28.Uno scambio di sguardi

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I giorni passavano. Come prima. Forse un po' peggio. Ma pur sempre come prima.
Successe però una cosa strana un giorno. E ora vi racconto.

Era un giorno della prima settimana di ottobre, non mi ricordo esattamente la data. Era stata organizzata una gita di accoglienza per le prime superiori, come si è sempre fatto nel corso anche di tutti gli anni precedenti. Tutte le classi prime comprese la mia e quella di Pietro furono caricate su tre pullman e portate a un castello nelle vicinanze di Vercelli. Durante il viaggio la nostra classe era da sola sul veicolo, per cui ci fu molta più tranquillità rispetto al solito. Ci avevano accompagnato la professoressa di italiano e quella di fisica. Io avevo già anche legato parecchio con Miriam e Lucrezia, due mie nuove compagne di classe e le avevo obbligate (se così si può dire😂) a sedersi sui sedili davanti a me e Agnese.

Parlammo tutte e quattro insieme per un po', poi loro due si misero ascoltare la musica dal telefono di Miriam e io proposi la stessa cosa ad Agnese.

Io:"Agne ti va di ascoltare un po' di musica dal mio cellulare? Ho delle canzoni davvero fighe che dovresti sentire" e le porsi un auricolare.
Agnese:"Volentieri" e si infilò l'auricolare nell'orecchio. Io feci lo stesso con l'altro.

Per tutto il viaggio ascoltammo canzoni prima che piacevano a me e dopo alcune che piacevano a lei. Poi il pullman si fermò, e fu il momento di scendere. La prof di italiano ci riunì tutti e 27 e ci contò con pazienza affinché fossimo tutti presenti. Poi, quando anche tutte le altre classi prime furono anch'esse riunite, ci condusse all'interno del castello per posare gli zaini o le eventuali borse che sarebbero stati ingombranti durante la visita. Il castello da fuori era molto carino. Per entrarci si passava attraverso una specie di giardino attraversato da un sentiero. Poco più in là del giardino, oltre il cancello della fortezza, era presente una grandissima distesa di erba, adornata da qualche albero, e completamente verde.
Comunque, ritorniamo alla narrazione e non sviamo. Posammo quindi gli zaini in uno stanzino piccolo e abbastanza stretto, poi uno alla volta uscimmo sotto ordine della professoressa.

Prof:"Posate le borse e poi uscite da lì e aspettate la guida o noi insegnanti" disse indicando l'uscita.
Tutti:"Okay prof".

Io e Agnese aspettammo che anche Miriam e Lucrezia avessero posato la loro roba e poi uscimmo. Mi venne quasi un ictus quando, uscendo dalla porta già minuscola, ci mancò pochissimo e mi sarei scontrata con Fabio ovviamente, che stava andando a posare lo zaino insieme a dei suoi compagni. Io lo guardai tipo malissimo, come se mi avesse ucciso. E poco ci mancava dopo quello che era successo. La cosa particolare è che anche lui mi guardò. E, proprio sinceramente, è l'ultima cosa che mi sarei aspettata. Mi osservò a lungo, e io mi sentivo appartenere a quello sguardo. Era come se mi avesse incatenata con gli occhi. Poi però riuscii a liberarmene grazie ad Agnese, che mi diede uno strattone e mi trascinò in giardino, dove la nostra guida ci aspettava.
All'arrivo delle professoresse la classe fu quindi riunita una seconda volta, sta volta anche sotto gli occhi attenti della guida, che subito dopo iniziò a illustrare il giardino un tempo reale e a parlare come se avesse inserito un disco. La nostra visita al castello era quindi iniziata.

Dopo il giardino venimmo portati all'interno. Passammo quindi vicino alle mura del castello che al piano terra erano state sostituite a tratti da dei vetri stile villa, grandi, un po' oscurati. Mi spaventai a morte anche se adesso fa ridere, quando dall'altra parte del vetro mi ritrovai di nuovo Fabio vicino alla sua classe che stava guardando fuori. È stato davvero inquietante! Roba da svenire. Appena lo riconobbi feci un piccolo salto dallo spavento e lui credo che debba essersene accorto di me, perché si girò immediatamente.

Agnese:"Ambra stai bene?"
Io:"E me lo chiedi?" Risposi a metà tra l'ironico e il serio.
Ridemmo tutte due.
Non successe più nulla di interessante fino alla pausa pranzo. La visita era finita finalmente, non ne potevo più di vedere tutti quei ritratti usciti dal medioevo, e poi il mio stomaco era a due passi dall'autodigerirsi per la fame. Così le prof ci portarono in quella sorta di parco erboso che ho descritto prima, fuori dalla fortezza. E lì ci lasciarono, dicendo di pranzare.

