Blame game (II)

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Who's fault?

On a bathroom wall I wrote
"I'd rather argue with you than to be with someone else".

But I love to play the blame game, I love you more,
Let's call our names, I hate you more.


Blame Game: gioco delle colpe. Una situazione nella quale una persona prova ad incolpare l'altra per le cose che sono successe e viceversa.



||MARC||

Copro la distanza che mi divide dalla coppia danzante in quattro falcate, poi infilo un braccio tra i due e afferrando la spalla di Iannone lo spingo via, riuscendoci nonostante la differenza di stazza.
"Marc che cazzo fai?" sbraita Reina, la sua voce arriva forte e chiara nonostante la musica. Non vedo la sua espressione, troppo preso dal fissare male Andrea.
"Amico, stavamo solo ballando" dice lui, con una faccia stranita. Non mi interessa, anche perché sono fuori di me.
"Tieni lontano le mani da lei" intimo, puntandogli un dito contro. Mi ricordo i suoi apprezzamenti la prima volta che ha visto Reina nel paddock. Voleva provarci con lei, forse quel giorno non sono stato abbastanza chiaro.
"Io le sto lontano, ma guarda che sta andando via anche lei" dice Andrea, sbottando. All'inizio credo di non aver capito bene, è difficile pensare in italiano con il sangue che mi pulsa nelle vene e le mani che tremano dalla rabbia. Poi mi giro ed effettivamente Reina non è più dietro di me.
Mormoro un merda sotto voce, ad Andrea ci penserò dopo. Piuttosto inizio ad immischiarmi nella folla alla ricerca di quella chioma di capelli biondi che mi manda fuori di testa.
Sono un coglione, ne sono consapevole. Non lo so cosa mi prende quando si tratta di Reina, io non mi incazzo così per nessuno, non perdo mai la calma, neanche a 300 km/h. Con lei è diverso però.
E lo so, che Reina odia essere rincorsa. Che quando scappa vuole essere lasciata sola, esattamente come pensavo di me. Ormai però ho appurato che vorrei Reina sempre alle costole e forse, solo forse, è così anche per lei.
Quando intravedo un vestito bianco svolazzare mi salta il cuore in gola. È lontano dalla folla, sparisce in un corridoio sulla sinistra che credo porti ai bagni. Accelero la mia camminata per quanto possibile in mezzo a tutta questa gente che balla, sento anche una mano afferrarmi il polso e suppongo sia Lola, ma non mi giro neanche a controllare.
Fanculo Lola. Fanculo tutti. Fanculo Reina, che riesce sempre a farmi sentire un idiota.
Raggiungo il corridoio illuminato dalla luce soffusa di due applique a muro, ci sono due porte una di fronte all'altra. Con una spallata apro quella del bagno delle signore.
Reina è lì, con le mani poggiate sulla lastra di marmo che ospita i lavandini e lo sguardo puntato nel suo riflesso allo specchio. Quando sente la porta richiudersi si gira a guardarmi. Credo di non averla mai vista così incazzata.
"Marc non puoi fare così ogni volta che interagisco con persone dotate di pene che non siano te" grida, lasciando l'appoggio sul bancone per potermi fronteggiare. Quanto cazzo é bella.
Raccolgo tutta la rabbia che ho in corpo, tutta la frustrazione, tutto ciò che provo quando ho lei davanti e ci costruisco il coraggio per correrle contro e afferrare il suo viso tra le mani.
La bacio, dio se la bacio.
Premo le mie labbra sulle sue con una violenza inaspettata, facendomi strada con la lingua nella sua bocca. Reina resta un attimo spiazzata, con gli occhi spalancati. Poi risponde al bacio con la mia stessa dose di forza, quasi odio , quasi amore. Che differenza c'è, del resto?
Ci baciamo nello stesso modo in cui ci facciamo la lotta, sulla moto e nella vita. Un modo folle e disordinato, che incasina i capelli e i pensieri, che lascia il segno nel cuore e sul corpo.
Il contrasto tra le sue labbra morbide e la lingua ruvida mi manda fuori di testa.
Lascio scivolare le mie mani dal suo viso su tutto il corpo, veloce, famelico, fino ad arrivare al sedere piccolo e tonico. Lo stringo, sento sotto le dita il filo sottile del perizoma e non lo so, davvero, chi mi aiuta a trattenermi dal strapparlo via.
Cerco di tirarle su la stoffa del vestito per poi afferrarla dai glutei e sollevarla, lasciandole intrecciare le gambe intorno al mio bacino.
Forse le faccio male quando sbatto la sua schiena contro il muro, ma poi le sue labbra sorridono contro le mie ed io credo di essere finalmente giunto in paradiso.
Reina intreccia le dita nei miei capelli e li tira, sospirando, quando le lascio un bacio umido sul collo, ma poi corre ad afferrarmi il mento e a riportare le nostre bocche l'una contro l'altra.
Vorrei togliermi la camicia e sfilarle il vestito, sentire la mia pelle contro la sua, vedere che sensazione dà.
E probabilmente farei tante altre cose, se Reina improvvisamente non allontanasse le sue labbra dalle mie.
Le sue dita, che prima mi stringevano il mento, ora mi coprono la bocca. È come una secchiata d'acqua fredda, perché so cosa sta per succedere. Sta per tirarsi indietro.
Reina fissa i suoi occhi languidi, di un marrone caldo, nei miei. Ha il viso accaldato, le labbra gonfie e i capelli ormai sciolti. Con le spalle al muro, le mie mani che la tengono su dal sedere, le spalline del vestito scese, è una visione che non dimenticherò facilmente.
Intenzionato a godermi il momento, resto a mantenerla con una sola mano usando l'altra per afferrarle il polso e liberarmi le labbra. Non appena sposto le sue dita, però, lei slaccia le gambe dal mio bacino e torna con i piedi per terra.
"Io così non ce la faccio" dice con la voce roca. Scuote la testa. La guardo, non capisco.
"Reina" mormoro, accarezzandole la guancia con la mano. Lei si scosta.
"C'è la tua ragazza di là e io non voglio fare l'amante del mio migliore amico, c'è tuo fratello al quale non hai neanche chiesto scusa e sarebbe bastato questo per chiarire le cose, ma tu non pensi mai agli altri. Non pensi alle conseguenze. E poi... tu sei Marc Marquez. Hai idea di cosa sarebbe successo se qualcuno fosse entrato in bagno e ci avesse visto? Io sarei diventata la troia di turno e tu il puttaniere dell'anno."
Il suo discorso mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso. È così che mi vede? Come un egoista? O meglio, lo sono davvero?
"Io penso a te" è l'unica cosa che riesco a dire, l'unica giustificazione che trovo per non sembrare meschino e menefreghista come lei mi descrive.
"No Marc, tu non ti sei mai chiesto davvero cosa pensassi io di questa situazione. Tu non hai idea di quello che ho passato per restarti solo amica, niente più, dopo la festa di Coco"
Reina torna a scaldarsi, ma questa volta non ha solo la faccia incazzata. È triste. Bella e triste come solo lei sa essere, chiusa nelle mura di cinta che si è costruita attorno, nel suo riflesso allo specchio che è l'unico a conoscere i suoi segreti, i suoi pensieri.
La porta alle nostre spalle si spalanca.
Reina non si lascia prendere dal panico e si allontana da me, aggiustandosi le spalline del vestito.
Due donne entrano e ci guardano stranite. È chiaro che non stessimo solo chiacchierando chiusi in bagno, io e Reina, ma mi convinco che non abbiano capito.
Lei, nel frattempo, mi dà le spalle ed esce dal bagno. Di nuovo mi ritrovo ad inseguirla per l'attico, questa volta per uscire sul terrazzo e tornare nel nostro angolino non affollato e male illuminato.
Nel frattempo ho avuto il tempo di immagazzinare le sue parole e c'è una cosa che ancora non mi quadra.
"Vuoi dirmi una volta per tutte cosa è successo la notte della festa di Coco?" dico, ed il tono della mia voce esce più arrabbiato di quanto in realtà mi senta. Cioè si, forse un po' arrabbiato lo sono, perché Reina non è mai facile da gestire. Però più di tutto sono frustrato. Io e lei non arriveremo mai ad avere stabilità, ci grideremo contro per poi baciarci con le spalle al muro e si, baciarla è una gran cosa, litigare con lei mi tiene in vita, ma io ci perdo la testa così.
"Come faccio io a capirti se tu stessa odi parlare di te, di ciò che provi, di ciò che pensi?" aggiungo, cercando di aggiudicarmi qualche punto mentre ci fronteggiamo, come fossimo sul ring. È un incontro alla pari, ma senza protezioni. Non so se ne usciremo entrambi vivi, non so se qualcuno ne uscirà vivo.
"Se ti ho nascosto ciò che è successo è stato per proteggere te, la nostra amicizia" risponde Reina.
"Sì ma cosa mi hai nascosto? Cosa cazzo è successo che non ricordo?"
"cristo, Marc, abbiamo scopato. Fatto sesso. Copulato. Chiamalo come vuoi ma è successo, tu eri sul mio letto ed è più di un anno ormai che convivo con questa storia"
Il primo merda mi esce ad alta voce, i cento successivi li ripeto nel mio cervello mentre mi nascondo il viso tra le mani. Lo sapevo. Lo sapevo di aver fatto qualche cazzata quella notte. Svegliami lì, in camera di Reina... lei che mi chiamava nel dormiveglia... avrei dovuto saperlo, non solo immaginarlo.
Avrei dovuto ricordarmelo.
Perché non è giusto per lei e non è giusto per me. Perché le cose, forse, sarebbero andate diversamente. Perché ora non saremmo qui a litigare. Ok no, questo forse no. Avremo sempre qualcosa per cui litigare, ma potremmo evitare di farlo sulla nostra vita sessuale. Passata, visto che non ce n'è una presente.
"Cazzo Reina avresti potuto dirmelo, io non ricordo niente che non sia quel bacio a casa di Coco"
"Dirti cosa Marc? Ehi ciao, sai ieri eravamo sbronzi ricordi? Abbiamo fatto sesso. Sposiamoci. Quando non hai avuto neanche il coraggio di restare la mattina, svignandotela come se fossi una delle tue troiette"
"Me ne saró anche andato, ma non sapevo cosa fosse successo e comunque ti ho chiesto di venire con me in America e non mi hai degnato neanche di una risposta, e la storia si ripete un anno dopo a Le Mans, e se sei qui ora non è di certo per me. A volte mi chiedo, quanto ci tieni davvero a me?"
"Io stavo per venirci a Le Mans, idiota. Questo è quanto ci tengo. Stavo salendo sull'aereo! Ma Mati si è fatto male cadendo dalla moto e sono corsa da lui"
Reina gesticola incazzata, poi si passa una mano tra i capelli ormai sciolti per cercare di calmarsi. Peccato che la sua espressione non sia molto più serena di prima.
Io, a mia volta, sono abbastanza spiazzato dalla risposta. Non so se è più per Reina che stava davvero venendo a Le Mans mentre io pensavo a scopare con Lola o perché ho deluso Mati, infrangendo la mia promessa nonché regalo di compleanno di insegnargli ad andare in moto.
Fatto sta che non rispondo, resto a guardare lei alla ricerca di un modo per venirne fuori.
Mi ritrovo quindi ad osservare i processi sul suo viso, mentre storce il naso evidentemente non convinta da qualcosa.
"In che senso mi hai chiesto di venire con te in America?" domanda, scrutandomi attenta.
"Andiamo Reina, ti ho lasciato quel biglietto sul letto" rispondo. Quando mi sono svegliato ero ancora mezzo ubriaco, ma ricordo benissimo la scena.
"Non fare il coglione, cercando di pararti il culo raccontandomi questa stronzata"
Quindi... non mi ha mai raggiunto in aeroporto perché non ha mai letto il mio bigliettino?
Impossibile. Era sul suo letto, sul mio cuscino.
"Non è una cazzata, sai che non le so dire le bugie"
"Marc io non ho trovato nessun biglietto"
"Perché l'ho tolto io"
Una terza voce si intromette nella discussione, facendo la sua comparsa a pochi passi da noi.
E' Alex, con la testa bassa e le mani nascoste nelle tasche dell'abito. Basterebbe solo il suo aspetto a renderlo il colpevole perfetto.
"Cosa?" mormoro, facendo un passo minaccio so verso Alex.
"Alex?" è invece più pacata Reina, lei è sempre tranquilla con Alex. Tanto poi si sfoga con me. Lui è il fratello da coccolare, io quello contro il quale gridare.
"Io..."
"Alex parla" gli intimo.
"Mi sono svegliato presto quella mattina... sono andato in camera tua Marc e vedendo il letto ancora fatto ho immaginato fosse successo qualcosa, anche perchè Reina tu non ti reggevi in piedi alla festa, anche se hai cercato di nasconderlo, e mi hai detto che Marc era sbronzo quindi non potevate che fare qualche danno insieme. Ho aspettato davanti casa tua per, che so, dieci minuti cercando il coraggio di entrare. Reina, c'eravamo lasciati da poco... non ero pronto all'idea di trovarvi a letto insieme. Poi Marc è uscito da casa tua con l'aria sconvolta, la camicia messa male, e ho avuto la conferma di ciò che era successo.
Mi sono nascosto finchè lui non è andato via e sono venuto da te, mi ha aperto tua madre e sono salito in camera tua. Quando ho visto il bigliettino sul cuscino..." Alex fa una pausa, prendendo un grosso respiro. Ha la faccia di chi l'ha fatta grossa, ed è così. "Io non sapevo cosa fare, cazzo. Reina era palesemente innamorata di te, Marc. Tu sei un idiota e non te ne sei mai accorto, ma ho pensato che forse te ne eri reso conto quella notte. Ed io sono stato stupido ad intromettermi in qualsiasi cosa ci fosse tra voi, ma sentivo di non poter sopportare l'idea di voi due insieme. Ho preso il biglietto e l'ho portato con me, mentre Reina ancora dormiva. La cosa che mi fa incazzare è che nonostante tutto, nonostante i miei sforzi, voi siete ancora qui a cercarvi!"
C'è un momento di silenzio, quando Alex finisce di parlare, interrotto solo dalla musica che proviene dall'interno e che spero abbia coperto i nostri discorsi alle orecchie della gente sulla terrazza. Ora sono decisamente incazzato.
Vorrei gettare un sacco di merda su Alex, che ha osato anche fare l'offeso con me dopo aver visto l'intervista. Con quale pretesa puó avercela con me, mentre vive con la consapevolezza di ciò che ha fatto?
Farmi vedere da Reina come uno dei tanti che prende e scappa, mentre io a lei non avrei fatto una cosa del genere. Pensavo di averle dato la possibilità di scegliere e che lei avesse scelto di non seguirmi.
Mi giro a guardare Reina, la cui faccia credo sia un riflesso della mia. Sono indeciso tra abbracciarla e chiederle scusa, perché sono stato uno stronzo a lasciarla vivere con ciò che è successo tra noi anche se non ho ricordi, incazzarmi con lei perché non me l'ha mai detto o mandare a quel paese mio fratello. Preso dalla rabbia, scelgo la terza opzione.
"Alex, sinceramente, vaffanculo" dico, e questa volta sono io ad andare via. Mi allontano dandogli una spallata mentre sento la voce di Reina dire qualcosa che però non capisco. Li lascio discutere, io ho un'altra cosa da fare.
Entro nell'attico con un obiettivo preciso, mettere fine a qualcosa che non avrei neanche dovuto iniziare in realtà.
Non è difficile trovare Lola. Basta seguire gli sguardi dei ragazzi, degli uomini, che si focalizzano sul gruppetto di quattro o cinque ragazze poggiate sul bancone del bar intente a fare una gara di shot. Fantastico, non so se trovarla ubriaca renderà le cose più facili o se mi aspetterà una crisi da sbronza in piena regola.
Mentre mi avvicino attiro lo sguardo di una sua amica bionda, che prima mi sorride e poi dà una gomitata a Lola. Come se potessi non accorgermene.
La bruna si gira immediatamente, scostandosi dal bancone quando incontra il mio sguardo.
La raggiungo a passo veloce e lei altrettanto velocemente mi si avvicina.
"Amore, potresti dirmi cosa sta succedendo?" mi chiede non appena ci ritroviamo uno di fronte all'altra. Mi supera di un po' con indosso i tacchi, il che rende la scena abbastanza ridicola.
Con tutte le cose che mi frullano per la testa, decisamente più importanti di questa, non ho pensato ad uno straccio di discorso da propinarle. Non credo neanche che mi interessi.
O meglio, un po' mi dispiace per lei, ma in questo momento non riesco a provare empatia per nessuno.
Sotto il suo sguardo, mi porto una mano in tasca.
"Allora, queste sono le chiavi della nostra stanza in albergo che da ora è tua. Questi sono dei soldi per prendere un taxi e andare via da qui" dico, afferrandole il palmo della mano per lasciarci gli oggetti nominati "Lo so, sono uno stronzo, ma è finita. Quando e se vorrai spiegazioni chiamami, solo non sta sera. Domani se non vorrai incontrarmi sappi che passerò dall'albergo per prendere le mie cose, lascia pure le chiavi in reception"
Certo che questa sera sto dando prova della mia grande abilità nel trattare con le donne.
Approfitto del momento di smarrimento di Lola, ancora con il palmo della mano aperto a mezz'aria, per prendere il largo.
Non credo che potrei sopportare un qualsiasi tipo di discorso da parte sua. Quando mi accorgo che non mi sta seguendo mi rendo conto di quanto sia stato facile e di quanto bello sia essersi liberato almeno da un peso.
Torno sulla terrazza da Reina e Alex che, invece, discutono in maniera accesa. Scampo un litigio ma ne trovo un altro.
"Marc, parliamone..." comincia Alex quando si accorge della mia presenza. Non lo degno neanche di uno sguardo, piuttosto penso ad avvicinarmi a Reina e a prenderle con decisione la mano.
"Andiamocene, ti va?" le domando con il cuore in mano. Vorrei che ci fossero le nostre moto qui giù ad aspettarci e la nostra selva a pochi passi, ma io l'ho sempre saputo che non è quell'ammasso di alberi e terriccio a salvarmi ogni volta dai problemi. È lei.
Anche se ultimamente è stata lei il mio problema.
Reina annuisce, non facendo stranamente niente per scansare la mia mano. Ne approfitto per tirarla via, via da Alex, via dalla gente che ci circonda e che cerca di attirare la mia attenzione. Ora non ci sono per nessuno.
Via dall'attico e poi giù in strada, dritto verso la Rambla.
Prima però interrompo bruscamente la fuga per fermarmi al centro del marciapiede e lasciare che lei mi venga a sbattere contro. Reina si ritrova contro il mio petto, con una mano ancora intrecciata alla mia e l'altra che corre ad afferrarle la guancia.
Le lascio un bacio sulle labbra, premendole contro le mie. Poi scoppio a ridere.
Mi sembra tutto così assurdo, tutto così folle, che forse l'unica cosa da fare è ridere.
Anche perché nonostante tutto, io sono felice.
Cazzo se sono felice.
Reina mi guarda stranita, aggrottando le sopracciglia in un'espressione buffa e tenera e... ed è bellissima. La bacerei ancora, quindi lo faccio. Veloce, impavido.
"Che facciamo ora Marc?" domanda lei non appena mi allontano dalla sua bocca, pur lasciando il mio viso davanti al suo. Rido ancora.
"Reina io ho lasciato Lola" le dico, entusiasta della mia scelta. Sceglierei Reina ogni giorno. "Mio fratello è uno stronzo, non ho più una camera d'albergo e non ho più soldi in contanti"
È in questo momento che anche Reina scoppia a ridere, ed io la seguo. Lo so, non c'è niente da ridere in realtà.
Ma siamo qui.
Siamo insieme.
Siamo in una città magica.
E questa volta è lei a sporgersi per darmi un bacio mentre le nostre labbra ancora ridono.
Mi sento schifosamente felice.
"Andiamo sulla Barceloneta?" propongo, gasato come quando avevo quattro anni davanti alla mia prima moto. Lei c'era. Lei c'è sempre stata.
"Marc, siamo in Plaça Catalunya, saranno tre chilometri"
"Cos'è, non sei abbastanza allenata per farti tre chilometri?" la stuzzico.
Reina risponde con una di quelle occhiate di sfida che adoro, si ricompone ed ora è lei a trascinare me.
"Per essere sopravvissuta ad una notte con me devi essere allenata per forza..." sussurro poi, con l'espressione da idiota sul viso.
"Hai forse detto qualcosa?" domanda Reina, girando la testa per guardarmi.
Con lo sguardo innocente, i capelli biondi spettinati e il vestito bianco che ondeggia nelle leggera brezza sembra uscita da un sogno.
Scuoto la testa e lei mi dà uno spintone.
La strada è leggermente affollata, non è ancora notte fonda per Barcellona, ma nessuno sembra fare caso a noi. Le bancarelle che caratterizzano la Rambla sono quasi tutte chiuse però, tranne un paio. È in una di questa che Reina si ferma per comprare due improbabili cappellini da baseball, uno arancione e uno fucsia, entrambi fluo. Li infila sulle nostre teste e continuiamo a camminare.
Riusciamo ad arrivare sulla spiaggia in poco meno di mezz'ora, i locali sono tutti aperti e la gente si è riversata sulla sabbia per finire la propria serata. Ubriachi ballano con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Con in sottofondo le tipiche canzoni spagnole dell'estate, lascio la mano di Reina che ho tenuto per tutto il tempo e la prendo in braccio, mettendomela a sacco sulla spalla destra.
Lei grida il mio nome, si dimena, ma non demordo. Facciamo un giro su noi stessi, unendoci per un attimo a tutti gli altri.
Sono un pilota, ma sono anche un ragazzo di ventun anni.
Riprendo a camminare finché non arriviamo in un posto più appartato e solo lì la lascio, stendendola sulla sabbia.
Mi sdraio al suo fianco.
"Posso fare una cosa?" domando, ma prima di avere una risposta passo il braccio dietro al suo collo e la costringo a mettere la testa sul mio petto, stringendola dal bacino con l'altro braccio.
"Marc sei già troppo appiccicoso per me" dice, ma sento la sua guancia alzarsi in un sorriso contro la stoffa della mia camicia.
"Stai zitta" mormoro.
Reina alza la testa per lanciarmi uno sguardo che vorrebbe essere tagliente. Eppure lo so, che è contenta anche lei.
La bacio.
Passiamo la notte abbracciati sulla sabbia, a guardare le stelle, con una musica lontana che ci culla, finché non arriva l'alba.
Al resto ci penseremo dopo, ora esistiamo solo io e lei.

💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼💁🏼DOPO ALTRE 3700 PAROLE, SIAMO ALLA FINE DEL GALA, ALLA FINE DEL WEEKEND DEL GP DE CATALUNYA

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DOPO ALTRE 3700 PAROLE, SIAMO ALLA FINE DEL GALA, ALLA FINE DEL WEEKEND DEL GP DE CATALUNYA.

Ve l'avevo detto di fidarmi di me, che non vi avrei lasciato a bocca asciutta ahahhahah

Merda sono emozionata almeno quanto Marc e Reina.

I MIEI BAMBINIIIIIIIIII, finalmente.
Sono un po' senza parole, ma voglio vedervi fangirlare. Commentate anche per me ahahahh

Ah, nel caso non l'aveste capito sono innamorata follemente anche di Barcellona, che fa da sfondo a questo capitolo.
E della canzone all'inizio, che è meraviglia.
Del resto, un incontro tra John Legend e Kanye  West non potrebbe che essere esplosivo.

E niente, voglio una pioggia di stelline per la nostra coppia che scoppia.
⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

Ovviamente, mi conoscete e conoscete i due protagonisti, le cose non saranno facili PER NIENTE. Ma vi regaleranno emozioni, le storie difficili non possono farne altrimenti.
Spero di essere anche io in grado di trasmettervi qualcosa, è per me la cosa più importante.

Detto questo chiudo, non so dirvi quando arriverà il prossimo capitolo, anzi, non so neanche come ho fatto a scrivere questo in un giorno, ma non mi farò attendere.
Devo farvi godere il premio dopo tutta questa attesa.

Grazie a chi è arrivato fin qui, è importante per
me vedervi ancora qui, vedere il vostro supporto. Siete grandi.

❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤

YOUNG GOD // MARC MARQUEZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora