Punti di incontro.

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Elodie
Giro per la stanza, mi siedo sul divano, guardo distratta la TV, ritorno a girare per la stanza. È questo che riesco a fare da un giorno a questa parte. Nient'altro che questo. Avrei mille impegni, interviste su interviste, il nuovo disco in uscita da presentare, eppure non riesco a fare altro che pensare a lui. Vorrei chiamarlo e dirgli di tornare a casa, ma ho paura. So che la cosa giusta è lasciarlo andare, ma è troppo difficile farlo. Ti amo troppo per lasciarti andare Lele. Lo squillo del telefono interrompe il mio vagare senza meta per la stanza. So già che è lui. Non dovrei rispondere. Eppure mi precipito a prendere il telefono.
"Pronto." Riesco a sentire quanto la mia voce sia tremante.
"Elodie." Sussurra il mio nome senza aggiungere altro.
"Ciao amore." Dico io con dolcezza, lasciando che ora sia lui a parlare. I ricordi ritornano vividi in un attimo, mentre aspetto che Lele mi dica qualcosa, qualsiasi cosa. Che mi dia un motivo per ricominciare. Come se l'amore non fosse già un motivo.

Un anno prima...
Cammino incerta accanto ad un Andrea sorridente e allegro. È una serata tranquilla, le strade di Roma sono rese ancora più belle dalle prime decorazioni natalizie. Mi chiedo come faccia a comportarsi come se niente fosse successo, a tenermi la mano con delicatezza. Mi parla di quello che è successo a Lecce in mia assenza, non smette un attimo di parlare e io ormai ho smesso di ascoltarlo, immersa nei miei pensieri. Ripenso a Lele, alla serata bellissima trascorsa con lui e Gabriele, alla sua vicinanza, alle sensazioni che mi provoca sentire il suo profumo a pochi centimetri di distanza. E poi ripenso al suo sguardo quando mi ha visto andare via con Andrea. E una fitta di preoccupazione si impossessa di me. Ho paura che sia arrabbiato, che si allontani da me. Ho paura del suo giudizio.
"Elodie, mi stai ascoltando?" Mi chiede Andrea perplesso, costringendomi ad accantonare i miei pensieri.
"Che?" Gli rispondo, ancora distratta.
"Dicevo che Gabriele sembra simpatico, ora capisco perché ti piace tanto." Mi dice sorridendo.
"Ah si, lo adoro. È un ragazzo fantastico. E ha tanto talento." Rispondo, non sapendo bene neppure io cosa sto dicendo.
"Già...invece l'altro, Lele no? Ha avuto uno strano comportamento."
"Che intendi dire?" Rispondo, fingendomi sorpresa.
"Insomma, si è comportato da stronzo. Non mi ha salutato. Avevi ragione tu. È insopportabile!"
"No, non lo è." Rispondo in un sussurro.
"Cosa hai detto Elo? Non ho sentito." Mi dice Andrea perplesso. Io sorrido, mostrando indifferenza.
"Non è insopportabile Andrè. Mi ero sbagliata su di lui. In realtà quando si conosce è anche abbastanza simpatico."
Andrea sorride in modo strano. Sembra quasi arrabbiato.
"Che c'hai?" Gli chiedo preoccupata.
"Mi hai lasciato per lui?" Mi chiede senza giri di parole, lasciandomi la mano e serrando i pugni.
"Ma che stai a dire Andrè?" Gli chiedo sconvolta.
"Elodie, pensi che non la guardi la televisione io? State sempre appiccicati. Quel ragazzino ti viene dietro come un cagnolino e tu lo lasci fare. Che comportamento maturo da parte di una venticinquenne!" Mi urla le ultime parole con disprezzo.
"Anche se fosse vero ciò che dici non sarebbero affari tuoi Andrea. Non ci sentiamo da settimane e, nel caso non l'avessi ancora capito, io ho chiuso con te." Dico con una freddezza che sorprende anche me. Lui mi risponde ridendo.
"È un bambino Elodie. Ha diciotto anni. Tu non sai badare neanche a te stessa, figuriamoci a un bambino immaturo con la cotta per la ragazza più grande." Le parole di Andrea sono come coltelli, mi fanno male. Troppo. Così faccio una cosa che mai mi sarei aspettata di fare. Il mio è un movimento involontario e veloce, troppo veloce. Mi rendo conto di ciò che ho fatto solo quando la mia mano si posa sulla guancia di Andrea con un rumore sordo. Gli ho appena dato uno schiaffo. Lui mi guarda sconvolto. Io parlo con tutta la calma di cui sono capace, prima di andarmene via.
"Andrea, la maturità di una persona non dipende dall'età. E tu oggi me ne hai dato una dimostrazione. Ti ringrazio per avermi appena fatto capire che sei l'ultimo uomo sulla faccia della terra con cui vorrei stare." Gli rivolgo un sorriso amaro, prima di correre via.
Arrivo al residence e guardo il quadrante del mio orologio ancora con il fiatone. È passata solo mezz'ora da quando sono andata via. Cammino per i corridoi e senza pensarci un secondo supero la porta della mia stanza, arrivando davanti a quella di Lele e Gabriele. Busso con mano tremante. Pochi secondi passano e poi qualcuno apre la porta. Lele mi guarda un attimo sconvolto, poi un sorriso si apre sul suo viso. Ed è il sorriso più bello e dolce che mi abbia mai rivolto. Sorrido anche io, prima di posare una mano sul suo petto. Il suo cuore batte veloce. Senza dire una parola mi avvicino ancora di più e lo stringo forte in un abbraccio solo nostro. Lui ricambia la stretta sorridendo tra i miei capelli e ispirando forte il mio profumo. Mi sento di nuovo in pace. Mi sento a casa.
"Elodie, ma che ci fai già qua?" Chiede Gabriele stranito, fissandoci con gli occhi spalancati. Io mi limito a scuotere le spalle sorridendo. Non ne ho proprio idea Gabriele, penso tra me e me.
Dopo qualche ora passata in nostra compagnia Gabriele si è addormentato profondamente. Io mi dirigo in terrazza per fumare una sigaretta e sono prontamente raggiunta da Lele. Mi siedo con le spalle poggiate al muro e lui fa lo stesso. Dopo qualche minuto di totale silenzio si decide a parlare.
"Come mai sei tornata subito Elo?" Mi chiede incerto. Io resto senza parole. Davvero non so cosa rispondere, perché non lo so neanche io. Quindi decido di dire semplicemente la verità.
"Non ne ho idea." Rispondo, sospirando. Lui mi guarda negli occhi, cercando forse di capire cosa mi passa per la testa. Poi si arrende.
"Siete tornati insieme?" Mi chiede con una punta di amarezza. Io sorrido.
"Lè ma che cavolo dici? Pensi che se ci fossi tornata insieme ora starei qua con te?"
"Non lo so." Sembra confuso. Io sorrido di nuovo, prima di parlare.
"Andrea mi ha detto che secondo lui provi qualcosa per me. Che se ne è accorto guardandoci in tv." Dico fingendo indifferenza, lo sguardo fisso su un punto indefinito davanti a me. Lui mi prende il viso tra le mani e lo volta verso di sè.
"E tu che gli hai detto?" Mi chiede curioso.
"Che è una cazzata." Rispondo convinta. Poi ci penso un attimo.
"È una cazzata, vero Lele?" Chiedo, con un misto di ansia e insicurezza nella voce. Lui sorride.
"Ti lascio il beneficio del dubbio." Dice prima di abbassare lo sguardo. Io mi sento invadere da un senso di delusione che non so spiegarmi neppure io. Ma che cavolo ti aspettavi ti dicesse Elodie? Mi chiedo, mentre abbasso anche io lo sguardo. Passa qualche istante, poi lui sembra scuotersi dai suoi pensieri, si volta verso di me e di nuovo mi prende il viso tra le mani, costringendomi a far scontrare il mio sguardo con il suo. Il suo viso è a pochi millimetri dal mio, i nostri nasi si scontrano, e io appoggio la mia fronte alla sua chiudendo gli occhi. Restiamo fermi così per non so quanto tempo, con la paura di muoverci e rovinare la magia di quell'attimo perfetto. Poi lui apre gli occhi e mi guarda sorridendo. Io sorrido preoccupata e riesco finalmente a scostarmi a malincuore da lui. Gli schiocco un sonoro bacio sulla guancia.
"Buonanotte Lele." dico prima di avviarmi alla porta, consapevole che qualcosa è appena cambiato tra di noi.
"Buonanotte Elodie." Lo sento rispondere prima di uscire definitivamente dalla stanza.

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