1.Dove tutto ha avuto inizio💫

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PROLOGO

"Ciao Ambra!"
"Oh ciao, chi sei? E come fai a sapere il mio nome?" Mi risponde lei guardandomi con aria stranita, quasi spaventata.
"Non ha importanza chi sono. Sono qui perché vorrei che tu mi raccontassi di quando ti sei innamorata davvero".
Il suo sorriso si allarga e d'un tratto abbassa gli occhi scuri e li rivolge al suolo. Mi dice:
"Ma...perché vuoi che ti confidi questa cosa mia, cosa sei, Cupido?" e ridacchia un attimo.
Io faccio un sussulto a questa sua domanda retorica...
-accidenti mi stava per scoprire- penso io nella mia testa. Ero sul punto di rispondere di sì, ma poi penso a come lei potrebbe reagire al sentirsi dire che io sono Cupido veramente. Così lascio cadere la sua domanda.
Lei mi guarda e mi dice:
"E va bene, se ci tieni te la racconto. Ma ti avverto, è molto lunga, potresti annoiarti e non so se hai tutto questo tempo..."
"Tranquilla, non ho fretta e non mi annoierò, te lo prometto" la tranquillizzo.
Così Ambra inizia a raccontare che tutto ebbe inizio così......

《......Entrai in silenzio accompagnata da mia nonna. Erano le 5 del pomeriggio di un normalissimo giovedì di scuola e l'oratorio era straripante di bambini. Per l'esattezza avevo 9 anni, e questo era il secondo anno di catechismo. Subito mi accorsi che qualcosa non tornava.

Io:"Nonna, dove sono i miei compagni dell'anno scorso? Dove sono Silvia e Anna?"
Nonna:"Tesoro, loro hanno un orario e un giorno diverso dal tuo".
Io:"E perché io non posso stare con loro?"
N:"Non c'era nessuno che avrebbe potuto accompagnarti a quell'ora perché i tuoi genitori lavorano".

La fissai con occhi sbarrati. All'epoca non ero molto estroversa come ora, e le mie amicizie le consideravo tali solo dopo tanto tempo passato insieme.

Nonna:"Dai non fare così, conoscerai nuovi bambini".

No. Non volevo conoscere altri bambini.
La catechista, che si chiamava Gloria, arrivò prima del previsto e iniziò a chiamare per nome tutti coloro che avrebbero dovuto far parte della nuova classe.
Ecco, il mio turno.

Gloria:"Ambra"
Nonna:"Vai con Gloria dai, ti passo a prendere tra un'ora" mi bisbigliò nell'orecchio.

Le rivolsi due occhi tristi e un sorriso accennato, poi mi diressi con il mio zainetto rosso in fila come gli altri.

E poi...guarda qui questo tizio, un bambino della mia età dietro di me che parlava con un suo amico. Si chiamava Fabio, e l'altro era un certo Alessio. Si, ne ero sicura, Gloria li aveva chiamati così.
Non ci feci molto caso a quei due che ridevano e scherzavano tra barzellette e battute.

Salimmo le scale tutti in fila e la catechista ci portò in un'aula di grandezza pressoché normale, con alcuni cartelloni appesi, la lavagna e quattro grandi banchi enormi tutti uniti a formarne uno gigantesco. Mi sedetti vicino a una bambina di nome Sonia. Gloria ci chiese di presentarci uno ad uno dicendo come ci chiamavamo e raccontando cosa ci piace fare nel tempo libero. Contrariamente a quanto immaginavo, la lezione trascorse velocemente. La catechista ci accompagnò fuori dalla porta e lì ritrovai mia nonna, che mi attendeva lì in piedi con un sorriso che anche ora non dimentico. Era un sorriso quasi come quelli che preannunciano l'arrivo di una piccola risata, e in effetti aveva ragione di ridere. Ero uscita con la faccia seria da persona incazzata, e non ne avevo il motivo. La mia dritta frangia scura mi cadeva sugli occhi, mentre camminavo squadrando mia nonna con aria indifferente.

 La mia dritta frangia scura mi cadeva sugli occhi, mentre camminavo squadrando mia nonna con aria indifferente

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Nonna:"Ma ciao Ambretta. Dimmi un po', com'è andata la tua prima lezione di catechismo con la nuova classe?"
Io:"bene".

Durante il tragitto fino a casa mia nonna dovette tirarmi fuori le parole di bocca con le catene.

La sera prima di andare a dormire, rimasi sveglia a guardare il soffitto prima di addormentarmi.
"Io non so se voglio continuare ad andare all'oratorio" pensavo. "Mi sento un'estranea, che pizza non conosco nessuno e io non voglio restare da sola".
Passai mezz'ora a chiedermi perché i miei genitori avessero deciso per me, nonostante io avessi lottato per rimanere nella classe dell'anno prima.
"Non deve succedere mai più che i miei genitori mi costringano a fare qualcosa che non voglio". E ancora:"Nella classe di prima almeno volevo bene a tutti. In questa invece...si, mi sento estranea, non so come descriverlo meglio". Poi trovai un lato positivo. E nella mente mi dissi:"Eddai, in fondo devo andare a catechismo solo una volta a settimana".

Mi addormentai.

Mi svegliai nel cuore della notte frastornata da un incubo. Avevo paura e intorno a me non c'era che buio. All'improvviso mi ricordai del bambino fastidioso che rideva dietro di me mentre salivo le scale, all'oratorio. "Com'è che si chiama già? Ah sì, Fabio E il suo amico? Si è vero è Alessio. Che stupidi quei due. Ora che ci penso però, sono simpatici".

Sorrisi.
Mi riaddormentai, senza sapere che tra un po' qualcosa sarebbe cambiato.

Ancora per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora