Capitolo 11

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...si accorse subito che non ero dietro di lui, infatti si voltò e mi chiese perché fossi in piedi

io "Non riesco a camminare coi tacchi sui sassi"

Alessio indietreggiando verso di me "Non c'è nessun problema"

si fermò davanti a me e mi prese in braccio; quando incominciò a volteggiare velocemente intrecciai le mani dietro al suo collo e avvicinai il viso al suo.

Devo ammettere che non mi sentivo molto a mio agio mentre volteggiava, da quando un mio amico mi aveva fatto cadere mentre girava avevo il terrore di rivivere la stessa scena; per questo strinsi ancora di più la presa al suo collo.

Si fermò ma comunque non mi mise giù e restammo a fissarci negli occhi per qualche istante poi il suo sguardo cadde sulle mie labbra...il bacio era inevitabile. 

Sentivo il suo fiato alcolico sempre più vicino, ma fummo interrotti da un tizio che vendeva le rose "Vuoi dare rosa a tua ragazza?"

abbassai lo sguardo nella speranza che andasse via ma il moro accettò il fiore, dolcemente mi appoggiò in terra e prese la rosa

io accennando un sorriso "G-grazie, però non era necessario..."

lui zitto si sdraiò col naso all'insù vero il cielo con tante stelle quanto il nostro coraggio di parlarci: pochissime, in compenso c'era una stupenda luna piena che si rifletteva nella buia acqua.

Alzò il braccio invitandomi a sdraiarmi, mi abbassai appoggiando la testa sul suo petto e appoggiò la mano sul mio fianco come per tenermi e non farmi andare via.

Mentre guardava il buio cielo invernale io fissavo la rosa che facevo roteare tra le dita, era talmente bella quanto palesemente finta: nessuna spina e i petali rosso fuoco cerati.

Nella testa rivivevo tutti i momenti passati nelle ore precedenti. 

Non so quanti minuti o ore passarono prima di sentire una vibrazione provenire dalla tasca del suo pantalone; mise la mano in tasca e sfilò il cellulare, prima che accettasse la chiamata riuscii a vedere che era Francesco. Pochi minuti dopo suonò anche il mio, era Lorenzo. Ci stavamo cercando entrambi; visto che loro erano usciti e non ci trovavano si stavano preoccupando.

Ci misimo d'accordo che ci avrebbero raggiunto loro in spiaggia e noi rimasimo sdraiati fino al loro arrivo, circa dieci minuti dopo.

Arrivarono alle nostre spalle, volevano farci spaventare ma i piccoli sassi facevano sentire ogni minimo movimento, quindi li sentimmo prima che riuscissero a fare qualsiasi cosa.

Come sempre Antonella mi guardava in cagnesco, ad Alessandro e Giorgia importava poco cosa stessimo facendo mentre gli altri sembravano fossero rimasti male. Antonella si avvicinò ad Alessio e gli prese la mano e guardandomi con la coda dell'occhio se lo portò via.

Rimasi lì seduta a guardare la serpe portarmi via il mio moro, ebbene sì...quello che provavo in quel momento era gelosia.

Era strano da ammettere ma quel ragazzo apparentemente stronzo e lunatico mi faceva provare delle strane sensazioni: odio ma addolcito a volte da delle farfalle nello stomaco; non lo so definire nemmeno io perché non capivo quello che stavo provando.

A fatica mi stavo alzando da terra ma fortunatamente il mio cavaliere venne in mio soccorso porgendomi la sua mano. Ci avviammo subito verso casa, io sottobraccio a Francesco.

Non spiccicai nemmeno mezza parola nel tragitto, soltanto se venivo interpellata rispondevo con qualche mugolio o dei cenni con la testa. 

Più volte Francesco mi chiese cosa avessi, dato che qualche ora prima ero l'opposto di com'ero in quel momento, ma ogni volta mi limitavo a "Niente, sono solo stanca" e un sorriso finto come la rosa che tenevo in mano...

Occhi che si cercano fino all'impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora