28

5.3K 177 31
                                    

Sistemavo sugli scaffali del negozio i libri nuovi, quelli che ci avevano appena portato e che erano impilati in scatoloni sul retro. Compievo ogni mossa meccanicamente: prendevo un libro, leggevo titolo e autore, e poi gli trovavo il suo posto. Vera mi chiamò ed io, sbuffando, la raggiunsi al suo bancone; stava già mangiando e questo mi fece domandare che ore fossero.

«Hai bisogno di me, Vera?» domandai io, sorridendole.

Tra le braccia stringevo alcuni libri, il mio stomaco cominciava a brontolare e nella mia mente c'era solo confusione. Cercai di mostrare il mio sorriso migliore, nascondendo al mio interno tutto lo stress che avevo accumolato durante tutta la settimana appena passata.

«No tesoro, voglio solo che tu ti prenda una pausa per pranzare.» sorrise lei, allungandosi sul bancone per prendermi i libri.

«Vera, posso andare avanti ancora un po', davvero.» sospirai stanca, cercando di riprendere i libri.

«Insisto.» fece lei, continuando a sorridermi.

Quindi accettai. Uscii dal negozio di Vera stringendomi nel mio maglioncino color crema; sebbene fossimo quasi alla fine di luglio, si era alzato un vento freddo e il cielo minacciava un temporale. Lanciai un'occhiata preoccupata ai nuvoloni grigio scuro e ai tuoni che, in lontananza, si udivano come tamburi. Affrettai il passo, sperando che non iniziasse a piovere da un secondo all'altro, e in men che non si dica arrivai in un piccolo bar che faceva anche panini a portar via.

Mi misi in coda, cercai di sistemare i capelli neri nel miglior modo possibile e poi mi guardai intorno. Il bar era piccolo ma aveva anche dei tavoli quadrati, posti accanto alle vetrate, che ti permettevano di fermarti a bere o a mangiare qualcosa. C'erano piante poste qua e là, sistemate in grandi vasi e i colori principali erano il verde scuro e il bianco. Su un muro vi era un orologio gigante a forma di chitarra elettrica, lo trovai bellissimo ma, allo stesso tempo, mi disse che avrebbe fatto a pugni nel mio appartamento.

Il mio appartamento. Da quando Samuel aveva fatto la sua apparizione, insieme a Lexi, avevamo dovuto apportare delle migliorie. Nella camera dove, prima, c'era il letto singolo, ora erano stati aggiunti altri due letti singoli che usavano David e Jennifer - io usavo l'altro -, naturalmente li avvicinavano sempre l'uno all'altro; nella camera matrimoniale avevamo aggiunto, facendo un sacco di fatiche, un secondo letto matrimoniale, alla fine quella camera la usavano Samuel e Lexi, Will e Aaron.

Vivere insieme a Samuel e alla sua nuova ragazza era dura, ed erano passate solo due misere settimane. Vagavo per la casa sperando di non incrociare nessuno dei due, evitavo di parlare con loro a cena, facevo gli straordinari al negozio di Vera. Insomma, non potevo sopportare di averli lì con me, tra le stesse quattro mura. Senza Dustin tutto era diverso: non potevo passare il tempo col mio ragazzo, o farmi portare fuori a cena da lui per non dovermi sorbire quelle conversazioni inutili e stupide di Lexi. La mia vita, a casa, era un completo disastro. Mi era capitato, il giorno successivo alla partenza di Dustin, di passare proprio accanto alla stanza in cui Samuel e Lexi dormivano. Non l'avessi mai fatto! La porta era chiusa ma, dal suo interno, si potevano sentire i rumori del letto che veniva mosso ripetutamente, gemiti e risatine.

Ripensare a quel momento mi fece sentir male e mi fece dimenticare di essere in coda al bar. Infatti, la signora dietro di me mi informò gentilmente che la fila si stava muovendo.

«Scusi, avevo la testa altrove!» dissi sbadatamente, andando avanti e dandomi uno schiaffo mentale.

Tornai indietro con la memoria di alcune settimane, rivivendo quell'ultima notte che avevo passato insieme a Dustin. Eravamo sul balcone a baciarci e, tutto a un tratto, Samuel era sbucato e aveva minacciato Dustin. Da quando Dusin era volato a Los Angeles, Samuel non mi aveva più rivolto le sue attenzioni: da una parte potevo capirlo, perché ora lui aveva Lexi; ma dall'altra mi domandai perché dire quelle cose per poi sbattersene altamente.

Qualcosa di nuovo (#Wattys2016) || COMPLETATA ✅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora