In ginocchio, Kajira

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Lei, Johanna, capelli lunghissimi, neri come la pece, occhi azzurri come il cielo estivo, aveva da poco scoperto il BDSM spinta da pura curiosità.
Lui, Erik, capelli biondo scuro e occhi verdi, era il proprietario di un nightclub con spettacoli a tema.
Lei era arrivata una sera in quel club, lui non l'aveva notata subito, stava rannicchiata in un angolo a guardarsi intorno, sembrava timida e impacciata, ma quando i loro sguardi si erano incrociati, avevano capito immediatamente di essere fatti l'uno per l'altra.
Erano usciti insieme un paio di volte, si erano innamorati ed ora lei era la sua fidanzata e sottomessa da 2 anni. Anche quella sera lei giaceva a terra, seduta sui talloni, con il capo chino, lo sguardo basso, le mani aperte sulle ginocchia con i palmi in su, senza il coraggio di guardarlo negli occhi, sentendo il suo sguardo addosso, vestita solo del reggiseno e degli slip rosso fuoco.
<<Parla Kajira, mia piccola schiava, che stai facendo?>>.
<<Vi avevo detto che mi sarei messa in ginocchio, vi avevo detto che avrei implorato, avrei ribadito la mia posizione. Avete il mio cuore, la mia anima, e adesso avrete il mio corpo>>, rispose Johanna, con la voce flebile e rotta dall'eccitazione.
Erik le sollevò la testa con il frustino di cuoio, quello che teneva in mano, <<alzati Johanna, e mettiti carponi sul letto>>.
Lei eseguì senza fiatare e appena fu in posizione lui le andò dietro e una frustata la colpì sul retro di una coscia, facendola urlare di dolore e distendere a pancia sotto sul letto. Lui la osservò dall'alto pensando a quanto fosse bella la sua pelle arrossata dallo scudiscio, guardando come la sua eccitazione le colava dalle labbra sulle coperte e riflettendo su come il suo sguardo tra l'impaurito e il sorpreso lo stesse eccitando ancora dipiù. S'inginocchiò accanto a lei e con un dito le spostò i capelli di lato, poi le sfiorò la nuca lasciata scoperta e continuò lungo tutta la spina dorsale, mentre lei emetteva gemiti leggeri e parole sconnesse. La sentì irrigidirsi quando le sfiorò la curva del sedere con le dita e la vide inarcarsi e urlare quando le infilò due dita dentro, trovandola pronta e bagnata per lui. Le tolse il reggiseno e le strizzò i capezzoli già turgidi e tesi. Le prese i polsi con una mano e salì sopra di lei, schiacciandola e facendole sentire la propria erezione premere sulla pelle. Si allungò verso il comodino e prese un foulard con cui le legò i polsi alle sbarre della testiera, per poi toglierle le mutande. Lei gemette per quella vicinanza e per il non sapere cosa stava per succedere. Erik si slacció i pantaloni e se li tolse insieme ai boxer, poi si abbassò su di lei, la graffiò e la morse su tutta la schiena, poi la penetrò con forza e senza preavviso, facendola gridare un altra volta, ci volle poco perché entrambi si fondessero nell'altro, i loro respiri si sincronizzarono, i loro corpi sudati scivolarono tra loro e dopo un altro paio di spinte vennero insieme, poi lui la slegò e si distese sul letto prendendola tra le braccia.
<<ti amo Erik>>
<<anche io cucciola mia>>.

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