Lo ammetto [Capitolo X]

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Diana

-Sophie vai in camera tua, tra poco ti raggiungo- le disse il fratello, abbozzando un sorriso.

Lei annuì e, lasciando la presa sulla mia gonna, mi guardò per un attimo, prima di seguire le sue fratello.

Mi avvicinai a Luke, col cuore che martellava nel petto a causa della preoccupazione e dello spavento nel vederlo conciato in quel modo

-Cosa è successo? - domandai in un mormorio appena udibile, esaminando velocemente le ferite

Lo sentii sospirare, retrocedendo di un paio di passi

-Ti accompagno a lavoro- disse solamente, riprendendo le chiavi della macchina

-Il lavoro, Luke? Dici sul serio? - ribattei, lanciandogli un'occhiataccia quando restò in silenzio

-Non ti muovere da qui- continuai, superandolo per andare a recuperare il mio cellulare in cucina

Cercai il contatto di Tom nella rubrica e, fortunatamente rispose al secondo squillo

-Diana, sto partendo ora da casa- incominciò con il suo solito tono allegro

-Mi spiace, ma questa sera non posso venire. Di a Jeremy che recupererò il turno, per favore - aggiunsi, tornando nell'altra sala

-È successo qualcosa? -

-No no, tranquillo, è tutto okay- obiettai, alzando i miei occhi su di Luke

Quest'ultimo era poggiato alla parete del salotto, le mani infilate nelle tasche e lo sguardo fisso nel mio

-Ci vediamo domani sera, buonanotte- lo salutai, ammorbidendo il tono teso che avevo dall'inizio della conversazione

-Okay, buonanotte – attaccò la chiamata, ma ero sicura che non fosse molto convinito, non saltavo quasi mai il lavoro.

-Perché non vai? - chiese Luke

-Ho tutta la serata per farmi dire cosa è successo. E poi, hai bisogno di aiuto- dissi, incrociando le braccia

Scosse la testa rassegnato, per poi farsi scappare un lamento quando si scostò velocemente dalla parete

-Hai qualcosa per medicare quelle ferite? -domandai

-Nel bagno, il mobile bianco- disse

Mi diressi lì, trafficando tra i vari cassetti per prendere ciò che mi serviva e, quando tornai, lo vidi scendere le scale, molto probabilmente aveva parlato con sua sorella

-Fammi vedere dove ti hanno colpito-

Sollevò la t-shirt, facendomi avvampare

Diciamo che non ero mentalmente pronta a posare gli occhi sul corpo più perfetto che avessi visto nei miei diciotto anni di vita, quindi potevo essere giustificata per il mio momentaneo stupore

-Diana, così mi consumi- commentò divertito

-Sta zitto, se non vuoi un altro pugno in faccia- borbottai, facendolo ridere.

Notai la ferita che aveva sull'addome era piuttosto lieve, perciò un dubbio si insinuò nella mia mente

-Non è soltanto tuo il sangue sulla maglietta, vero?-

Con uno sguardo che valeva più di mille parole, il mio compagno di classe confermò la mia ipotesi e non riuscii a nascondere una smorfia nel pensare alla rissa che sicuramente li aveva coinvolti

-Brucerà un po'- lo preparai

-Sono abituato a peggio... ah!- si lamentò, quando "accidentalmente" passai un po' più forte del dovuto il disinfettante sulla sua ferita.

Ti odio e ti amo [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora