Ad amorem currere ( Larry Stylinson )

11.

Sull'arena, invece, l'atmosfera era molto diversa.

Gli uomini della scuderia azzurra erano usciti in massa e festeggiavano con Harry la vittoria.

Gli stallieri sciolsero i cavalli e li accarezzarono e lo stesso Harry lì abbracciò uno ad uno, stringendo in modo particolare Sagitta.

Il ragazzo si tolse il casco e guardò con disprezzo la quadriga rossa che stava uscendo mestamene dall'arena scomparendo sotto le arcate di partenza dalle quali era partita così sicura della vittoria.

Harry doveva fare un giro d'onore per ricevere gli applausi e le ovazioni della folla...quel giorno aveva ottenuto forse la più bella vittoria della sua carriera.

Salì allora in groppa al cavallo più meritevole di tutti, Sagitta, e uscì nuovamente sulla pista.

Il pubblico, al suo passaggio, lanciò fiori e panni colorati di azzurro, inneggiò cori e scandì sia il nome dell'auriga sia quello del cavallo.

Louis scoppiò a piangere come una fontana per l'emozione, dato che sapeva che la grossa somma di denaro vinta gli avrebbe potuto cambiare la vita.

Promise a se stesso che non avrebbe più scommesso, ma che avrebbe cercato di iniziare un'esistenza rispettabile.

Harry terminò il giro a cavallo e si fermò al traguardo.

Tra le acclamazioni della folla, smontò da Sagitta e si infilò da una porta per salire fino al palco.

Quando riapparve, si trovò davanti l'organizzatore dei giochi che gli sorrise.

In modo regale e con movimenti solenni quest'ultimo pronunciò alcune frasi di circostanza e gli offrì il premio: un ramo di palma e una corona d'alloro che Harry accettò con il capo chino, sudato e impolverato.

Ricevette anche un bel premio, circa 50.000 sesterzi, ( circa tra i 60.000 e i 100.000 euro )e se ne andò ricevendo pacche sulle spalle.

Molte donne urlarono al ragazzo frasi oscene e proposte indecenti e lui si allontanò velocemente con un sorriso divertito.

Louis, nel frattempo, aveva abbandonato il suo posto e si era recato a riscuotere la vincita.

Dopo alcuni istanti uscì dalla popina in cui l'allibratore esercitava il suo lavoro tenendo stretti a sè due borselli pieni di aurei e di sesterzi.

Si guardò intorno furtivamente e si allontanò per le vie strette e affollate di Roma.