Il bel tenebroso [Capitolo I]

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Diana

La luce del mattino filtrò nella stanza, scontrandosi con lo specchio appeso alla parete: da lì un micidiale raggio di sole si abbatté sul mio viso, decretando così gli ultimi minuti del mio sonno profondo

Tanto profondo che il cellulare stava impazzando, continuando a vibrare contro il legno del mobiletto, tentando di farmi sentire il suono della sveglia che ingenuamente avevo impostato la sera precedente

Con un profondo sospiro, spostai svogliatamente il piumone color pesco e afferrai il telefono, cliccando sulla croce rossa e spegnendo quel assurdo rumore

Passando le mani sul mio viso, con due vigorosi pizzicotti sulle guance, tornai con lo sguardo sullo schermo del cellulare, sgranando gli occhi alla vista dell'orario

Soffocando un grido disperato per l'ennesima mattinata che sarebbe iniziata alla velocità della luce, corsi fuori dalla stanza, superando mio nonno di qualche istante ed impedendogli di usare il bagno

-Cinque minuti ed esco!- gridai dall'interno, sentendolo borbottare qualche parola ma ero troppo in ritardo per potermi concentrare su cosa stesse dicendo

Spalancando nuovamente la porta, volai nella mia camera afferrando il primo paio di jeans e la prima felpa che trovai, nella speranza che avessi azzeccato dei colori decenti e, una volta averli indossati, mi ritrovai per le scale, mentre con le mani tentavo di dare vita ai miei capelli rossi

-Tardi. Tardi. Tardi- ripetei come una litania, mentre passavo a rassegna tutte le scatoline di biscotti che erano sul tavolo

Con un leggero colpo sulla spalla, il braccio coperto da una pesante vestaglia lilla di mia nonna, mi indicò la mia colazione

-Quando imparerai a sentire la sveglia? -domandò mia nonna, con una tazza di caffè tra le mani che porse nella mia direzione

Accennai un sorriso colpevole, forse più simile ad una smorfia e, prendendo la mia bevanda che consumai lungo le scale, tornai al piano superiore così da finire di prepararmi

-Vado... Caroline... avete capito...-  borbottai, con una scarpa in una mano e il cappello nell'altra

I miei nonni mi rivolsero un saluto prima che lasciassi la nostra abitazione e, con passo veloce, raggiunsi la macchina della mia migliore amica

La ragazza tamburellava le dita sul volante con fare nervoso e, feci appena in tempo ad allacciarmi la cintura che la vettura partì a razzo, con destinazione il nostro liceo

-Possibile che tu sia sempre in ritardo Diana? -chiese esasperata

-Devo trovare un modo per svegliarmi, non posso rischiare di rompermi l'osso del collo correndo per quelle scale- dissi, sporgendomi per abbassare il volume della radio

-Una secchiata d'acqua gelida. Dopo quella, non ti riaddormenti più- commentò, con un leggero sorriso malefico, facendomi ridacchiare

-Ho paura che neanche quello sarebbe sufficiente-ribattei, chiudendo gli occhi per qualche attimo

Attimo che, in realtà, si trasformò nel tempo necessario per arrivare a scuola: quel piccolo sonnellino fuori programma mi aveva resa ancora più intontita quella mattina

-Ti prego, sii gentile- mormorò Caroline, una volta scese dalla sua auto

-Io sono sempre cordiale con tutte le persone del mondo, Care- obiettai, indossando gli occhiali da sole per coprire quelle enormi occhiaie che avevano preso residenza sul mio viso

Con il bip dell'antifurto al suo mezzo di trasporto, io e la ragazza ci avviamo verso l'entrata dell'istituto, ormai gremita di altri studenti

-Non lo sei con Peter- aggiunse, quasi divertita

Ti odio e ti amo [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora