QATAR

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Five percent pleasure,
fifty percent pain.
And a hundred percent reason
to remember the name.

Remember the name
📍Losail circuit, Qatar






GP DEL QATAR, circuito di Losail -  gara 1






||MARC||


A quattro giorni dall'inizio del mondiale, la pista del Qatar è un andirivieni di tecnici, meccanici e piloti. Sono giorni di trepidante attesa, di saluti e conferenze, prove tecniche e preghiere. Preghiere che la moto quest'anno possa dare ancora più di ciò che ha dato l'anno scorso, che io possa dare ancora di più.

È strano tornare qui da campione. Mi sono guadagnato il rispetto, la stima, di persone che pensavano fossi soltanto un altro rookie, uno sbruffone senza talento. Ma non è finita qui. Quest'anno è ancora più importante. Quest'anno è la conferma.

«E così il ragazzino si è messo a fare a botte, e bravo il nostro Marc» l'inconfondibile voce di Valentino arriva alle mie orecchie e anticipa la pacca sulla spalla che quasi mi fa volare il piatto che tengo tra le mani.

Valentino Rossi, italiano, trentasei anni di cui trentatré passati con il sedere sul sellino. Nove mondiali vinti, un eroe moderno, nonchè mio primo avversario. Era il re indiscusso, prima che arrivassi a togliergli la corona a forza di staccate.

«Sapevo che mi avreste sfottuto per questo» ridacchio, allungando la mano libera per stringere quella di Vale ferma a mezz'aria. Come sospettavo, ovviamente, i video della festa sono girati abbastanza in fretta. Ammetto che non mi da troppo fastidio però passare per quello che può anche tirare un pugno per difendere suo fratello, per difendere una ragazza.

«Fermi, fermi, fermi, anche io voglio conoscere i retroscena» dice Andrea Iannone, aggiungendosi al nostro duo mentre con la bocca piena sembra apprezzare il cibo del buffet.

Vale ridacchia.

Andrea di anni ne ha venticinque e di mondiali vinti alle spalle solo uno quando ancora si correva in 125cc, poche gare vinte in MotoGp, qualche podio. Eppure, ogni battaglia con lui in pista è dura da vincere. La prova che non sono solo le vittorie a fare un gran pilota.

Con il suo fascino da rubacuori e il suo fisico piazzato sembra quasi che abbia sbagliato sport, è uno di quei tipi che ti aspetteresti uscire dagli spogliatoi mezzo nudo dopo una partita di calcio per lasciarsi fotografare il petto tatuato e gli addominali scolpiti che saranno a vita sui muri delle camere delle ragazzine.

Odiato dai meccanici per la sua saccenza, evitato dagli avversari che cercano di promuovere una guida più pulita per colpa dei suoi sorpassi da fantascienza, credo sia la mia persona preferita qui nel paddock.

«Marc posso rubarti un panino? Oppure mi dai un pugno?» se la ride Andrea come se avesse detto la cosa più divertente del mondo.

Io e Vale ci guardiamo, alzando un sopracciglio a testa.

E nel frattempo, Andrea mi sfila veramente un panino dal piatto.

«Di che si parla?» ci raggiunge mio fratello, aggiustandosi il cappellino azzurro con il suo numero, il 73, sui capelli. Noi tre corriamo nella classe regina, ma lui, con i suoi diciannove anni, è ancora relegato in Moto3, la classe più bassa del Motomondiale.

Il più giovane pilota a vincere nella classe regina sono stato io, a vent'anni. E per ora, non sembrano esserci all'orizzonte rivali in grado di potermi togliere questo primato. 

YOUNG GOD // MARC MARQUEZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora