26// Don't touch him bitch

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08:30 P.M

"Oppure quando tu e John suonavate le chitarre come se fossero violini con dei pantaloni in testa" disse George quasi non respirando dal ridere, amavo quel momento: parlavamo di ricordi, dai più divertenti ai più tristi, da quelli più dolci a quelli con più rabbia, sembravamo amici da anni e Michael non si ritirava nel porre domande, fare battute, ridere, sempre con il braccio sulla mia spalla: cinque ragazzi seduti in cerchio che si divertivano, il 90% del gruppo sapeva il passato dell'altro 10%, ma a quella piccola ma grande particella non importava sapere cosa successe prima di quel giorno, non importava se eravamo ricchi o poveri, famosi o meno, stavano bene con noi come noi stavamo bene con loro, anche senza conoscerci.

La porta si spalancò placando le risate ed il divertimento e chi poteva essere se non Ashley?

Si cambiò vestiario e sapevo il motivo, dai pantaloncini anche troppo corti e la t-shirt ad un vestitino scuro attillato, lo voleva fare, leggevo nei suoi occhi che aveva un obbiettivo: Michael.

Il suo sguardo era diventato provocante, lo guardava e lui guardava lei ma con uno sguardo disgustato, disgustato di quello che aveva in mente, disgustato dalle sue intenzioni, sapendo che era impegnato con una sua parente ci provava spudoratamente avvicinandosi a lui, toccandogli i ricci sensualmente, tutto sotto i miei occhi, Michael era a disagio, lo leggevo nei suoi occhi.

"la vuoi finire con questa scenetta?" le urlai contro senza ragionare, si fermò e mi guardò con aria di sfida, mi vuole davvero sfidare per il mio ragazzo? Vuole sfidarmi per chi se lo prende? Non è un oggetto e mi dispiace conoscendolo non combatto nemmeno a questo duello, mi ama ed io amo lui, le parole dicono tutto.

"che succede? Hai paura che ci provo col tuo ragazzo?" disse facendo una faccina triste per poi scoppiare a ridere.

"Sei seriamente convinta che ho paura di te? Provaci, io mi fido di lui, poi avvisami come va a finire" le risposi ridendo, ridendo per quello che stava facendo o cercando di fare. Michael non era il tipico ragazzo, appena gli si avvicina una ragazza che fa la puttana sotto i suoi occhi non gli scende la bava, non cade ai suoi piedi.

"Ivy.." mi chiamò quasi sussurrando, come per dire 'lascia perdere' 'lasciala parlare'.

"No Michael, è una cosa tra noi due e dicerto non ci separerà facendo la troia con te" sbottai guardandola con le fiamme agli occhi.

"Ah guarda, la piccola Ivy ha deciso di cambiare" ride. " scendete che la cena è pronta" continuò chiudendo la porta alle sue spalle. I tre ragazzi mi guardavano senza sapere che dire, ancora una volta ci era riuscita, aveva rovinato uno dei miei giorni migliori: il mio compleanno, al parco divertimenti, ad una festa, sempre riuscì a rovinare giornate per me importante, anche semplici, ma felici.

Michael se ne accorse, oltre il dono del canto e del ballo aveva anche quello di capire le persone, da un semplice sguardo capiva le mie emozioni, è proprio vero che gli occhi parlano.

"Ehy, è tutto okay.." disse attirandomi a lui accarezzandomi i capelli sotto gli occhi addolciti di Ringo, Paul e George che sorridevano alla scena.

"Ci è riuscita di nuovo, ha rovinato tutto" le lacrime erano intrappolate nei miei occhi, non volevo liberarle per lei, per una stronza, non volevo perdere tempo prezioso per colpa sua.

"si l'ha fatto, ma ci siamo divertiti no? Tutti insieme" disse accarezzandomi la guancia dolcemente rivolgendo uno sguardo anche ai tre ragazzi.

"sta tranquilla, sei forte" continuò a George e con mia sorpresa si alzò stringendomi in un caloroso abbraccio, il cuore aumentò i battiti all'udire dei suoi, il mio idolo, stavo abbracciando il mio idolo, la persona che suonava nelle mie orecchie fin da quando ero quindicenne, la persona che mi salvò con la sua voce.

You Are Not Alone\\ Michael JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora