6.Eccomi

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Mamma:"Ciao, e buona scuola".
Io:"Ciao".

Mi allontanai con lo zaino stracolmo di quaderni in spalla. Silvia mi prese la mano.

Maestra:"In fila per due che adesso saliamo in classe".

Salimmo le scale ammassati in quella che più che una fila, potrebbe essere paragonata a un gregge di pecore.
Posammo la cartella e poi entrammo in aula accomodandoci ai nostri posti.
Mercoledì 16 marzo. Bene. Oggi c'è il tema. Tirai fuori dal quaderno un foglio e scrissi l'intestazione, e come me tutti i miei compagni. La maestra iniziò a fare l'appello e poi aggiunse:

Maestra:"Oggi come sapete c'è il tema. Mi raccomando, fate bene attenzione alle doppie, a non sbagliare l'ortografia, a far coincidere i tempi verbali in tutto il testo e, ve lo chiedo per cortesia: inserite anche la punteggiatura corretta! Mi riferisco soprattutto a QUALCUNO che qua dentro non la usa, vero Matteo e Giorgio?"
Questi ultimi un po' imbarazzati ma più che altro cialtroni, sghignazzarono guardandosi tra loro e rivolgendo alla maestra una faccia a dir poco da ebete.

Maestra:"Dai ora scrivo alla lavagna la traccia, poi voi farete la brutta come sempre, io ve la correggo e poi la copierete in bella".

Dopo due ore avevamo tutti finito e iniziò il primo intervallo, durante il quale fummo costretti a rimanere in classe per colpa di alcuni miei compagni che avevano disturbato prima.

Fu poi l'ora di pranzo. Scendemmo in mensa e ci mettemmo ad aspettare il nostro turno per prendere il vassoio e farci servire i piatti dalle cuoche.

Quella volta i vassoi erano tutti arancioni tranne alcuni rossi e io presi l'ultimo rosso che rimaneva. Ero una bambina e per me era una novità avere un vassoio diverso dagli altri. Non so cosa feci di male ma Silvia si arrabbiò con me a tal punto da non rivolgermi più la parola per un po'. Capitava spesso che lei se la prendesse per cazzate, come quando mi rifiutavo di fare un gioco che voleva lei o perché non le prestavo una mia penna. E tutte le volte che lei si arrabbiava con me, io stavo così male che mi scusavo anche se non dovevo. La rincorrevo chiedendole di perdonarmi, e solo dopo un bel po' che insistevo (poteva trattarsi anche di giorni) lei tornava a essere mia "amica".

Silvia:"Uffa Ambra, mi dai il vassoio rosso?"
Io:"Ma veramente..."
S:"Se non me lo dai non sei più mia amica".
Stavo per passarglielo, ma la maestra intervenì dicendo:

Maestra:"Dai sbrigatevi, state bloccando la fila. Dai Ambra prendi il piatto e vai al tavolo".
E così mi rimise il vassoio rosso in mano e si raccomandò di fare in fretta.
Rivolsi a Silvia uno sguardo di rassegnazione, ma lei fece finta di non avermi vista e si voltò come se fosse stata superiore.

Durante il pranzo lei non mi parlò e io provai a spiegarle che mi dispiaceva (anche se non mi dispiaceva affatto😉) ma lei non mi considerava minimamente. Fu allora che per la prima volta mi rifiutai di chiederle scusa ancora e mi offesi io.

Io:"E va bene Silvia, se tu non vuoi fare pace con me per una sciocchezza, allora tu rimani pure nel tuo brodo. Sappi che non ti verrò più a chiedere scusa perché mi sono stufata".
Lei subito mi guardò come se fosse rimasta stranita da come le avevo risposto, ma poi finse indifferenza.
E così dicendo andai a buttare nell'immondizia gli scarti del cibo e i piatti di plastica con le posate.

Nell'intervallo dopo pranzo la nostra insegnante ci accompagnò in cortile. Dato che per la storia del vassoio Silvia giocava da sola con Anna (che ovviamente l'aveva sostenuta senza indugio) io domandai ad alcune mie compagne se potevo giocare con loro. Risposero di sì, ma siccome notarono un'espressione irata e sofferta in viso, mi chiesero:

Elena:"Ambra ma cos'hai?"
Io:"Niente".
Sofia:"Sì certo come no. Dai, diccelo".
Io:"Ma non ho niente, davvero". Intanto guardavo per terra e scostavo i sassolini con i piedi.
E:"Secondo te non lo capiamo? Dai, lo sai che puoi fidarti di noi".
Ci fu un momento di silenzio, poi raccontai.
Io:"Ho litigato con Silvia...si è arrabbiata con me perché ho preso il vassoio rosso che voleva lei. Io ho provato a farmi perdonare, ma lei non ne vuole proprio sapere".
Giorgia:"Ambra, ma tu sei fuori. Non devi scusarti di nulla, perché non hai fatto niente di male!"

Intanto si avvicinarono anche Sonia, Greta, Olga e gli altri miei amici di catechismo. Ad un tratto mi sono sentita al centro dell'attenzione e per l'imbarazzo sorrisi timidamente.

Greta:"Dai, non ti preoccupare verrà lei a cercarti quando si accorgerà di essere in torto. Tu in ogni caso non parlarle più finché non verrà lei".
Olga:"Dai, ora vieni a giocare con noi a pallavolo".

Si disposero tutti in cerchio e mi fecero cenno di venire. Rimasi ancora per qualche istante ferma in disparte a riflettere su ciò che mi avevano detto, e più ci pensavo, più apprendevo che avevano ragione. Dopo alzai la testa da terra, guardai i miei amici ed esultai:
Io:"Eccomi. Sto arrivando!"

Da lontano Silvia e Anna mi guardavano con fare geloso, mentre io mi divertivo in compagnia di amici che a differenza di quelle due, non mi ricattavano, non mi dicevano cosa fare, non mi obbligavano.
Loro mi capivano.

Ancora per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora