Falling

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We try and run away, but end up running back.
And all I want to do is lie down and crush, fall down,
I'll wrap my arm around you now.

Just crush, it's out time now.

||REINA||

Questa mattina mi sembra di vivere una vita diversa da quella che vivevo ieri.
È da folli pensare quanto Marc possa cambiare le mie giornate ed è da folli che io gli permetta di avere un peso del genere nella mia vita.
Ciò che sta succedendo è un salto nel vuoto.
Io sono una persona difficile, Marc ha un carattere forte tanto quanto il mio. Siamo due testardi, siamo due che si sfidano, siamo due che vogliono la supremazia, due che non si accontentando, due folli.
Questo lasciarci andare e provare ad essere qualcosa che non siamo mai stati, qualcosa di più, potrà andare o benissimo o malissimo.
Noi non abbiamo mezze misure, ma viviamo di rischi. Non provarci sarebbe come non buttarsi in un sorpasso all'ultima curva, non frenare all'ultimo dopo un rettilineo. O ti schianti o diventi il migliore.
Io lo voglio prendere questo rischio, io voglio Marc.
Anche se l'incontro delle nostre menti geniali non inizia nel migliore dei modi, visto che nel nostro pensare a noi abbiamo dimenticato che il resto del mondo ha continuato a girare e ci siamo persi dei piccoli particolari.
Io ho un treno dalla stazione di Montmelò tra due ore, Marc un aereo dall'aeroporto di Barcellona tra tre ore e mezza.
Siamo senza mezzi, con i bagagli di entrambi ancora da chiudere e probabilmente non riusciremo mai a farcela. Non abbiamo ancora mollato però.
Camminiamo per un'assolata Barcellona alle otto di mattina, già troppo calda per essere ancora relativamente presto. Siamo pieni di sabbia ovunque, della quale cerchiamo di liberarci abbandonando la spiaggia per camminare sul largo marciapiede della Barceloneta.
"Ma almeno sai dov'è il tuo albergo? domando, camminando con lo sguardo basso al fianco di Marc. Abbiamo i nostri cappellini in testa, sperando di evitare che la gente ci riconosca. Certo è che non passiamo inosservati e non appena le strade si riempiranno di più sarà ancora più improbabile non trovare nessuno che ci riconosca.
Lui è Marc Marquez, siamo vestiti in un modo improbabile e abbiamo dei cappellini fluo.
Una combo perfetta.
"Non ne ho idea, dormivo in un motorhome fino all'altra sera. L'ha prenotato il mio manager" risponde lui, smanettando con le dita sullo schermo touch del suo IPhone. Subito dopo se lo porta all'orecchio.
"Perché non chiedi a Lola di spiegarti dov'è? Ci sarà arrivata in qualche modo sta notte" lo prendo in giro, beccandomi una boccaccia.
È sempre il solito idiota.
Camminiamo alla cieca finché Marc non riesce ad avere le indicazioni dell'albergo svegliando il suo manager, è nel Barrio Gotico per fortuna, una decina di minuti a piedi.
Dopo i tre chilometri di ieri sera siamo pronti a tutto.
Mi giro per guardare Marc ogni tanto. Illuminato dalla luce di questa mattina, con le occhiaie profonde ma un sorriso stampato sul viso, è davvero troppo perché il mio cuore possa resistergli.
È normale volerlo baciare perennemente?
È normale aver bisogno di sentirlo vicino?
"Dici che dovremmo parlare di questa situazione? Cioè ... di noi?" domanda ad un certo punto, di punto in bianco. Il suo tono resta comunque tranquillo, scherzoso, come se stesse semplicemente pensando ad alta voce.
"Non credo" è la mia risposta.
Non voglio parlarne, le parole sono fraintendibili e rovinano le cose. Voglio solo godermi questo momento.
Marc sorride alla mia affermazione.
Quando arriviamo davanti all'albergo lo lascio salire in camera da solo, non sappiamo se Lola sia ancora qui ma qualora fosse così mi sembra giusto che si parlino senza avermi tra i piedi.
Nel frattempo vado in missione alla ricerca di un posto che affitti macchine o moto per poter fare il giro che ci aspetta nel minor tempo possibile. Barcellona però è una città turistica, di posti per noleggiare la macchina non se ne vedono e moto serie neanche a pagarne.
Sarà fantastico dire a Marc che la nostra unica opzione è una vespa rossa 125, e che ci va anche alla grande così visto che è l'ultima e tutte le altre hanno la cilindrata cinquanta.
Gli mando un messaggio indicandogli la posizione del negozio che ho trovato e lo aspetto qui, fumandomi una sigaretta nel frattempo.
Marc non ci mette troppo a raggiungermi e per fortuna il suo unico bagaglio è uno zaino sulle spalle, il resto delle cose è nel motorhome. Non mi dice niente ed io non gli chiedo niente, ma ha impiegato relativamente poco tempo e non credo che Lola l'avrebbe facilmente lasciato andare in una decina di minuti. Probabilmente è già andata via.
"Pronto per vedere il nostro bolide?" scherzo quando è vicino abbastanza da sentirmi. Mi guarda storcendo la testa, sa che sto per dargli una fregatura. Nel frattempo però ha fatto la cattiva scelta di non tenere la testa bassa e subito un fan l'ha fermato al centro del marciapiede.
Non arriveremo mai in tempo.
Resto in disparte, tenendo d'occhio Marc con lo sguardo mentre firma qualche autografo. Ovviamente, da una persona, sono diventate cinque o sei, di cui tre ragazze che se lo mangiano con lo sguardo. È giusto così, la bellezza di Marc è oggettiva.
Dopo qualche minuto si accorgono della mia presenza, non so se è perché hanno visto l'intervista o perché io e Marc siamo gli unici idioti vestiti in abiti eleganti di giorno a Barcellona, fatto sta che le ragazze iniziano a guardarmi e a parlottare tra loro, a collegarmi a Marc.
Fantastico, ho sempre voluto essere famosa per essere la nuova tipa di Marc Marquez.
"Marc" richiamo la sua attenzione, leggermente spazientita. Stiamo perdendo tempo.
Lui si gira a guardarmi e annuisce, poi sorride a gruppo di gente che gli si è formato attorno e cerca di liberarsene. Ovviamente ci seguono finché non entriamo nel negozio e, ovviamente, anche il proprietario di questo è un grande fan di Marc.
"Allora, dov'è questo famigerato bolide?" domanda, spostando lo sguardo dal commesso a me. Deve essersi reso conto che siamo in un noleggio di scooter.
Lo guardo con un sorrisone sul viso e spalanco le braccia, indicando il nostro mezzo per le prossime ore.
Marc apre la bocca per commentare, decisamente sorpreso, ma il commesso lo ferma.
"Ti impedisco di disprezzare la nostra bellissima Vespa" dice quest'ultimo, spiazzando Marc.
Scoppio a ridere per la situazione paradossale che si è creata.
"Ti lascio l'onore di guidarla" dico, dandogli un pugno leggero sul braccio. Marc sta ancora aspettando che gli sveli lo scherzo, ma il fatto che sia la realtà è la vera cosa divertente.
"Non so se sono in grado di guidarla" commenta lui, grattandosi la nuca con le dita. Si gira a guardarmi ed io sto ancora ridendo, così sorride anche lui.
"Va bene, prendiamo la vespa"
Pochi minuti dopo siamo in sella alla magica Lx 125, intenti a percorrere le strade di Barcellona. Credo che questa sia la prima volta nella mia vita che indosso un casco non integrale e mi sento abbastanza ridicola, ma se la passa peggio Marc che deve ancora capire la differenza tra le sue solite moto e uno scooter, il che significa che si ostina a fare le curve allargandosi fino alla striscia di mezzeria, utilizzandola come cordolo, per poi gettarsi piegato andando a chiudere la curva come se avessimo dietro il migliore degli inseguitori. Credo ci schianteremo presto contro il marciapiede o che la poca stabilità delle piccole ruote della Vespa ci farà stendere.
"Non posso neanche usare la scusa della velocità per farti tenere a me" grida Marc, cercando il mio sguardo nello specchietto. Anche lui è abbastanza ridicolo con quel casco addosso.
"Anche se tu riuscissi a prendere i cento, mi terrei comunque qui dietro" rispondo, urlando a mia volta. In effetti, le mie dita sono ancorate ai supporti di ferro accanto alla sella.
Vedo Marc scuotere la testa, poi stacca la mano sinistra dal manubrio e torce il braccio all'indietro, finché non afferra il mio polso e mi costringe a lasciare la maniglia per portargli il braccio attorno alla vita.
"Devo farlo anche con l'altra mano?" Dice, osservo il suo sguardo divertito nello specchietto.
"Provaci"
Marc non se lo fa ripetere due volte, lascia anche la mano che tiene l'acceleratore per andare alla ricerca del mio avambraccio.
La spinta dell'accelerazione però dura poco e presto la moto inizia a sbilanciarsi.
Glie la dó vinta, finendo col tenermi a lui mentre Marc riafferra il manubrio e raddrizza la moto con un colpo di bacino.
Andiamo girando così, due piloti in sella ad una Vespa, abbracciati e con il vento caldo di questa giornata estiva che ci sferza il viso e fa svolazzare il mio vestito.
Quasi potremmo passare per una normale coppia. Quasi.
Ci lasciamo Barcellona alle spalle, che da ora in poi sarà marchiata dal ricordo bruciante di questa notte.
La strada per Montmelò sembra infinita, a questa ridicola velocità poi è anche noioso. Mi focalizzo sulle mie braccia strette intorno Marc, le mie mani che gli sfiorano il petto, il suo profumo e l'odore di mare che ha ancora addosso.
Lo stringo più forte presa da un momento di tenerezza. A volte capita anche a me, a volte sono umana anche io.
Vedo il suo sorriso nel riflesso dello specchietto e mi si scalda il cuore. Quel sorriso è la mi unica debolezza.
Una volta arrivati a Montmeló cerco sul telefono ormai quasi scarico le indicazioni per raggiungere l'albergo, manca mezz'ora alla partenza del treno ma da quello che ricordo la stazione è abbastanza vicina all'hotel.
Marc parcheggia davanti all'ingresso e questa volta sono io a salire in camera per chiudere i bagagli. Correndo nel corridoio verso la meta busso anche alla porta di Barbara senza però ottenere risposta.
Pensavo di avere tempo per cambiarmi, ma preferisco evitare pensando piuttosto a racimolare le cose nel mio borsone.
Chiamo Barbara nel frattempo e come immaginavo loro sono già in stazione.
"Ti aspetto fuori dalla stazione, quindi muoviti"
Frettolosamente, getto i trucchi sparsi nel borsone senza rimetterli nel mio beauty-pochette, neanche piego le polo del team, gettandole nel borsone, per poi chiudere tutto e andare via in tempo record.
Lascio la chiave della camera in reception, per fortuna non devo perdere tempo a pagare. Ci pensa l'università.
Vorrei immortalare l'immagine di Marc, seduto sulla Vespa, che mi aspetta a braccia conserte davanti all'uscita, ma mi obbligo non perdere tempo e sistemandomi il borsone in spalla torno a cavalcioni sulla moto.
Mi allaccio il casco mentre Marc è già partito.
"Incredibile, Marc Marquez lascia il mondo delle gare per andare a passeggio su una Vespa" ci accoglie gridando Barbara, una volta raggiunta la stazione. Si scorge di aver fatto una cazzata quando dei ragazzi poco più lontani da lei iniziano a dire "ehi, ma quello è Marc Marquez"
"Ragazzi abbiamo un treno da prendere, non rompete" dice, mentre io e Marc scendiamo dalla moto. I ragazzi riprendono immediatamente a camminare.
"Dovrei assumerti come bodyguard" commenta Marc mentre la raggiungiamo.
Come un flash, mi rendo conto di ciò che sta per succedere. Marc mi sta accompagnando a prendere il treno. Il che significa che i miei compagni di progetto vedranno me accompagnata dal mio pilota. E, a meno che non abbiano visto l'intervista, a parte Barbara, Angel ed Eric, loro non sanno del rapporto che c'è tra me e Marc.
Potrebbero pensare male, pensare che sono avvantaggiata nel progetto perché, cioè, ho il pilota perennemente a disposizione.
Per non parlare del fatto che Eric avrà finalmente la conferma dei suoi sospetti su Marc.
Mi irrigidisco immediatamente.
Non so se Marc se ne renda o meno conto, fatto sta che cammina tra me e Barbara verso i binari con molta nonchalance.
"Ma voi viaggiate sempre conciati così? Non sapevo aveste iniziato a fare i fashion blogger" continua a scherzare Barbara e Marc, al mio fianco, ride. Nel mio cervello frullano troppe cose per riuscire a far uscire una risata naturale così preferisco restare in silenzio.
Il nostro treno è già sul binario e la maggior parte delle persone sono già salite a bordo nonostante manchino una decina di minuti.
Eric è sulle scalette del vagone, quando ci vede però si blocca. Non c'è sorpresa sul suo viso, l'ha sempre saputo del resto. C'è solo tanta rabbia in quegli occhi castani.
"Tutto bene?" mi domanda Marc, che come non detto si è accorto del mio improvviso distacco.
Barbara guarda prima me, poi lui.
"Ok, ti aspetto sul treno. Ciao Marc" dice, raggiungendo Eric e dandogli casualmente una spallata per entrare nel vagone. La vedo sporgere la testa e farmi l'occhiolino.
Cosa farei se non ci fosse Barbara?
Prendo un respiro e mi preparo a guardare Marc che già aveva i suoi occhi su di me, intento a studiarmi.
"Reina è tutto come prima, siamo sempre io e te. Non iniziare a vivere male questa situazione" mormora, senza che io dica niente. Sorride affettuoso e allo stesso modo sorridono i suoi occhi, di quel marrone caldo che ho sempre adorato. A volte dimentico di quanto bene possa conoscermi Marc.
Annuisco leggermente, spostandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie, dissimulando il mio piccolo momento di panico.
"Ci sarà anche tuo fratello in aereo?" gli domando per cambiare discorso. Osservo la sua mascella indurirsi, credo non avesse ancora ripensato a ciò che è successo ieri con Alex. Marc è così, si lascia trasportare da una cosa alla volta.
"Si, ma non ho intenzione di parlargli per ora"
"Ci pensiamo quando torniamo a Cervera, ok?" dico, e c'è un tono fin troppo affettuoso per me in questa frase. Sono scandalizzata da me stessa. "Vai ora, ti ricordo che hai una Vespa e non una moto da corsa per arrivare in aeroporto"
Mi godo l'ultima risata di Marc prima che arrivi l'imbarazzante momento dei saluti. Ci guardiamo senza sapere cosa fare. È stato tutto così naturale questa notte che pensare a come fare una cosa come il salutarsi mi manda nel pallone.
Però Marc ha appena detto che non è cambiato niente, che siamo sempre io e lui, e io e lui ci diciamo ciao e basta. Così ovvierei anche al problema di cosa potrebbero pensare i miei colleghi.
Meglio amici che qualcosa di più, no?
Sono io a smuovere la situazione, mormorando un ciao e dandogli le spalle. Sento un peso sul petto però che mi impedisce di fare più di due passi.
Mi giro e lui non si è allontanato di un millimetro, anzi mi viene incontro quando mi vede lì, ferma, a guardarlo.
Sento le sue labbra poggiarsi sulle mie e mi rendo conto che non avrei voluto altro in questo momento, solo averlo così vicino, solo baciarlo.
Sento la sua mano poggiarsi sulla mia guancia mentre le mie braccia vanno a stringersi intorno al suo collo.
È diverso alla luce del giorno, sembra implicare più cose, cose che la notte nasconde, ma quando Marc porta l'altro braccio sul mio bacino per stringermi a sua volta e mi sento così in pace, come se per la prima volta fossi al posto giusto nel momento giusto, mi rendo conto di quanto tutto ciò non possa essere sbagliato.
Io e Marc non saremo mai sbagliati.
Quando si allontana dalle mie labbra mi sorride ad un palmo dal naso.
"Ci vediamo a casa" sussurra.
Ed io non vedo l'ora.

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Ebbene, sono di nuovo qui. Non vi libererete facilmente di me ahahhaha ovviamente questi giorni il concetto di studiare proprio non mi scendeva, così mi sono portata avanti con la storia (da ora in poi la chiameró io e la mia ossessione, secondo voi è normale uscire ma stare sempre a pensare a cosa poter scrivere/far succedere nella storia ??)

Anyway, QUANTA TENEREZZA. Arriverò a darvi la nausea, così mi ringrazierete quando tornerà il dramma ahahahha

Sono contentissima del riscontro che ha avuto lo scorso capitolo ❤ grazie ancora girlz

ULTIMA COSA, indovinate cosa bolle in pentola

ULTIMA COSA, indovinate cosa bolle in pentola

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Un premio a chi indovina ahahhahaha
Baciiii

YOUNG GOD // MARC MARQUEZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora