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Party in the U.S.A. risuonava per tutta la casa, facendomi canticchiare o muovere a tempo di musica. Era uno splendido pomeriggio di maggio, più precisamente un sabato e, rullo di tamburi, il giorno del ballo di fine anno. I miei genitori avevano deciso di passare la giornata con i nonni paterni, mentre io gli avevo detto che me ne sarei rimasta a casa - anche perché volevo prepararmi con cura e calma per quella serata tanto attesa.

C'era un sole caldo, luminoso e qualche nuvola passeggera, bianca e soffice, si muoveva lentamente in quella distesa azzurro chiaro che era il cielo. Avevo spalancato la porta-finestra, spostando le tende bianche di mia madre perché tutto lo splendore di quel pomeriggio potesse illuminare l'interno di casa mia, e l'effetto mi piaceva parecchio.

Nonostante fossi rimasta sola per l'intera giornata, avevo trovato il modo di occupare tutti quei vuoti: per una volta avevo deciso di svegliarmi tardi, avevo pranzato con un semplice panino e poi mi ero appisolata nuovamente sul divano, con la televisione accesa che faceva da sottofondo. Quando avevo riaperto gli occhi avevo spento la tv, ero uscita sul balcone e mi ero stiracchiata ascoltando il cinguettio degli uccellini. Ero rimasta ad osservare per un po' il parchetto davanti a casa, ghermito di famiglie e bambini che urlavano divertiti; poi ero tornata in casa e mi ero fatta una doccia rinfrescante.

«Chi cavolo è adesso?» mi lamentai con ancora l'accappatoio addosso.

Erano appena le cinque e avevo appena iniziato quella che era la mia preparazione per il prom, quando qualcuno si era preso la briga di venire a disturbarmi. Lasciai andare la radio e, sebbene mi vergognassi a farmi vedere conciata in quel modo - ancora gocciolante per la doccia appena fatta -, andai ad aprire la porta, sporgendomi solo col viso per vedere chi fosse.

«Ragazzi, è in casa!» urlò Jennifer entrando nell'appartamento quasi fosse suo.

La mia migliore amica fece un cenno ai due ragazzi che, nell'attesa, si erano seduti sui gradini della scala del mio palazzo. Notai subito la gruccia che Jennifer stringeva in una mano, trascinandosi dietro il vestito che avrebbe indossato per il ballo e rigorosamente coperto da una plastica trasparente; la bionda si allontanò in direzione della mia camera e tornò poco dopo con le mani libere. Nello stesso tempo entrarono anche Aaron e Will, il primo con una grossa borsa nera a tracolla con chissà cosa dentro, il secondo tenendo in braccio due abiti anch'essi coperti da una plastica trasparente.

«Ehm, voi che ci fate qui?» mormorai, stringendomi il più possibile nel mio accappatoio lilla.

«Adoro quel colore!» esclamò Aaron indicando ciò che indossavo in quel momento. «Ti sta d'incanto!»

Will scosse il capo ridendo e mi chiese dove appoggiare gli abiti che teneva. Gli indicai la mia camera e lui fece come aveva fatto prima Jennifer, tornando immediatamente nel salotto con le mani libere. Aaron, invece, si buttò sul divano a peso morto, adagiando poi con delicatezza la borsa che aveva sulle spalle.

«Nessuno si è ancora degnato di rispondermi.» dissi.

Ormai avevo superato quel primo momento di vergogna e, ora, mi sentivo più a mio agio anche con l'accappatoio. Andai comunque a cambiarmi, attraversando il piccolo corridoio e rientrando in camera mia. Presi l'intimo da un cassetto e rinfilai il pigiama. Quano tornai in salotto, Jennifer aveva portato due sedie e le aveva poste al centro della stanza, di fronte alla televisione.

«Okay, ora qualcuno può spiegarmi?» domandai per l'ennesima, mettendomi davanti a tutti e portando le mani sui fianchi. Insomma, quei tre si erano presentati a casa mia senza avvertirmi e ancora non mi avevano detto nulla.

«Stasera c'è il ballo,» iniziò Aaron alzandosi per venire ad abbracciarmi. «e io voglio prepararmi con le mie due migliori amiche e il mio ragazzo. Tutto qua.»

Qualcosa di nuovo (#Wattys2016) || COMPLETATA ✅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora