A volte l'amore non basta.

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Vorrei ringraziare chi ha votato a favore della mia storia e ha commentato i primi capitoli. Grazie davvero :) vi lascio al terzo capitolo, come al solito fatemi sapere cosa ne pensate. Spero vi piaccia <3

Lele
"Lè! Vuoi rispondere per favore? Arrivi alle due di notte con la faccia di uno a cui è morto qualcuno, ti butti sul mio divano e ti addormenti senza dire una parola e ancora continui con sto silenzio? Che cavolo è successo? Elodie sta bene almeno? La tua famiglia? È successo qualcosa con il tour?"
Gabriele mi riempie di domande, mentre cerco di svegliarmi sorseggiando il mio caffè, con scarsi risultati.
"Gabri per favore, mi sta scoppiando la testa. Lasciami svegliare un attimo."
"Ok, ho capito. Ora chiamo Elodie e me lo faccio dire da lei che cosa ti è capitato."
Fa per alzarsi, ma io lo blocco di scatto.
"Ci siamo lasciati Gabriele. Lei mi ha lasciato." Dico, buttandomi con la schiena sul divano e mettendomi le mani sugli occhi.
"Ma perché?" Mi domanda il mio amico, sconvolto e con voce rotta. "Sono sicuro che non vi siete lasciati sul serio Lè, vi amate troppo!"
"Lo so..." dico, sul punto di piangere.
"Vedrai che si sistemerà tutto. Non riuscite a stare lontani, io lo so. Io so quanto vi amate, ho assistito alla nascita del vostro amore." Mi dice Gabriele con occhi sognanti e con l'estrema dolcezza che lo contraddistingue. Un sorriso triste compare automatico sul mio volto.
"A volte l'amore non basta." Dico in un sussurro.

Un anno prima...
Sono sul letto con la mia amata chitarra e un foglio stropicciato su cui sto tentando di scrivere qualcosa, con scarsi risultati. Questa non è serata. Gabriele è tornato a casa dai suoi per il fine settimana e io ho deciso a malincuore di restare a Roma, così da poter studiare e provare i pezzi che mi sono stati assegnati. Ma il pensiero è fisso sulla mia famiglia. Mi mancano così tanto. I miei pensieri vengono interrotti da una voce che mi è familiare. Proviene dal terrazzo della stanza accanto, quella di Elodie, così mi viene spontaneo avvicinarmi alla finestra per ascoltare. Sto origliando. Non mi sembra vero, eppure lo sto facendo, senza neanche capirne il motivo. Elodie parla con voce rotta e arrabbiata.
"No Andrè, te lo avevo detto che non sarei tornata a Lecce questa settimana, quindi non riesco a capire tutta questa rabbia. No, sei tu che non mi ascolti. Non me ne frega niente Andrea, se ti manco tanto puoi pure venirci tu a Roma, mica ti mangio! No, Andrea non ho finito, non provare a riattaccare, Andrea! Pronto?"
Dal silenzio successivo direi proprio che lui ha riattaccato. Ritorno a sedermi sul letto, sentendomi in colpa per aver appena ascoltato qualcosa che non mi riguarda.
Sono passati solo pochi minuti quando sento bussare alla porta. Corro ad aprire, curioso di chi possa essere, e la sorpresa è evidente nel mio sguardo quando mi trovo davanti Elodie, visibilmente scossa e con gli occhi gonfi.
"Ciao Lè, per caso c'è Gabri dentro?" Resto un attimo spiazzato, poi capisco. In queste poche settimane Elodie e Gabriele sono diventati molto amici, lei spesso viene a passare la serata con lui e si diverte ad ignorarmi o a lanciarmi frecciatine cattive. Così dopo qualche secondo rispondo.
"No Elo, Gabriele è tornato a Napoli per il fine settimana, mi dispiace." La vedo trattenere le lacrime.
"Ok, non lo sapevo. Scusa il disturbo." Mi rivolge un sorriso prima di voltarsi per dirigersi alla sua stanza.
"Hey aspetta Elodie! Ti va di entrare lo stesso? Sono solo, magari ci facciamo compagnia." Dico abbozzando un sorriso. Lei sembra incerta, si guarda un attimo intorno. Dopo pochi secondi però la vedo sorridere rilassata.
"Ma si, va bene." Dice entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
"Allora Esposito, cosa stai facendo di bello?" Chiede buttandosi sul mio letto.
"Cercavo di scrivere, ma con scarsi risultati."
"Ah si? Come mai? Non trovi l'ispirazione?"
"In realtà no...non stasera. Mi manca molto la mia famiglia." La vedo addolcirsi all'improvviso. È così bella con quel sorriso dolce stampato in volto. In realtà è bella sempre. Caccio subito questi pensieri e cerco di togliermi dalla faccia lo sguardo da stupido che mi compare in volto quando mi incanto a guardarla.
"Parlami di loro." Mi dice dolcemente.
"Bè, i miei genitori si amano dopo vent'anni come il primo giorno. Ho un nucleo familiare molto stabile. Loro ci sono sempre. Sono una presenza costante nella mia vita. E poi c'è Mattia..." dico sorridendo.
"Chi è Mattia?" Mi chiede curiosa.
"È mio fratello. È più piccolo di me. È ciò che vorrei diventare un giorno. Una persona speciale, pulita. Sai, vorrei essere un esempio per lui tanto quanto lui lo è per me. È più piccolo di me, ma nonostante tutto credo di avere imparato più io da lui da quando è nato. Vorrei tanto che lui fosse orgoglioso di me. Vorrei poter essere il suo punto di riferimento."
Mi guarda con gli occhi che le brillano.
"Sono certa che sei già un punto di riferimento per lui Lele" mi dice, avvicinandosi e intrecciando le sue dita con le mie. Abbasso lo sguardo e mi fermo a guardare le nostre mani legate. Lei, essendosi resa conto del suo gesto involontario, prova a staccare la mano dalla mia, ma io prontamente la stringo forte, alzando lo sguardo su di lei. Siamo vicini, troppo vicini. Ma è una vicinanza che mi fa bene. Il suo fiato sul mio collo mi fa sentire vivo. Poggia la testa sulla mia spalla e io parlo in un sussurro, con la paura di rovinare il momento che inconsapevolmente abbiamo creato.
"Ti ho sentito parlare con Andrea poco fa." La sento irriggidirsi ma continuo. "Mi dispiace che abbiate dei problemi, so che eri venuta da Gabri per parlarne con lui. Ma se vuoi puoi parlarne con me Elodie. Davvero. So che mi sopporti poco, ma in fondo tu mi piaci e mi dispiace vederti star male." Resta zitta per minuti che mi sembrano secoli. Poi finalmente comincia a parlare. Ed è questo il momento. Credo che sia stato questo il preciso istante in cui mi sono innamorato di lei. Anche se ancora non lo sapevo.
"Lele vedi, in realtà non c'è molto da dire. Io ho avuto una famiglia opposta alla tua. I miei hanno divorziato quando ero piccola. Ricordo i litigi, ricordo mia sorella che piangeva e io che le raccontavo storie per distrarla e non farle sentire le urla. Sai, loro si amavano e amavano me e mia sorella, eppure a volte l'amore non basta. Andrea, lui non mi ama, come io non amo lui. Ma lui non se ne rende conto. Io lo so, perché io ho visto cos'è l'amore. È quello che legava i miei genitori. Quello che faceva brillare i loro occhi quando si guardavano. Quello che non vedo negli occhi di Andrea quando mi guarda. Non credo riuscirò mai ad amare veramente, ad avere un amore come quello dei miei genitori." La sua voce si rompe e poi il silenzio accompagna i nostri respiri.
"Eppure l'amore non è bastato per tenerli uniti" sussurro con tristezza. Lei mi guarda e sorride con gli occhi lucidi.
"Sì, a volte l'amore non basta." Dice tornando a posare la testa sulla mia spalla.

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