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" Lo so, non cerco comprensione o pietà, stai tranquillo " disse Louis a Harry " so benissimo di non meritare neppure l'aiuto che mi hai dato"

" Su questo ti sbagli. Se anche hai commesso degli errori in passato, meriti comunque una seconda possibilità.
Spero che ciò che ti è capitato, la rapina intendo, ti faccia capire che la vita è importante e merita di essere vissuta nel modo migliore e le scommesse non fanno parte di ciò " rispose l'auriga.

Louis fece un timido sorriso ed esclamò:

" Comunque, lasciando perdere le scommesse, posso dire che hai fatto una gara magnifica e che vederti correre e battere tutte le altre scuderie è stato un onore per me "

Harry scosse la testa facendo ondeggiare i suoi ricci e sorrise.

" Il merito è principalmente dei cavalli e di Sagitta in particolare. Sono loro che hanno dettato il ritmo della corsa e hanno capito quando e dove attaccare, io mi sono limitato a seguire il loro istinto "

" Non ne sono convinto, ma farò finta di crederti " affermò Louis, guardando negli occhi il suo benefattore.

Quest'ultimo fece un mezzo sorriso sbarazzino, si alzò e, prima di avviarsi fuori dalla camera, disse:

" Adesso riposati e cerca di riprendere le forze. Domani verrà ancora il mio medico a visitarti e verificherà le condizioni del tuo braccio.
Quando avrò un attimo di tempo verrò a trovarti.
Per il momento buona giornata e che gli dei ti siano propizi "

" Anche a te, Harry, e grazie davvero per quello che hai fatto per me " disse Louis, cercando di esprimere con poche parole tutta la gratitudine che sentiva dentro di sè nei confronti del ragazzo dagli occhi verdi che l'aveva salvato.

Quando Louis si ritrovò solo, i suoi pensieri cominciarono a volare nel passato e si accavallarono con la situazione presente e con quelli che avrebbe voluto che fossero i suoi progetti per il futuro.

Per la prima volta da quando era morto, l'immagine di suo padre gli tornò in mente e con essa i tanti momenti trascorsi insieme a lui e le promesse che gli aveva fatto sul letto di morte.

Senza sapere neppure bene il perché, sentì le lacrime pungergli prepotentemente gli occhi e, per la prima volta da anni, le lasciò scossero sulle guance, accompagnandole con un flebile e sofferto:

" Mi dispiace, papà...."

Ad amorem currere ( Larry Stylinson )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora