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Erano appena passate le undici quando Will trovò un parcheggio per la macchina. Davanti al locale era naturalmente pieno e, dallo sguardo del ragazzo che stava al volante, capii che non si fidava nemmeno di lasciarla lì dove si era appena messo. Nella sua mente, probabilmente, pensava al peggio e, infatti, rese me e Aaron partecipi delle sue riflessioni.

«Se qualche ubriaco me la riga, alzo un polverone della Madonna.»

Sia io che Aaron annuimmo e, insime, ci avviammo verso quello che era lo Starlight. L'ingresso del locale era ghermito di persone che fumavano o chiaccheravano al chiaro di luna, mentre dall'interno si udiva la musica altissima e la voce del dj che incitava tutti a ballare. L'insegna blu, rigorosamente al neon, non faceva altro che blincheggiare e un omone di colore era posto davanti al portone.

«Quindi che si fa?» domandò Will fermandosi improvvisamente all'inizio del marciapiede. «Aspettiamo gli altri o entriamo?»

«Io propongo di restare qui e aspettare Jen e David.» affermò Aaron mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.

«Io entro.» annunciai invece io, facendo un passo verso l'uomo di colore che doveva essere sicuramente il butta fuori.

Aaron mi prese per un polso, fermandomi. Lo guardai negli occhi e poi lo rassicurai: poteva star tranquillo con me e poi avevo un assoluto bisogno di ballare, di muovermi a tempo di musica e di bere qualcosa. Certo, per tutto il corpo studenti ero una secchiona e, sicuramente, ai loro occhi potevo essere una sfigata che non sapeva divertisi; ma la realtà dei fatti era che Keyla Harris amava svagarsi, amava la musica e le piaceva bere ogni tanto. E di nuovo parlavo di me in terza persona...

«Va bene, ma ci vediamo al bar tra dieci minuti. Intesi?» si impuntò Aaron prima che io gli feci l'okay col pollice.

Avanzai verso l'ingresso dello Satlight e dopo essermi beccata un'occhiataccia dal butta fuori, sgusciai all'interno del locale. C'era odore di sudore, erba e alcol, un miscuglio che mi diede il voltastomaco, in più le luci stroboscopiche dai mille colori non aiutavano affatto. Strisciai sulla pista da ballo, spingendo tutti quelli che ballavano e alla fine vidi il bar.

«Dio, che fatica!» esclamai esasperata sedendomi su uno sgabello in ferro.

Il bar consisteva in un lungo bancone in ferro, come lo sgabello sul quale ero seduta, e davanti ai miei occhi, posti sugli scaffali, si estendevano molte bottiglie di alcolici.

Una ragazza dai capelli rosa fluo si avvicinò a me, masticando una gomma: «Cosa ti porto, dolcezza?» urlò per sovrastare la musica.

«Per ora solo vodka lemon, grazie.» urlai di rimando per farmi capire.

La ragzza mi sorrise e si abbassò per prendere un bicchiere, poi si girò per trovare le bottiglie che le servivano sistemandosi il piercing al lato della bocca. Pochi secondi dopo avevo il mio bicchiere pieno di vodka lemon, il palato era pronto per assaporare quel liquido e la gola pronta ad infiammarsi. Finii il contenuto del bicchiere in mezzo minuto, facendo delle piccole smorfie ad ogni sorsata. Avevo voglia di un altro drink, che fosse però diverso da quello che avevo appena preso.

Cercai di ritrovare la ragazza dai capelli rosa fluo, dal taglio a caschetto, e la vidi servire altri clienti. La apsettai, tanto non mi sarei mossa di lì fino a quando anche Aaron, Jennifer, David e Will mi avessero raggiunta. Feci dei giri sullo sgabello per passare il tempo, poi mi soffermai sulla pista da ballo: le persone si strusciavano l'un l'altro o saltavano quando il dj glielo ordinava; la maggior parte sembrava ubriaca da un pezzo, qualcuno era ancora lucido.

Intravidi dei divanetti proprio accanto alla postazione del dj, ghermiti anch'essi da persone che si erano sedute per riprendere fiato o per bere. Sempre da lì si alzava, ogni tanto, il fumo di qualche sigaretta e quindi constatai che era da loro che veniva l'odore di erba che avevo riconosciuto entrando nel locale.

Qualcosa di nuovo (#Wattys2016) || COMPLETATA ✅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora