[ Troye Sivan nei media🌧 ]
Park Jimin/박지민
—ACQUAMARINAEra una di quelle sere leggere, fresche, dove la notte non sembra essere fatta per dormire e la rotonda e dolce luna piena riesce a illuminare di gran volta più del sole, una di quelle sere speciali che riescono a vivere solamente gli adolescenti, dove tutto il mondo fuori dorme e dentro la tua stanza sembra finalmente regnare una silenziosa tranquillità. La lampada sul comodino di Jimin era accesa ormai da un bel pezzo, la luce soffusa illuminava le sue lenzuola bianche stropicciate e la sua scrivania in disordine, un disordine che per Jimin era sempre stato familiare e quasi confortante.
Il disordine era qualcosa che faceva parte di lui, che rendeva la sua stanza vissuta e unica nel suo genere, il disordine lo cullava e lo faceva sentire parte di qualcosa. La sua camera non era di certo una discarica ma Jimin preferiva di gran lunga vedere i suoi oggetti personali un po' sparsi ovunque che averli sistemati e ordinati in uno dei suoi scaffali in un modo a dir poco maniacale, preferiva custodirli da qualche parte e trovarli solo quando ne aveva più voglia. Ha sempre definito l'ordine come qualcosa di estremamente triste,l'ordine è grigio e il grigio per Jimin è il colore della monotonia,della noia, della nebbia, della cenere, il grigio trasmette solitudine, non è bianco e non è nero, è un colore che passa sempre inosservato. Jimin rifiutava l'idea di vedere la sua amata collezione di pacchetti di sigarette esposti ordinatamente su un mobile, perché tutto ciò che apparteneva a Jimin non doveva a sua volta appartenere a nessun posto.
E quella notte, proprio come le sigarette di quei pacchetti ancora chiusi, Jimin si sentiva prigioniero del suo stesso corpo. Sì, perchè a volte una persona può sentirsi prigioniera di se stessa ed è come essere chiusi in una gabbia fatta di ossa e di pelle, quando senti dentro il petto qualcosa di pesante che implora di uscire ma che resta in trappola, una trappola creata da te stesso e dalle tue sciocche paure da ragazzino timido e insicuro.
Jimin aveva passato ben due ore a cercare su google la parola "Lexotan", due ore passate a leggere parole e parole su degli stupidi siti medici che non facevano altro che alimentare la sua preoccupazione per Yoongi.
"Ansia", "Insonnia", "Disturbo Psichico", aveva letto abbastanza e adesso non ne poteva più. Jimin aveva bisogno di ricevere altre risposte, doveva assolutamente sapere cosa diamine avesse spinto Min Yoongi a prendere quella roba, voleva aiutarlo e si sentiva stranamente protettivo nei suoi confronti.
Si dice che la curiosità uccise il gatto ma era ormai troppo tardi per rincorrere alla coscienza e quella fastidiosa curiosità non lo stava più facendo dormire, così Jimin fece ciò che ogni adolescente fa quando ha bisogno di avere immediatamente delle risposte: Jimin cercò il nome di Yoongi su un social network.
Trovare Min Yoongi su un social network fu la cosa più semplice al mondo, il suo profilo conteneva già tutte le informazioni necessarie per riuscire a trovarlo e sopratutto aveva più di mille amici–praticamente metà della scuola. Al contrario di Jimin,i suoi amici su Facebook consistevano per lo più in parenti, pochissimi amici di infanzia, Hoseok e Taehyung.
Iniziò a studiare il profilo di Yoongi come riuscirebbe a fare solamente un detective, disteso sul suo letto Jimin scorreva lentamente il dito su tutte le foto in cui era stato taggato Yoongi e per sua sorpresa si accorse che tutto ciò che il ragazzo si limitava a condividere erano dei link contenenti dei video musicali.
Ad un certo punto Jimin riuscì a compiere uno degli atti più coraggiosi al mondo, uno di quelli che ti tiene col fiato sospeso e con il cuore a mille: Jimin cliccò istintivamente sul pulsate "Invia richiesta d'amicizia" ma ovviamente passati nemmeno cinque minuti se ne pentì amaramente.
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RESILIENZA
Fanfiction[yoonmin]❝Jimin era Gennaio, Yoongi era Giugno.❞ title cred: © blackhairblackdress