Prof di italiano:"Ragazzi noi andiamo. Potete fare quello che volete fino alle 5. Poi alle 5:10/5:15 ci ritroviamo tutti davanti ai pullman e ci aspettate lì come faranno anche le altre classi. Tutto chiaro?"
Tutti:"Sì prof".
Prof:"Perfetto. Allora andiamo".
E detto questo si allontanò con la professoressa di fisica.

Fabiana:"Che ne dite di mangiare sul prato? Lì, al sole, vicino all'albero".
Io:"Va benissimo, a me piace mangiare sull'erba ahaha".
Miriam:"Ahaha okay".
Federica:"Io sto sulla panchina".
Agnese:"Ah...va bene tanto sono comunque vicino a dove ci vogliamo mettere noi".
Ci sedemmo tutti, quindi, nel prato, tranne Federica e alcuni altri che preferivano le panchine. Finiti i panini, alcuni ragazzi afferrarono la felpa di Fabiana, probabilmente con l'intento di fare uno scherzo e presero a correre. E io, Fabiana, Margherita, Miriam, Ouissam e Lucrezia cominciammo a inseguirli mentre si lanciavano la maglia tra di loro. Ad un tratto afferrai Stefano per un braccio. Aveva lui la maglia in quel momento. Cercai in tutti i modi di riprenderla con l'aiuto di Fabiana e ci riuscii. Ma appena mi girai, notai di nuovo Fabio laggiù, che da lontano guardava verso di noi. Appena lo vidi, si voltò di nuovo. Mi sentii imbarazzata. Mi allontanai.

Poco dopo tutti i ragazzi di prima superiore si unirono per giocare a calcio e tra questi c'erano anche lui e dei miei compagni. Io passai tutto il tempo alla larga da loro per evitare di farmi altre figuracce. Poi finita la partita, i ragazzi della mia classe tornarono da noi ragazze e parlammo insieme per tutto il resto del tempo. Ad un certo punto avevo il telefono in mano e Anna (quella del capitolo precedente che in quel momento si trovava a Chivasso) mi mandò un messaggio dicendo che era con Marzio, quello che le piaceva e che si era fidanzata con lui. Io sapevo che fino all'anno prima Marzio e stato compagno di Filippo e Stefano, così riferii a questi ultimi la notizia.

Filippo:"Ah allora alla fine si sono messi insieme..."
Io:"Già. Vuoi salutare Marzio? È lì con Anna e se io mando un audio a lei lo ascolta anche lui".
F:"Ma si perché no".
Non l'avessi mai detto!
Registrai il messaggio mentre lui salutava il suo amico e poi lo inviai. Non feci in tempo a guardare se lo aveva mandato che Filippo mi prese il telefono e riprese a correre. Si fermò qualche metro più in là e iniziò a muovere i pollici sullo schermo del cellulare che non ero riuscita a bloccare prima che lui me lo prendesse. Allora mi alzai da per terra e con l'aiuto di alcune mie amiche presi di nuovo a rincorrerlo. Che palle.

Io:"Filippo se non mi ridai subito il telefono sei morto!" Dicevo mentre correvo come una pervertita dietro di lui. Continuavo a urlare di ridarmi il cellulare come una disperata e proprio in quel momento passò di nuovo Fabio, che mi restò a guardare come un ebete per mezz'ora probabilmente perché penso fosse impressionato dalle cazzate che stavo facendo. Per fortuna io non me ne accorsi e che lui fosse passato me lo disse Agnese in seguito.

Dopo l'episodio del telefono, vorrei tanto aver finito di elencare le mie figuracce ma a quanto pare no. C'è di più. Alle 5 io e la mia classe ci recammo tutti insieme al luogo di ritrovo. Qui era già presente la classe di Fabio. Mentre camminavo lo guardavo da lontano. Era girato. Poi all'improvviso si voltò e i nostri sguardi si incontrarono nuovamente. Poi io distolsi il mio e lui tornò a darmi le spalle. Non so per quale motivo ma dopo qualche secondo si voltò di nuovo verso di me e ci guardammo ancora, ma senza dire nulla, perché io mi girai velocemente appena mi vide.

Era un rapporto strano il nostro. Era come se ci dicessimo qualcosa con gli sguardi. Quasi a dire "ma io so chi sei" o "ma io non mi sono dimenticato/a di te". Era come se ogni volta ci dicessimo:"sappiamo entrambi cosa è successo ma non ne parliamo".

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