⊱indigo

4.3K 458 240
                                    

❲Awake by J i nᴺᴱᴵᴹᴱᴰᴵᴬ

Park Jimin/박지민
INDACO

«Hyung?»

Jimin aveva sbattuto le palpebre più volte, ancora incredulo per ciò che aveva appena visto. Il mal di testa non era ancora andato via, così come la sua debolezza fisica, ma la sua vista,oh,la sua vista non era affatto offuscata. L'immagine che aveva davanti agli occhi era ben chiara e luminosa: il viso rotondo di Min Yoongi era davanti al suo ma l'espressione del più grande per qualche motivo era spaventata.

Un motivo che forse Jimin già conosceva, che era riuscito a sentire sulla pelle. Jimin durante il sonno aveva percepito il calore di una leggera carezza sfiorargli teneramente la guancia. I polpastrelli ruvidi del più grande avevano solleticato leggermente la guancia del più piccolo regalandogli un risveglio piacevole.

«Ti sei svegliato?» chiese Yoongi voltandosi di scatto verso il comodino,era visibilmente agitato, avvicinò le mani verso qualcosa e subito dopo si schiarì la voce: «Mangia questo» disse poi voltandosi verso Jimin.

Un sandwich. Yoongi avvicinò a Jimin un sandwich al prosciutto.

«Lo farò più tardi» Jimin finse un sorriso gentile, era abituato a mentire, così tanto abituato che le bugie fuoriuscivano dalle sue labbra con un'estrema facilità.

«No, lo farai adesso» Yoongi assunse un'aria di sfida «Sei più piccolo di quanto pensassi»

Jimin all'impatto non capì l'affermazione di Yoongi e non si soffermò nemmeno a pensarci troppo sù perché in quel momento il profumo di quel sandwich al prosciutto era tanto buono quanto nauseante. Jimin aveva fame, una tremenda fame: le dolorose fitte che sentiva allo stomaco facevano così male da costringerlo a nascondere agli occhi di Yoongi delle smorfie di dolore. Ma sebbene sentisse la necessità di mangiare quel sandwich, solo il pensiero di mettere in bocca del cibo lo disgustava a morte, lo faceva sentire sazio di sensi di colpa, attivava dentro di lui un meccanismo complesso pieno di pentimento e odio, creato solamente per fargli fare i conti con se stesso.

«N-non mi obbligherai a mangiare quel sandwich» Jimin spostò contrariato lo sguardo in direzione della finestra, la fame lo faceva diventare aggressivo, lo costringeva ogni volta ad allontanare tutti, gli ricordava il fatto di essere diventato prigioniero della sua mente.

«Non mettermi alla prova ragazzino» Yoongi afferrò il mento di Jimin e lo costrinse a guardarlo con la forza «Mangia»

Lo sguardo fiero di Yoongi rimase per alcuni secondi fermo su quello di Jimin. La mano del più grande continuava a premere insistente contro la pelle delicata del più piccolo che in quel momento però non sembrò assolutamente spaventato: la paura per il cibo superava di gran volta quella verso la violenza di Yoongi.

«A te che importa?!» chiese il più piccolo «Non ti è mai importato nulla di me quindi vai via! Vattene e lasciami solo!»

Yoongi lasciò all'istante la presa che aveva sul mento di Jimin e la sua mano ritornò scattante sulle sue gambe. Non disse una parola, il suo sguardo finì direttamente sulle sue scarpe da ginnastica rovinate, quella reazione improvvisa da parte del più piccolo riuscì a pietrificarlo. Ammutolito, inghiottiva saliva, o forse parole?

«Lasciami solo» ripeté Jimin «Per favore, vattene via»

Stranamente, l'orgoglio di Yoongi si spense. Non fece alcun rumore quando si alzò dalla sedia e si allontanò dall'infermeria, lasciando Jimin da solo e disteso sul lettino in posizione fetale. In realtà Jimin non voleva affatto stare da solo ma il calore di quella carezza era stata sufficiente per fargli capire che doveva stare alla larga da Min Yoongi. La lieve carezza data da Yoongi era bastata per ricordargli che era proprio questo ciò di cui aveva bisogno, che il calore di un uomo lo faceva stare bene, che la sua pelle tremava sotto il tocco di un ragazzo e non di una ragazza.

RESILIENZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora