La paura che ho di perderti.

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Ecco il capitolo. La prima parte è più uno sfogo personale riguardo ciò che sta capitando. Nonostante tutto però non riesco a smettere di crederci. Come al solito fatemi sapere che ne pensate se vi va :)

Elodie
Non so cosa mi stia capitando. La verità è che credevo che tutto sarebbe stato diverso. Credevo che saremmo stati più forti. Quando il percorso ad Amici si è concluso eravamo entrambi felici, sicuri di ciò che volevamo. Poi il giorno dopo la fine di tutto sono arrivati gli impegni. Siamo stati catapultati in giro per l'Italia e non potrei essere più grata di quello che è stata la nostra vita dopo quel programma. Non ci siamo fermati un attimo, è cominciato un sogno che spero non avrà mai fine. Siamo riusciti a diventare entrambi dei veri cantanti. A vivere della nostra passione. Il nostro rapporto però inevitabilmente è crollato. Le liti al telefono sono diventate sempre più numerose. Gelosie, paura di essere trascurati o, peggio, dimenticati dall'altro, ansia derivante dal non riuscire a ritagliare uno spazio solo nostro. Tutto questo ha reso il nostro rapporto complicato. Troppo complicato. Usciti dalla bolla perfetta, dalla casetta sicura in cui ci eravamo trovati a convivere per mesi, la vita vera ha ridotto in pezzi il nostro rapporto. A nulla sono servite le promesse che ci eravamo fatti con le parole, gli occhi, i gesti. Alla fine la lontananza e la paura di perdersi hanno avuto la meglio. Ma nonostante tutto allora perché mi trovo ancora a chiedermi se sia veramente tutto perso? Perché non riesco semplicemente a rassegnarmi? Perché ho solo voglia di prendere il telefono e chiamarlo, dirgli di tornare da me e non separarmi più da lui?

Un anno prima...
È passato un mese da quando è cominciata l'esperienza che mi ha cambiato la vita. Mi sento già diversa, un'altra persona rispetto a quando sono entrata. Più dolce, più felice. Ma soprattutto sto cominciando a credere in me, nella mia voce, nella mia anima. E sto imparando a fidarmi delle persone. Sono in camera con Lele e Gabriele, è una serata come le altre. Ormai mi sono trasferita da loro. Torno nella mia stanza solo per dormire. Amo passare le mie serate con loro, adoro il rapporto di amicizia che si è creato. Siamo tre persone diverse che si sono trovate e che si trovano perfettamente bene insieme. Rido ad una delle solite battute di Gabriele, mentre mi sdraio sul letto Lele. Lui, dopo essersi asciugato i capelli e aver messo di fretta la maglietta, si butta su di me con la stessa delicatezza di un elefante.
"Lè! Mi fai male al braccio, levati!" Dico, schiacciata dal suo peso. Lui si sposta accanto a me ridendo e mi abbraccia forte da dietro, dandomi un leggero bacio sul collo. I brividi cominciano ad impossessarsi del mio corpo e cerco di staccarmi impaurita dalle mie stesse sensazioni, ma con scarsi risultati. È strano come qualsiasi contatto con Lele abbia la capacità di farmi tremare e accelerare i battiti del cuore. Con Gabriele non provo le stesse cose, in realtà con nessuno provo le stesse cose. E questo mi spaventa a morte. E mi fa arrabbiare.
"Lele staccati, ogni volta ti attacchi peggio di una cozza, non riesco a respirare." Dico freddamente. Lui mi ignora e in tutta risposta ricomincia a baciarmi il collo insistentemente, sotto lo sguardo perplesso di Gabriele. Credo che la mia faccia sia diventata rossa, perché adesso Gabriele mi guarda divertito e sta per scoppiare a ridere.
"Lè, ma la vuoi smettere?" Dico, voltandomi verso di lui e trovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio.
"Che ho fatto?" Mi chiede con finta innocenza. Io scoppio a ridere.
"È tardi, mi sa che è meglio se vado." Dico, cambiando argomento sulla difensiva e provando ad alzarmi. Lele però senza dire una parola torna a stringermi forte. Il silenzio improvviso nella stanza è preoccupante, anche Gabriele sembra aver perso l'uso della parola, il che nel suo caso è molto preoccupante. Sto per interrompere quello strano momento con qualche battuta delle mie, mentre Lele ha cominciato ad accarezzarmi piano la mano e ad infastidirmi sempre di più. In realtà, più che lui, sono le sensazioni assurde che lui mi provoca ad infastidirmi. La strana situazione viene interrotta dal suono delle nocche di qualcuno che bussano insistentemente alla porta. Gabri si alza e corre ad aprire, mentre io mi riesco finalmente a staccare dal corpo caldo di Lele, sedendomi sul letto. Gabriele apre la porta e io resto senza parole, sconvolta.
"Ciao Elo" mi dice sorridendo.
"Andrea, che fai qui?" Chiedo sconvolta. Lui è incerto.
"Mi avevi detto che se mi mancavi dovevo venire a Roma, così eccomi qua. Chiara mi ha detto che eri qui."
Sento Lele dietro di me irrigidirsi. Io resto zitta, troppo sconvolta per parlare. Lui continua.
"Ti va se andiamo a fare un giro e parliamo un po'?" Chiede speranzoso. Io vorrei dirgli di no, di andare via. Vorrei dirgli che continuare a provarci è uno sbaglio. Ma i sensi di colpa hanno la meglio. Andrea sembra così dispiaciuto e io ci starei troppo male a mandarlo via adesso.
"D'accordo." Dico, in un sussurro. Mi sto per alzare ma Lele mi afferra la mano, rivolgendomi uno sguardo che non riesco a decifrare. Io gli sorrido.
"Ci vediamo domani Lè." Dico convinta, staccando la mia mano dalla sua e dirigendomi alla porta.
"Ciao ragazzi, sono contento di avervi conosciuto." Dice Andrea prima di richiudere.
"Ciao Andrea." Dice Gabri sorridente. Da Lele non arriva nessuna risposta, solo uno sguardo freddo e arrabbiato rivolto a me.

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