parlare con mio padre, o meglio, a subirsi una ramanzina da parte di quest'ultimo su cosa fare prima delle vacanze di Natale.

Appena termino la rampa di scale che mi separava dal ragazzo gli salto addosso, interrompendo mio padre. Anche se preso alla sprovvista, con un sorriso malinconico in volto ricambia la stretta e mi accarezza i capelli.

《Penso sia ora che io vi lasci un po' per le vostre...》Annuncia mio padre.

Non ricevendo risposta da parte di noi due, va via in cucina raggiungendo mia madre che osserva la scena con le lacrime agli occhi.

Le lancio uno sguardo omicida spingendola ad andare via e così fa, chiudendo dietro sé la porta.

Anche se con difficoltà, mi stacco dal forte abbraccio e lo guardo in quegli occhi...di un blu così profondo che ti ci puoi perdere.

《Tra solo un mese ci rivedremo, non disperare, mancherai anche a me ma trova il lato positivo...dormirai su un letto!》 Mette enfasi nell'ultimo periodo, in modo da suscitare in me una piccola risata.

《Mi prometti una cosa?》 Domando con le lacrime sul punto di scendere.

Annuisce con convinzione alzandomi lo sguardo con l'indice destro.

《Mi chiamerai tutti i giorni? Ogni volta che avrò bisogno di te tu non ci sarai vero?》 Inizio a disperarmi e lui cerca di calmarmi attraverso dei bacini sulla guancia e delle carezze sulla schiena.

《Invece sì, mi chiamerai quando avrai bisogno...ogni volta, e io sarò sempre dall'altro capo del telefono ad ascoltarti, perché è la distanza a farci crescere, a farci capire che il mondo è grande ma chiunque si può trovare, e tu troverai me, e qualsiasi altra persona tu voglia trovare, come Adam -mi sussurra all'orecchio- quindi non ti preoccupare perché io ci sarò》.

Mi abbraccia, ma sta volta a interrompere questo momento non sono io, ma mio padre.

《Luke, è ora di andare》Guardo negli occhi quel biondo dallo sguardo attraente e lo saluto con la mano.

Lui mi sussurra un: 《Ciao Ni》 Sorridendo.

Lo guardo andare fin quando la macchina sfreccia dietro l'angolo, con a bordo Luke, Bea e i miei.

Vado in cucina e faccio colazione: una tazza di caffe e dei biscotti non faranno certo male.

Mentre sto per addentare il primo biscotto mi arriva un messaggio. A quanto pare oggi i bei momenti devono essere sempre interrotti.

Il messaggio è da parte di Adam.

'We took a chance, God knows we tried'.
Io lo amo, cazzo se lo amo ma lui sa che sta volta non potrà riavermi facilmente, anche se lo vorrei più di quanto un gattino desidera il latte.
Dopo questo messaggio ne segue un altro: 'Oggi, quarta ora, stanzino del bidello...tranquilla, non voglio ucciderti ;)'
Messaggi curiosi direi. Non rispondo, tanto sa che ho letto.
Finisco di mangiare la colazione e, armata di cuffiette, zaino e cellulare parto verso il posto che più i ragazzi temono.

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