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Ero lì nel mio bagno, in silenzio e attenta al mio riflesso sullo specchio. Mi dissi che quel giorno avrei chiuso un capitolo importante della mia vita, che ero pronta a cominciarne un altro e affrontarlo con tutta me stessa. Sul mio volto non c'era nemmeno l'ombra di un sorriso ma, in quel momento, sembrava che i miei occhi verdi lo stessero facendo, illuminati e ansiosi. Sulle palpabre avevo steso dell'ombretto marrone, chiaro e luminosto; del mascara rendeva le mie ciglia più lunghe e l'eye-liner rendeva gli occhi più profondi; sulle labbra avevo applicato un lucidalabbra color carne, uno dei miei preferiti. Passai successivamente una mano tra i capelli neri, resi boccolosi solo per quel pomeriggio.

«Keyla, sei pronta?» domandò mia madre, entrando nel bagno per darsi un'ultima controllata.

Io annuii. «Vado a mettere la toga e arrivo.»

Mia madre mi sorrise e, stanto attena a non sporcarmi col suo rossetto scuro, mi lasciò un leggero bacio sulla fronte. Sentii mio padre lamentarsi che eravamo in ritardo e, quando mia mamma lo raggiunse, lui sospirò e poi mi avvertì che mi avrebbero aspettata in macchina, e che dovevo sbrigarmi.

Così entrai in camera mia, passai una mano sul vestito a fantasia floreale e con sfondo bianco che mi arrivava a metà coscia, le spalline erano sottili e la scollatura era poco pronunciata. I miei occhi caddero sul mio letto dove, accuratamente stesa, vi era la mia toga nera e lunga; accanto ad essa, il classico cappello che si mette il giorno del diploma o a quello di laurea. Era una vecchia tradizione della Lincoln High questa, di indossare toga e cappello e a me piaceva particolarmente.

Poco dopo sedevo in macchina coi miei, nei sedili posteriori e vicino al finestrino. Osservavo la città attraverso il vetro, mentre nel mio stomaco sentivo l'ansia che aumentava sempre di più avvicinandoci alla scuola. Quel giorno me lo sarei ricordato per tutto la mia vita, e anche mio padre era della stessa opinione dato che si era portato dietro la macchina fotografica. Il mio diploma, quel pezzo di carta che mi avrebbe resa libera dal liceo, si trovava a pochi passi da me. Papà spense il motore quando fummo nel parcheggio della Lincoln High ed io, sempre più ansiosa per quello che stava per avvenire, scesi dall'auto e guardai l'istituto che mi aveva vista crescere con malinconia.

«Ranocchietta, facci strada!» esclamò entusiasta mio padre, baciandomi il capo ancora scoperto e poi facendomi un gesto per proseguire.

Accompagnai i miei genitori sul campo da football, luogo in cui si sarebbe svolta la cerimonia. In mezzo al campo, poste davanti ad un palco né piccolo né grande, vi erano molte sedie in plastica verde scura, poste ordinatamente in più file. La maggior parte di esse erano ancora vuote, ma alcune erano già state occupate da piccoli nuclei famigliari: donne vestite di tutto punto sventolando il ventaglio per via del caldo, uomini che guardavano l'orologio o il cellulare, bambini che non riuscivano a stare fermi. I miei mi salutarono e si trovarono due posti in una delle prime file.

«Ci siamo.» mormorai a Jennifer quando la raggiunsi. L'abbracciai forte, attenta a non spettinarle i capelli biondi racchiusi in una lunga treccia a spiga che ricadeva sulla schiena. «Abbiamo finito.»

«Non ancora,» disse lei, staccandosi da me solo per potermi guardare negli occhi. «abbiamo ancora quel pezzo di carta da prendere.»

«E lo faremo insieme.» affermò Aaron, sbucando alle nostre spalle con un sorriso splendido.

Per un breve periodo di tempo rimanemmo solo noi tre, quel vecchio trio di amici che si era spezzato un tempo e che, ora, si era ritrovato. Riportammo a galla tutti quei momenti che avevamo passato in compagnia, tutte le risate, i sorrisi, i ricordi più belli. Lanciai un'occhiata tra le file di sedie poste davanti al palco - noi eravamo dietro di esso, in attesa che la cerimonia iniziasse - e vidi Will. Se ne stava seduto da solo, in disparte, ma con gli occhi azzurri puntati sul leggio nel mezzo del palcoscenico. Aspettava, come tutti d'altronde.

Qualcosa di nuovo (#Wattys2016) || COMPLETATA ✅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora