When I was your man.

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Eccovi il capitolo. Perdonate il "mai una gioia" che caratterizza la storia, ma con i Lelodie ormai le gioie non si vedono neanche con il binocolo. La cosa mi deprime e influisce sulla scrittura. 😅 Comunque giuro che prima o poi le cose andranno meglio. Buona lettura! ☺

Lele
Corro verso casa di Ada con il cuore in gola. Ripenso ai due giorni trascorsi senza sue notizie. Per due giorni non ho sentito Elodie, ho provato a chiamarla continuamente ma il telefono era sempre spento. Ho chiesto informazioni ad Emma, ma neanche lei ha voluto dirmi niente. Mi sono chiesto per ore ed ore cosa potesse essere successo, il motivo del suo comportamento, consapevole del fatto che se non si riesce a contattare Elodie è perché lei non lo vuole. È sempre stato così, la conosco troppo bene ormai. Poi è arrivata la telefonata di Gabriele, che mi invitava preoccupato a comprare di corsa una copia di uno di quei soliti, sciocchi giornali di gossip. Mi sono precipitato a comprare la rivista e dopo averne sfogliato le pagine ho finalmente capito. Le mie foto. Le foto che hanno causato senza dubbio il silenzio di Elodie. E un articolo pessimo, pieno di insinuazioni sul mio presunto tradimento alla donna che amo. Così mi sono precipitato qui a Lecce con il primo treno, sapendo bene che in queste situazioni l'unica persona di cui Elodie desidera la compagnia è la sua migliore amica. Busso con il fiatone, poggiando la testa alla porta, per fermare il capogiro che si è impossessato di me. La luce è accesa ma dall'interno nessuna risposta. Busso ancora. Niente. Comincio a prendere a pugni la porta, mentre la rabbia sale.
"Ada apri per favore! So che è con te!" Grido esasperato. Niente. Continuo per minuti che mi sembrano ore ma non c'è nulla da fare. Mi siedo per terra, davanti la porta, prima o poi vedendomi qua fuori mi apriranno. Almeno lo spero. Ma passano ore e dall'interno non proviene nessun movimento, nessuna voce, niente. Riprendo a sbattere i pugni alla porta. Finalmente qualcuno la apre. Ada compare con un viso stanco e arrabbiato.
"Cosa vuoi Lele?"
Io raccolgo le forze prima di parlare.
"Ada, ti prego fammi entrare. Devo parlare con lei."
"Lei non c'è." Mi risponde decisa. Io sorrido stanco.
"So che è con te. Per favore. Ho bisogno di spiegarle tutto. Non è come crede. Io non ho fatto niente, sai quanto la amo!" Vedo Ada finalmente vacillare.
"Non vuole parlarti Lè."
"Lo so, ma io devo spiegarle tutto. Fammi entrare Ada. Lo sai che non ho mai voluto farle del male." Lei finalmente mi lascia entrare.
"È nell'ultima stanza in fondo al corridoio. Vai, prima che me ne penta." Resta un attimo in silenzio prima di aggiungere qualcosa.
"So che non hai mai voluto farle del male. Ma lo hai fatto. Anche troppo per i miei gusti."
"Mi dispiace." Riesco solo a dire con un nodo in gola, prima di correre da lei. Apro piano la porta. La stanza è buia. Elodie è sul letto. Quando mi vede entrare i suoi occhi si sgranano, poi mi rivolgono uno sguardo freddo e arrabbiato. Si mette seduta.
"Avevo detto ad Ada di non farti entrare." Dice arrabbiata.
"Lo so, sono stato io ad insistere. Dovevo spiegarti. Elo quell'articolo dice solo cazzate e lo sai anche tu." Lei mi fulmina con lo sguardo.
"Cazzate Lele? L'articolo potrà anche dire cazzate ma ci sono le foto! Quelle foto me le hanno mandate due giorni fa alle tre di notte! Non prima di avermi fatto una telefonata anonima che mi ha fatto prendere un infarto. Hai idea di come mi sia sentita?" Urla, prima di scoppiare a piangere. Io faccio qualche passo verso di lei, con le lacrime agli occhi.
"Non ti avvicinare!" Mi urla però lei bloccandomi, rannicchiandosi poi sul letto con le gambe strette al petto.
"Perdonami Elo." Riesco solo a dire in un sussurro. Lei mi rivolge uno sguardo preoccupato.
"Mi hai tradita Lele?" Chiede.
"No! Non lo farei mai e lo sai!" Le rispondo sincero.
"E allora chi era quella?"
"Una fan." Rispondo. Lei ride tra le lacrime.
"Ah bene. Vai a cena con le fan quindi."
"No! Elo è stato un caso. Quelle foto risalgono a due mesi fa, noi avevamo litigato di brutto, io credevo fosse finita. Ero distrutto e questa ragazza mi ha offerto da bere in un pub. Io ho accettato e abbiamo passato la serata insieme, ma non è successo niente! Usciti dal locale ci siamo salutati e non ci siamo più rivisti." Dico, liberandomi finalmente da un peso. Lei abbassa lo sguardo.
"Come faccio a crederti? Tu non mi hai mai raccontato di questa serata, come faccio a fidarmi Lele? Hai tradito la mia fiducia."
"Non ti ho detto niente perché non è stata una cosa importante Elo. Non è successo niente. Devi credermi! Elodie tu lo sai che io non ti tradirei mai!" Dico, mentre le lacrime cominciano a scorrere. Lei si asciuga gli occhi. E respira profondamente. Io mi avvicino piano e le sfioro una mano con dita incerte. Lei la ritrae.
"Non posso crederti Lele. Non ci riesco. Mi dispiace. Tu mi hai tenuta all'oscuro di questa cosa e ora so che potresti farlo altre volte. La fiducia è fondamentale in un rapporto, soprattutto quando si passa tanto tempo distanti. Io non mi fido più di te. Come faccio a ignorare questa cosa?" Io abbasso lo sguardo, consapevole che niente potrà farle cambiare idea. Tiro un pugno al muro. Le nocche mi bruciano, ma in questo momento questo è un dolore minimo paragonato al resto. Mi avvio alla porta, ma prima di andare la guardo per l'ultima volta.
"Tanto lo sai Elodie."
"Cosa?" Mi chiede lei con gli occhi stanchi.
"Che ti amerò sempre. Anche se ora mi lasci io ti amerò lo stesso. Sei l'amore della mia vita." Lei si volta, dandomi le spalle.
"Ora vattene." Le sento dire. Ha ricominciato a piangere.

Un anno prima...
"Elodie dai! Esci da quel bagno! Ok, ho sbagliato, scusami." Dico disperato, poggiando la testa al muro vicino la porta. Abbiamo litigato. Di nuovo. Per una cavolata di cui non riesco più a ricordare neppure il motivo. Ok, in realtà il motivo lo ricordo bene. Le ho fatto una scenata di gelosia senza neppure rendermene conto. La verità è che prima di lei non ero mai stato geloso di nessuno. Perché non mi è mai importato molto di nessuno. Forse l'unica cosa per cui abbia mai provato gelosia è la mia chitarra.
"Elo davvero mi dispiace. È che tu mi fai diventare matto. Non ero mai stato così geloso di qualcuno in vita mia. Mai. So di avere esagerato." Ancora silenzio.
"Ti amo Elodie." Dico finalmente con un sorriso. Il cigolio della porta mi fa sorridere ancora di più. Compare lei, arrabbiata e bellissima.
"Sei un cretino!" Esclama, prima di baciarmi con dolcezza.
"Ti amo anche io." Continua poi con gli occhi lucidi, mentre io la stringo forte e la trascino con me nel mio letto. In quel letto che ormai sa di noi. Del nostro amore.

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